Farmaci
Studio dimostra le menzogne sulla sicurezza della pillola abortiva
Un nuovo studio del Charlotte Lozier Institute intitolato «Origini e proliferazione di paragoni infondati sulla sicurezza del mifepristone», pubblicato il 24 maggio, l 24 maggio smentisce l’affermazione sulla sicurezza della pillola assassina, paragonata dai suoi fautori al paracetamolo, concludendo che «non esiste alcun confronto scientificamente valido tra mifepristone e Tylenol» (Tylenol è il marchio del farmaco con cui negli USA si vende il paracetamolo). Lo riporta LifeSite.
Lo studio ha osservato che l’industria dell’aborto basa la sua affermazione sui tassi di mortalità, ignorando altri «eventi avversi gravi come emorragie abbondanti e forti dolori addominali, che sono fondamentali per una valutazione olistica della sicurezza».
«Da anni ormai, l’affermazione della lobby abortista secondo cui i farmaci abortivi sono “più sicuri del Tylenol” ha dominato il dibattito pubblico, alimentata dall’illusione di un consenso scientifico. Tuttavia, non esiste alcun sostegno del genere», ha affermato Cameron Louttit, autore dello studio e direttore del dipartimento di scienze della vita presso lo Charlotte Lozier Institute.
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«Questa affermazione infondata, ripetuta da società mediche, politici, esperti dei media e ricercatori, ha profondamente influenzato l’opinione pubblica e le politiche. Ma, come spiega questo articolo, coloro che la diffondono non hanno le prove che affermano abitualmente».
Secondo lo studio, «nel ridurre complesse considerazioni sulla sicurezza a confronti semplicistici che sfruttano parametri del tutto incomparabili, queste affermazioni violano sistematicamente le norme e i regolamenti che informano la comunicazione biomedica basata sull’evidenza. Non solo i confronti tra il Mifepristone e altri farmaci hanno fallito il loro dovere di valutare adeguatamente questa impossibilità, ma hanno anche dimostrato un totale disprezzo per la necessità di comunicare informazioni complete e veritiere sulla sicurezza a pazienti, decisori politici, giuristi e pubblico».
«L’affermazione che i farmaci abortivi siano più sicuri del Tylenol è uno slogan sconsiderato, privo di fondamento scientifico. Eppure, questa affermazione viene aggressivamente promossa dai media tradizionali e dai politici, concentrati nel promuovere un programma pro-aborto e nell’eliminare le garanzie sui farmaci responsabili della maggior parte degli aborti negli Stati Uniti», ha dichiarato al Daily Caller Katie Daniel di Susan B. Anthony Pro-Life America.
«Per non parlare del fatto che la decisione dell’amministrazione Biden di eliminare l’obbligo di distribuzione di persona ha alimentato un mercato online di farmaci non regolamentato, il tutto in nome di una convenienza ideologica. Gli americani meritano politiche basate sull’evidenza, non slogan politici che mettono a rischio la vita delle donne».
Le prove della pericolosità della pillola abortiva sono state a lungo sia evidenti che ignorate. In un’analisi pubblicata sulla testata cattolica americana First Things all’inizio di questo mese, intitolata «Il caso contro la pillola abortiva», Rachel Roth Aldhizer ha scritto:
«La FDA afferma che questo processo è sicuro, con un tasso di complicazioni estremamente basso. Ma c’è un’altra storia: una in cui un bambino muore e il corpo di una donna diventa un danno collaterale nella guerra culturale. Questa è una storia in cui una donna ha quasi tre volte più probabilità di morire nell’anno successivo a un aborto rispetto all’anno successivo a un parto».
«In questa storia, gli aborti farmacologici inducono un processo innaturale, in cui fino al 20% delle donne subisce una complicazione, quattro volte il tasso di complicazioni dell’aborto chirurgico. La procedura di aborto farmacologico è progettata per nascondere gli eventi avversi e scoraggiare il follow-up delle pazienti. Le donne che desiderano abortire ricevono standard di assistenza inferiori rispetto alle donne che hanno subito un aborto spontaneo, nonostante i sostenitori affermino che aborto spontaneo e aborto chimico siano gli stessi processi fisiologici con un identico regime di trattamento».
L’analisi di Aldhizer è in linea con un recente studio di Ethics and Public Policy (EPPC) condotto da Jamie Bryan Hall e Ryan T. Anderson dell’Ethics and Public Policy Center, che ha esaminato un database di richieste di risarcimento assicurativo statunitensi dal 2017 al 2023, contenente oltre 865.000 casi di prescrizione di pillole abortive.
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Hall e Anderson hanno scoperto che quasi l’11% delle donne ha avuto gravi complicazioni dopo l’assunzione della pillola abortiva, tra cui emorragie gravi, infezioni, sepsi o rottura delle tube di Falloppio; il Segretario della Salute e dei Servizi Umani Robert F. Kennedy Jr. ha descritto i dati come «allarmanti».
Come riportato da Renovatio 21, lo stesso Kennedy ha confermato che Trump gli ha chiesto di studiare i pericoli della pillola abortiva.
Come riportato da Renovatio 21, tre anni fa più di 200 dirigenti farmaceutici, tra cui il CEO di Pfizer Albert Bourla, hanno firmato una lettera aperta in cui condannano la sentenza di un giudice federale americano contro l’approvazione da parte dell’ente regolatore farmaceutico Food & Drug Administration (FDA) del farmaco abortivo mifepristone, più conosciuto con il nome di RU486.
Dopo la sentenza della Corte Suprema Dobbs che ha di fatto negato che l’aborto sia un diritto federale, molta della battaglia dei pro-feticidio si è spostata sull’aborto farmacologico, che promette di far da sé a casa senza passare per strutture sanitarie. Alcuni giornali americani – gli stessi che hanno negato l’efficacia di idrossiclorochina e ivermectina e imposto i vaccini mRNA, in sprezzo al diritto di curarsi da sé – sono arrivati addirittura a promuovere pillole abortive fai-da-te.
«Le prove contro la pillola abortiva erano già solide. Il mifepristone uccide i bambini nel grembo materno; danneggia anche le loro madri. È ora che il governo agisca in base a queste prove. Delle vite dipendono da questo» scrive LifeSite.
Il farmaco, ricorda il caso delle email trapelate recentemente dalla sanità britannica, può avere conseguenze mortali: si può chiedere, al di là delle statistiche e degli episodi che potete vedere negli articoli linkati, nel caso dell’attivista abortista argentina 23enne morta pochi giorni dopo aver assunto il farmaco per uccidere il figlio concepito nel suo grembo – certo, magari, anche qui, non c’è nessuna correlazione.
L’aborto domestico-biochimico aveva avuto una grande spinta in pandemia, con le pillole della morte ottenibili per via postale in Gran Bretagna: una gran idea che la sanità di Sua Maestà ha deciso di estendere anche nel periodo post pandemico.
In Italia l’era dell’aborto chimico fai-da-te fu annunciata, sempre in pandemia, dal ministro della Salute Roberto Speranza, che cambiò la direttiva per rendere il suo uso possibile anche senza ricovero.
Nel 2023, la pillola abortiva rappresentava il 63% degli aborti e organizzazioni come Planned Parenthood diffondono la bugia secondo cui l’aborto farmacologico è sicuro quanto farmaci comuni come il Tylenol. Sul suo sito web, Planned Parenthood afferma che la pillola abortiva è in realtà «più sicura di molti altri farmaci come la penicillina, il Tylenol e il Viagra». Si sono riportati casi di accumulo della pastiglia mortifera nel terrore che l’amministrazione Trump la vieti.
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Come sottolinea sempre Renovatio 21, i resoconti sulla pillola abortiva – che il Nobel Jerome Lejeune chiamava «il pesticida umano» – sia nelle versioni dei feticidi che in quella dei sedicenti pro-life manca di una parte fondamentale: il viaggio del bambino espulso nel water e nelle fogne.
La verità sulla pillola abortiva l’ha detta ad una convention dei conservatori americani il mese scorso l’attivista Abby Johnson, un tempo manager di una clinica per aborti, ora convertitasi alla difesa della vita umana. Le donne che prendono la pillola dell’aborto «stanno mettendo questi bambini nel water, bambini completamente formati – 12, 14, 16 settimane di gravidanza – forse hanno un’emorragia nel loro bagno, incapaci di raggiungere una struttura di pronto soccorso, guardano nella toilette e vedono il bambino loro completamente formato che galleggia lì nella water» ha dichiarato la Johnson.
Il «bambino pienamente formato», una volta scaricato tirando l’acqua, finisce nelle fogne. E qui, oltre agli escrementi di altri esseri umani e ad ogni altra sozzura, troverà delle creature ben felici di incontrarlo – per divorarlo.
Topi, rane, pesci… festeggiano la RU486, che tanta carne umana tenere e prelibata fa giungere loro senza che facciano alcuno sforzo, nella plastica immagine della catena alimentare ribaltata: le bestie mangiano gli esseri umani.
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