Geopolitica
L’Armenia si avvicina alla richiesta di adesione all’UE
Il governo armeno ha approvato un disegno di legge che darebbe il via a un referendum sull’adesione all’UE. Lo riporta la stampa locale.
Sotto la guida del primo ministro Nikol Pashinyan, Yerevan si è avvicinata alle nazioni occidentali, in primis alla Francia. Si sono offerte come fornitori di sicurezza per la piccola nazione senza sbocco sul mare che confina con il paese rivale Azerbaigian.
L’Armenia si sta impegnando per ridurre il ruolo tradizionalmente ricoperto dalla Russia nella sua difesa e mediazione diplomatica. A ottobre, Yerevan e Mosca hanno concordato che le guardie russe che proteggono il confine del paese con l’Iran sarebbero state presto sostituite da controparti locali. Mosca fornisce truppe per proteggere i confini armeni fin dagli anni Novanta.
Yerevan ha segnalato per mesi che potrebbe formalmente presentare domanda di adesione all’UE nel prossimo futuro. Lo scorso settembre è stata lanciata una petizione per avviare un referendum sull’adesione all’UE, con 60.000 elettori armeni che l’hanno firmata entro la fine di ottobre. La Commissione elettorale centrale ha riconosciuto la fattibilità dell’iniziativa a dicembre.
Giovedì il Pashinyan ha dichiarato che Yerevan discuterà con Bruxelles una tabella di marcia per l’adesione prima di tenere una votazione a livello nazionale.
In passato, i candidati UE di successo dovevano sottoporsi a vaste riforme economiche e politiche prima ancora di ottenere lo status di candidato. L’Armenia e l’UE hanno lavorato nell’ambito di un quadro di integrazione dell’Accordo di partenariato globale e rafforzato (CEPA), entrato in vigore nel 2021.
Il blocco ha rivalutato la sua politica di espansione nel mezzo del crescente conflitto con la Russia. Bruxelles ha messo Moldavia e Ucraina sulla strada dell’adesione nel giugno 2022, in quello che è stato ampiamente percepito come uno sgarbo politico a Mosca. La Georgia, che negli ultimi anni ha perseguito una politica nazionale più indipendente, è stata snobbata dal Consiglio europeo in quanto ha accettato le offerte degli altri due ex stati sovietici.
Mosca ha avvertito il popolo armeno di non fidarsi delle intenzioni occidentali, affermando che gli Stati Uniti e i suoi alleati non hanno a cuore gli interessi del loro paese. L’Armenia «dovrà rinunciare alle proprie tradizioni, alle norme sociali nazionali e ai legami commerciali stabili» con gli altri paesi della regione per riallinearsi con l’Occidente, il che equivarrebbe a un «suicidio nazionale», ha affermato il servizio esterno russo lo scorso novembre.
Lo scorso marzo, il ministro degli Esteri Sergio Lavrov aveva accusato il governo Pashinyan di «usare pretesti e distorcere la storia recente per minare deliberatamente i rapporti con la Federazione Russa».
Come riportato da Renovatio 21, negli ultimi anni il primo ministro Pashinyan, cedendo alle lusinghe dell’Ovest, ha irritato giocoforza la Russia, che è l’unico Paese che si era impegnato davvero per la pace nell’area, piagata dal conflitto per il Nagorno-Karabakh, enclave armena in Azerbaigian. Mosca non può aver preso bene né le esercitazioni congiunte con i militari americani (specie considerando che Yerevan aderisce al CSTO, il «Patto di Varsavia» dei Paesi ex sovietici) né l’adesione dell’Armenia alla Corte Penale Internazionale, che vuole processare Putin.
Bisogna aggiungere anche i rapporti dell’Occidente con Baku, considerato un fornitore energetico affidabile e ora piuttosto necessario all’Europa privata del gas russo. L’Azerbaigian è una delle ex repubbliche sovietiche ritenute più strategicamente vicine all’Occidente: si consideri inoltre le frizioni con l’Iran e quindi il ruolo nel contenimento degli Ayatollah.
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi è morto in un incidente di elicottero a seguito di un incontro al confine con il presidente azero Aliyev. Successivamente emerse che anche l’elicottero del Pashinyan ebbe dei problemi.
Dietro all’Azerbaigian vi è l’appoggio sfacciato della Turchia e, si dice, quello militare-tecnologico di Israele. È stato detto che la Turchia avrebbe impiegato nell’area migliaia di mercenari siriani ISIS per combattere contro i cristiani armeni.
Come riportato da Renovatio 21, il clan Erdogan farebbe affari milionari in Nagorno-Karabakh e la Turchia, come noto, è già stata accusata di genocidio per il massacro degli armeni ad inizio Novecento.
Baku invece accusa la Francia di essere responsabile dei nuovi conflitti con l’Armenia. Il dissidio tra i due Paesi è arrivato al punto che il ministro degli interni di Parigi ha accusato l’Azerbaigian di aver avuto un ruolo nelle recenti rivolte in Nuova Caledonia.
Come noto, la Francia – profondamente ferita per la perdita della sua influenza nelle ex colonie dell’Africa occidentale, si dichiara ora come uno dei maggiori avversari geopolitici di Mosca.
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