Geopolitica
La Spagna riconosce formalmente la Palestina
Il governo spagnolo ha riconosciuto ufficialmente lo Stato palestinese durante un incontro martedì, ha annunciato il ministro degli Esteri Jose Manuel Albares.
Lo sviluppo diplomatico, annunziato nei giorni scorsi, arriva in un momento di intensi combattimenti a Gaza, mentre Israele continua le sue operazioni di terra nella città di confine di Rafah.
Madrid ha rivelato la sua intenzione di riconoscere la Palestina la settimana scorsa in un’azione coordinata con Norvegia e Repubblica d’Irlanda. Israele ha accusato le tre nazioni europee di incoraggiare il terrorismo.
Sostieni Renovatio 21
Martedì, prima dell’annuncio formale del riconoscimento, il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha sottolineato che la decisione non costituisce un attacco a Israele, ma una questione di giustizia storica, le legittime aspirazioni del popolo palestinese e una precondizione per la pace nel paese. Medio Oriente.
Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha accusato la Spagna, che già sei mesi fa parlava di riconoscimento unilaterale, di «essere complice nell’incitamento al genocidio contro gli ebrei e ai crimini di guerra» a causa della sua posizione diplomatica. Il Katz ha quindi dichiarato che il suo governo non permetterà al consolato spagnolo a Gerusalemme di fornire servizi ai palestinesi.
Lunedì lo Stato ebraico ha accusato il governo spagnuolo di usare «dichiarazioni incitanti e antisemitiche», riferendosi ai funzionari che usano lo slogan «dal fiume al mare la Palestina sarà libera».
Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso il ministro spagnolo per i diritti sociali Ione Belarra ha esortato i leader europei a intraprendere azioni immediate contro Israele, paventando la possibilità che altrimenti la UE diventi «complice del genocidio».
After this hellish night in Gaza I have a very simple but very important message for European leaders. Do not make us complicit in genocide. Act. Not in our name. pic.twitter.com/6YxdxaLDW9
— Ione Belarra (@ionebelarra) October 28, 2023
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
«Dopo questa notte infernale a Gaza, ho un messaggio molto semplice ma molto importante per i leader europei. Non renderci complici del genocidio. Atto. Non nel nostro nome», aveva detto il ministro Belarra sabato in un appassionato videomessaggio su Twitter.
Parimenti voci estremamente critiche allo Stato Ebraico sono arrivate dal governo belga di De Croo. Il vice primo ministro belga Petra De Sutter ha dichiarato che Israele dovrebbe affrontare le ripercussioni per il massiccio numero di vittime civili derivanti dalla sua operazione anti-Hamas a Gaza.
Martedì è entrato in vigore anche il riconoscimento formale della Palestina come Stato da parte di Norvegia e Irlanda.
Israele ha assistito a un costante calo del sostegno occidentale nelle ultime settimane, a causa del crescente numero di vittime derivante dall’offensiva dell’IDF a Gaza, controllata dal gruppo militante Hamas.
I critici affermano che la risposta israeliana al raid mortale lanciato da Hamas lo scorso ottobre ha inflitto danni sproporzionati ai civili e potrebbe avere l’obiettivo della pulizia etnica piuttosto che della lotta al terrorismo, come sostenuto dal governo israeliano.
I Paesi occidentali favorevoli allo Stato palestinese hanno espresso il loro sostegno all’Autorità Palestinese, che è considerata a livello internazionale il rappresentante del popolo palestinese, ma che è un rivale di Hamas e controlla solo parti della Cisgiordania.
Aiuta Renovatio 21
Il primo ministro israeliano Beniamino Netanyahu ha promesso di non consentire la creazione di uno stato palestinese pienamente funzionante, sfidando le preoccupazioni straniere sull’operazione a Rafah, inclusa un’ingiunzione emessa venerdì scorso dalla Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite, che ordinava a Israele di sospendere la sua offensiva nella città.
Il governo israeliano sostiene che la sua operazione di terra è necessaria per eliminare Hamas. I video che arrivano da Rafah sotto attacco delle forze ebraiche sono sempre più agghiaccianti.
Come riportato da Renovatio 21, il ministro israeliano Itamar Ben Gvir aveva minacciato di far cascare il governo Netanyahu, di cui è membro con il suo partito ultrasionista Otzma Yehudit («Potere ebraico») qualora l’esercito israeliano non fosse entrato a Rafah.
I carrarmati entrati a Rafah, dove hanno distrutto perfino le scritte «I LOVE GAZA», avrebbero la benedizione degli USA. Atroci filmati sono usciti già nelle prime ore dell’invasione di Rafah da parte dei soldati dello Stato degli ebrei.
L’Egitto ha avvertito Israele che l’invasione di Rafah potrebbe porre fine al trattato di pace siglato nel 1979. Il Cairo ha inoltre segnalato di voler partecipare al processo per «genocidio» della Corte Internazionale di Giustizia.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine screenshot da YouTube