Geopolitica

Esclusione dai social e rieducazione alla democrazia» per i sostenitori di Bolsonaro

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I supporter dell’ex presidente brasiliano Jair Messias Bolsonaro arrestati durante le manifestazioni a Brasilia l’8 gennaio scorso dovranno partecipare a programmi educativi sulla democrazia e saranno soggetti a restrizioni sull’uso dei social media.

 

Questa decisione è stata annunciata dalla Procura Generale del Brasile (PGR), che ha confermato di aver accettato i primi accordi con le persone imputate di «incitamento al colpo di Stato» per il loro coinvolgimento nella grande protesta di inizio gennaio, che ha costituito il culmine di mesi di manifestazioni in cui una grande parte della popolazione mostrava i suoi dubbi sulla validità delle elezioni.

 

Sarebbero dieci gli imputati che, secondo quanto riferito dalla PGR, avrebbero confessato di aver commesso il reato di «incitamento al colpo di Stato» impegnandosi a soddisfare determinate condizioni, tra cui il pagamento di una multa e la prestazione di servizi alla comunità, in modo da ottenere una sospensione della pena.

 

Tra le condizioni imposte per l’accesso a questo accordo c’è anche l’obbligo di frequentare un corso sulla democrazia, così come il divieto di avere account sui social media.

 

Secondo la PGR, su un totale di 1.125 persone denunciate per reati con condanne previste inferiori ai 4 anni di reclusione, 301 hanno mostrato interesse a partecipare a questo tipo di patteggiamento offerto.

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In pratica, si tratta di censura seguita a un piano di vera e propria rieducazione della dissidenza: uno stile «sovietico» che ci si immaginava nella Repubblica Popolare Cinese, ma che è oramai distribuito in tutto il mondo delle cosiddette «democrazie liberali», che di «democratico» e «liberale» non hanno chiaramente più nulla.

 

Nonostante la repressione orwelliana con rieducazione e condanna per lo psicoreato, moltissimi continuano a ritenere che le elezioni siano state rubate. Proteste quotidiane sono andate avanti per mesi con numeri massivi, giungendo al culmine con l’occupazione pacifica dei palazzi del potere di Brasilia da parte dei supporter di Bolsonaro. La repressione si è abbattuta pesantissima: già un mese prima, ad ogni modo, la polizia del nuovo governo Lula sparava sui sostenitori del precedente presidente.

 

Come era accaduto in Canada con i camionisti, anche in Brasile si cominciò a congelare i conti bancari di chi protestava – una grande anticipazione di ciò che succederà ovunque.

 

L’attuale presidente Lula, che era già stato presidente dal 2003 al 2010, ha avvicinato il Brasile alla Cina e alla sinistra globale durante il suo breve periodo in carica. L’ex carcerato si è quindi impegnato a combattere la diffusione delle cosiddette «fake news» sui social media – cioè di praticare la censura su chiunque non segua la linea del governo –, ha promosso i vaccini COVID-19 in maniera grottesca e ha perseguito politiche «verdi» radicali. Prima di candidarsi alla carica nel 2020, stava scontando una pesante pena detentiva per riciclaggio di denaro nell’ambito della megaoperazione anticorruzione «Lava Jato», condanna poi revocata da un tribunale elettorale che gli ha permesso così di correre contro Bolsonaro.

 

Come riportato da Renovatio 21, un anno prima delle elezioni vi fu l’irrituale visita in Brasile del capo della CIA William Burns, che avvertì Bolsonaro di non contestare il risultato delle elezioni che si sarebbero tenute l’anno successivo.

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Tre mesi fa i giudici del tribunale elettorale brasiliano hanno escluso Bolsonaro dalla candidatura a cariche pubbliche fino al 2030.

 

I giudici stanno perseguendo Bolsonaro anche per un caso di gioielli ricevuti dai sauditi e poi rivenduti.

 

Due giornali brasiliani questa settimana hanno accusato l’ex presidente di aver consultato alcuni capi dell’esercito per attuare un golpe.

 

L’ex presidente la settimana scorsa è stato dimesso dall’ospedale Vila Nova Star di San Paolo dove era stato operato martedì per trattare le conseguenze dell’accoltellamento subito durante la campagna elettorale del 2018. La sua guarigione e il suo stato di salute sono stati oggetto di molta attenzione e discussione nel paese e all’Estero.

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 Immagine di Prefeitura de Macapá via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-ND 2.0)

 

 

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