Economia

La verità sul bisogno del gas russo

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L’Italia ha davvero sostituito la fornitura di gas russo? È quello che un po’ tutti stanno cominciando a credere.

 

Il Paese aveva nella Russia una partner stabile, affidabile, vantaggioso – e questo sin dai tempi dell’URSS – che, con contratti sempre rispettati, dava alle nostre case e alle nostre industrie oltre il 40% del fabbisogno di gas.

 

Nell’ultimo anno, dopo lo shock delle bollette arrivate a costi tali da far chiudere grandi aziende, lo Stato ha fatto intendere di aver diversificato la fornitura.

 

Tuttavia, non tutti credono che lo «shock ucraino» in termini energetici sia assorbito. Ad esempio, l’ex sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico in quota lega Michele Geraci, noto per le sue posizioni filocinesi e principale negoziatore nel processo che portò l’Italia a firmare il memorandum per l’adesione alla Nuova via Della Seta.

 

Su Twitter il professore palermitano ha espresso il suo dissenso rispetto alla narrativa dominante.

 

«Chi vi dice che “Ci siamo liberati dalla dipendenza del gas dalla Russia” o non capisce o mente. Non ci siamo liberati. Non abbiamo neppure deciso di non comprarlo. Sono loro che hanno deciso di non vendercelo. E ovviamente non abbiamo trovato sostituti a sufficienza per rimpiazzare i 30 miliardi di metri cubi che ci vendevano» scrive Geraci.

 

«Quindi siamo in fronte deficit di forniture di gas. E non avendo gas non possiamo produrre come prima. E quindi la produzione industriale fa -7% (noi prevedevamo PIL -7% in caso di stop immediato flusso gas)».

 

 

«Fate così: immaginate che un fruttivendolo compra le mele da dei contadini, ed uno di questi è il suo può grande fornitore, gli fornisce il 50% si tutte le mele. Un giorno questo contadino non gli vende più le mele ed il fruttivendolo non trova altri sostituti, o solo alcuni marginali. Domanda: Il fruttivendolo: 1) Si è liberato dalla dipendenza di quel contadino? Oppure 2) il fruttivendolo ha dimezzato il suo volume d’affari e guadagna meno di prima. Che dite?»

 

Come riportato da Renovatio 21, i tentativi di sostituire il gas russo sono stati fallimentari sotto diversi punti di vista.

 

Il Qatar, grande esportatore di gas grazie al giacimento sottomarino South Pars 2, ha fatto capire subito tramite il suo ministro dell’Energia Saad al-Kaabi  all’allora responsabile degli Esteri Di Maio e all’ENI che non avrebbe mai potuto rimpiazzare i volumi che arrivavano via tubo dalla Federazione Russa.

 

L’Algeria, dove Draghi si è mosso incappando anche in qualche gaffe, non dimostra alta affidabilità, se è vero che ha aumentato il costo del gas dell’8% alla vicina Spagna per le posizioni di Madrid sulle tensioni tra Algeri e Casablanca.

 

In Mozambico, dove l’ENI sta lavorando ad un nuovo pozzo, è spuntata l’ISIS in versione Africa nera, e ha già fatto i suoi morti, compresa una suora veneta martirizzata.

 

Come riportato da Renovatio 21, gli USA sono ora il principale fornitore di gas dell’Europa, venduto ad un prezzo follemente più alto di quello russo, perché, invece che con il gasdotto, ce lo fa arrivare via nave, quindi con costi e tempi aggiuntivi, più tutta la questione della rigassificazione, che ha costretto l’Italia, che non ha un numero adeguato di strutture di questo tipo, ad acquistare navi rigassificatrici galleggianti come la Golar Tundra giunta tre mesi fa a Piombino.

 

Gli altri Paesi europei non sono messi meglio. La Francia ha stupito tutti quando due mesi fa ha comprato da Pechino 65 tonnellate di gas cinese, pagandolo – una prima assoluta per un Paese occidentale – in yuan.

 

Il gas comprato della Cina spesso non è altro che il gas russo a cui viene fatto il giro del mondo, prima dalla Russia alla Cina (magari con i nuovi gasdotti tra i due Paesi) e poi mandato, molto ecologicamente, via nave.

 

Se la guerra in Ucraina è stata impostata negli anni per mutare radicalmente l’assetto energetico ed economico dell’Europa, il risultato è centrato.

 

 

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