Protesta

La polizia spara sui sostenitori di Bolsonaro

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Rivolta a Brasilia. La polizia spara sui manifestanti sostenitori del presidente Jair Messias Bolsonaro.

 

Durante la protesta di lunedì sera, la tensione è aumentata dopo che la polizia ha arrestato un leader indigeno pro-Bolsonaro.

 

La polizia ha sparato gas lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere i manifestanti. I vigili del fuoco hanno detto che cinque autobus e otto auto sono stati dati alle fiamme. Diverse strade chiave sono rimaste chiuse martedì mattina.

 

In un video molto condiviso in rete, si sente una donna urlare «stanno sparando alla gente!»

 

 

La polizia dichiara che i manifestanti «hanno tentato di invadere» l’edificio della polizia federale, dove era detenuto José Acácio Serere Xavante.

 

Il giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes, considerato un avversario di Bolsonaro e del suo popolo, aveva ordinato che il leader indigeno fosse detenuto per 10 giorni per «presunti atti antidemocratici».

 

 

 

 

Spari, non si sa se davvero di proiettili di gomma o di altro, sono chiaramente udibili in sottofondo.

 

 

 

 

Secondo i pubblici ministeri, José Acácio Serere Xavante aveva «tentato di incitare le persone a tentare di abolire lo stato di diritto e di impedire il giuramento del presidente e del vicepresidente eletti».

 

Nonostante la chiarezza di quest’accusa, i pubblici ministeri brasiliani non hanno fornito dettagli su come il leader indigeno abbia tentato di ostacolare il passaggio di consegne, previsto per il 1° gennaio.

 

Il leader indigeno è ripreso in un video in cui chiede ai manifestanti di cessare le ostilità.

 

 

Ora membri della comunità indigena stanno accusando la polizia di aver usato violenza contro di loro, qualcosa di inaudito.

 

 

 

Gli incidenti sono partiti poco dopo che la commissione elettorale brasiliana aveva certificato Luiz Inácio Lula da Silva come il vincitore ufficiale del sondaggio presidenziale di ottobre. Come noto, Bolsonaro non ha concesso la vittoria di Lula.

 

Come si era già visto negli scorsi anni in Italia e altrove, i manifestanti, dinanzi alla polizia, cantano l’inno nazionale – una situazione impensabile fino a qualche anno fa.

 

 

Si tratta della 44ª giornata di protesta per milioni di sostenitori di Bolsonaro che per un mese e mezzo hanno portato a manifestazioni in ogni città del Brasile.

 

Media globali e establishment di sinistra stanno già paragonando i fatti di Brasilia al 6 gennaio 2021 del Campidoglio americano.

 

 

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