Misteri

Trump e la sua amministrazione dichiarano che non pubblicheranno mai i video di Epstein

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Ha fatto discutere la risposta che il presidente americano Trump e il procuratore generale USA Pam Bondi hanno dato durante una riunione di gabinetto ad un giornalista che chiedeva del caso Jeffrey Epstein.

 

«Il suo promemoria e il comunicato di ieri su Jeffrey Epstein hanno lasciato alcuni misteri persistenti» ha chiesto il giornalista, che secondo alcuni sarebbe identificabile come un inviato del New York Post, testata peraltro molto vicina a Trump. «Credo che uno di questi sia se abbia mai lavorato per un’agenzia di intelligence americana o straniera. L’ex Segretario del Lavoro, che era il Procuratore degli Stati Uniti di Miami Alex Acosta, avrebbe affermato di aver lavorato per un’agenzia di intelligence. Quindi può chiarire se l’ha fatto o meno».

 

«State ancora parlando di Jeffrey Epstein?!?» ha risposto Trump. «Di questo tizio si parla da anni. Stai chiedendo: abbiamo il Texas, abbiamo questo, abbiamo tutte quelle cose che… E la gente parla ancora di questo tizio? Di questo tizio viscido? È incredibile». Il riferimento al Texas è relativo alla tragedia dell’alluvione che ha ucciso tante persone nello Stato americano.

 

«Volete perdere tempo? Voglio dire, non posso credere che lei stia facendo una domanda su Epstein in un momento come questo, mentre stiamo vivendo alcuni dei nostri più grandi successi e anche la tragedia di quello che è successo… sembra solo una profanazione».

 

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Poi è intervenuta Pam Bondi, il cui ruolo è assimilabile a quello di ministro della Giustizia: «prima di tutto, per tornare su questo. A febbraio ho rilasciato un’intervista alla Fox e ha attirato molta attenzione perché mi è stata posta una domanda sulla lista clienti. E la mia risposta è stata “è sulla mia scrivania in attesa di essere esaminata”, riferendomi al fascicolo, insieme a quelli su JFK [il presidente Joh Fitzgerlad Kennedy, ndr] e MLK [Martin Luther King, ndr]. È questo che intendevo».

 

«Anche per quanto riguarda le decine di migliaia di video, si è scoperto che erano materiale pedopornografico scaricato da quel disgustoso Jeffrey Epstein. Pedopornografia, ecco cos’erano. Non saranno mai pubblicati. Non vedranno mai la luce del giorno. Riguardo al fatto che fosse un agente, non ne sono a conoscenza. Possiamo farvi sapere».

 

La base MAGA è in subbuglio per questa giravolta dell’amministrazione Trump, dopo le promesse in campagna elettorale riguardo la pubblicazione della lista dei clienti, per la quale, si ricorda, è in galera Ghislaine Maxwell – in prigione per un reato a cui manca tuttavia un grande pezzo.

 

Nelle ore precedenti un memorandum ottenuto dalla testata Axios aveva agitato gli animi, rivela le sconvolgenti conclusioni delle agenzie su Epstein, contraddicendo le ripetute dichiarazioni pubbliche rilasciate dal direttore dell’FBI Kash Patel e dal vicedirettore Dan Bongino prima di assumere i loro incarichi sotto la presidenza Trump. Da quando hanno assunto l’incarico, entrambi infatti hanno affermato pubblicamente che Epstein si è suicidato, generando confusione e costernazione tra la base MAGA.

 

Secondo il promemoria visto da Axios, gli investigatori non hanno trovato «alcun “elenco di clienti” incriminante», «nessuna prova credibile… che Epstein abbia ricattato individui di spicco» e nessuna «prova che potesse fondare un’indagine contro terze parti non incriminate». Tali conclusioni sono per i populisti americani completamente irricevibili.

 

Gli investigatori hanno anche esaminato i filmati di sicurezza della prigione di New York dove Epstein era detenuto al momento della morte e hanno concluso che nessun altro era coinvolto nella sua morte.

 

«L’FBI ha migliorato il filmato in questione aumentandone il contrasto, bilanciando il colore e migliorandone la nitidezza per una maggiore chiarezza e visibilità», si legge nella nota. Anche i giornalisti di Axios hanno esaminato il filmato e hanno affermato che non mostrava «nessuno entrare nell’area» al momento della morte di Epstein. Tuttavia, alcuni osservatori sostengono che mancherebbero delle parti.

 

Il promemoria conclude che «nessuna ulteriore divulgazione» di materiale relativo a Jeffrey Epstein quindi «sarebbe appropriata o giustificata», affermando che gran parte delle prove riguardano abusi sessuali su minori, le vittime stesse di Epstein e informazioni che esporrebbe persone innocenti ad «accuse di illeciti».

 

«Attraverso questa revisione, non abbiamo trovato alcun fondamento per riconsiderare la divulgazione di tali materiali e non consentiremo la diffusione di materiale pedopornografico», si legge nel promemoria.

 

L’amministrazione Trump, incluso il procuratore generale Pam Bondi, ha promesso la tanto attesa divulgazione dei fascicoli su Epstein, dopo le accuse di insabbiamento seguite alla sua morte nell’agosto del 2019. A febbraio, il Dipartimento di Giustizia ha reso pubblica una serie di documenti che erano già disponibili al pubblico, gabbando una serqua di influencer destroidi che si erano recati a Washington per posare con i fascicoli che, supponevano, contenevano misteri indicibili: erano tutti, invece, data già ampiamente pubblici.

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Come riportato da Renovatio 21, Elon Musk, nel momento dell’ira contro il presidente a causa del disegno di legge sul bilancio, aveva scritto il mese scorso che i documenti su Epstein non escono perché incriminerebbero Trump. Elon aveva anche detto in campagna elettorale che i sostenitori miliardari dei democratici erano terrorizzati di una vittoria di Trump per paura che «la lista di Epstein diventi pubblica», cosa che Donald aveva ampiamente promesso. Musk stesso, tuttavia, aveva come tantissimi potenti americani alcuni legami indiretti con Epstein.

 

Trump conosceva Epstein, come testimoniato da un video in cui Epstein arriva – inizialmente non molto badato dal padrone di casa, a dire il vero – ad una festa di Trump a Palm Beach. Ad un certo punto, i rapporti fra i due si sono interrotti, qualcuno dice a causa di un affare immobiliare soffiato.

 

 

Trump non ha fatto mistero di conoscere il misterioso miliardario e di sapere dei suoi ospiti (come il principe Andrea d’Inghilterra) e della passione di Epstein per le «ragazze giovani», ed è arrivato ad augurare «il meglio» alla dama di Epstein Ghislaine Maxwell, una volta arrestata dopo la latitanza.

 

Va detto che Trump avrebbe anche collaborato con la giustizia quando interpellato sul caso. Virginia Roberts Giuffre, una delle principali accusatrici, aveva lavorato come massaggiatrice proprio nel resort di Trump a Mar-a-Lago prima di essere reclutata da Epstein, e mai ha detto qualcosa contro The Donald. La Giuffre è morta, apparentemente di suicidio, poche settimane fa.

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Immagine da Twitter

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