Pensiero

Dai vaccini al gas. Scusate, ma il piano quale sarebbe?

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La domanda sembra banale. Ma, per ora, non se la pone quasi nessuno. E talvolta basta porsi una domanda banale, per capire che cosa ci stiano preparando.

 

Sul tema dei vaccini e rispettivo bilancio rischi/benefici era possibile ai governi occidentali vivere di frottole: è infatti sufficiente avere la connivenza dei mezzi di informazione per falsare la realtà.

 

O meglio, il silenzio dei mezzi d’informazione permette di evitare che i fatti smentiscano le politiche pseudo-sanitarie. Solo una minoranza della popolazione ha potuto leggere i dati che qui su Renovatio 21 abbiamo in diverse occasioni riportato da fonti governative internazionali.

 

Pertanto, finché non vedremo in prima pagina sui principali quotidiani la notizia che vi sarebbe stato un aumento della mortalità tra under 40, tale aumento non verrà percepito dalla popolazione. Finché la stampa mainstream non ne parla, il fatto non sussiste.

 

Certo, a meno che non si trattasse di una mortalità differita, tipo quella del veleno per topi. In sostanza, fintanto che dovesse morire addirittura 1 persona si 100 tra la vostra cerchia, potreste non percepire l’esistenza di anomalie.  La soglia di percezione minima – certo dipendentemente dal quoziente intellettivo medio – andrebbe dal 5% al 10% di conoscenti interessati dal fenomeno.

 

Ma veniamo al conflitto in Ucraina. Il conflitto coincide con l’interruzione delle forniture di gas e con la carenza di energia (anche elettrica) in Paesi come l’Italia e la Germania.

 

Ora – a differenza della sospetta correlazione tra un farmaco ed effetti collaterali – quando manca l’energia le frottole vanno a zero. Se alla vostra abitazione o alla vostra azienda manca l’apporto energetico, ve ne accorgete per forza.

 

Qui la stampa non potrebbe raccontarvi che a casa vostra fa freddo perché si è rotta la caldaia o che una pressa non funziona perché si è guastata; e nemmeno potrebbero raccontarci che il termosifone «funzionicchia».

 

Si inserisce a questo punto l’allarme lanciato dall’amministratore di ENI, Claudio Descalzi, di cui ha parlato Il Giornale del 9 ottobre.

 

«Nel pieno dell’emergenza gas c’è l’allarme dell’AD di ENI Claudio Descalzi. Più che quello alle porte, “l’inverno più duro sarà quello del 2023/24” se l’Italia non potenzierà le sue infrastrutture. “Serve più capacità di stoccaggio, servono più rigassificatori. Non abbiamo una produzione nazionale, abbiamo un terzo dei rigassificatori che ci servono e dobbiamo aumentare la capacità di stoccaggio”, dice Descalzi, che ricorda come ENI non possa “fare tutto da sola”. In questi anni abbiamo dato per scontato che l’energia fosse sempre disponibile, ma i nostri rigassificatori sono un terzo di quello che dovrebbero essere, e non abbiamo stoccaggi”. Insomma, rigassificatore subito: “Dobbiamo averlo al massimo per fine maggio per poter riempire gli stoccaggi, 5 milioni non sono sufficienti ma è almeno qualcosa, dobbiamo anche aumentare gli stoccaggi e in Italia abbiamo la possibilità di farlo”» .

 

Facciamo una breve panoramica, cercando di prevedere gli eventi possibili con un minimo di lungimiranza: per quanto riguarda l’inverno 2022/2023, è possibile ipotizzare che si possa superare la stagione con danni economici dovuti ai razionamenti di gas. Questo è possibile perché sono state stoccate delle riserve di gas nei mesi passati. Ma, evidentemente, è stato possibile stoccare queste riserve per l’inverno in arrivo solo perché non si era ancora interrotto il flusso di gas dalla Russia.

 

Dunque, se anche superassimo in qualche modo l’inverno alle porte, che cosa accadrebbe invece nell’inverno 2023/2024?

 

La domanda sembra un’ovvietà: nei prossimi mesi –se non verranno ripristinati  i rapporti commerciali con la Russia – come faremo a riempire nuovamente le riserve di gas per il prossimo inverno?

 

Davvero Qatar, Algeria e Norvegia possono sostituire la fornitura di Mosca, che era del 46%?

 

Quindi, ci presenteremo all’inverno successivo a questo con le riserve vuote?

 

Se così fosse – come sembra inevitabile – nel 2023/2024 non basterebbero più nemmeno i razionamenti e Paesi come l’Italia tornerebbero all’Età del Bronzo.

 

Stanti così le cose, sono verosimili solo i seguenti scenari:

 

1) non ci ha pensato nessuno, sebbene l’ENI ne si consapevole. In tal caso nel 2024 torneremo all’economia del medioevo, ma purtroppo senza Sant’Anselmo. Il che significherebbe il collasso politico, sociale ed economico dell’Italia. Contestualmente il conflitto in Ucraina verrebbe protratto per anni.

 

2) Ci hanno pensato, ma prevedono che il problema non si porrà perché in ogni caso non arriveremo all’inverno del 2024. Il che significa che prevedono la guerra totale con la Russia.

 

3) Ci hanno pensato, ma sanno che la situazione con la Russia rientrerà nella normalità entro pochi mesi. Il che significa lasciare la vittoria alla Russia e scordarsi il passato entro pochi mesi da oggi.

 

Lasciamo decidere al lettore quale scenario ritiene più verosimile.

 

Va da sé che qualsiasi danno o guasto ai gasdotti russi (e non solo) lascia propendere per scenari che non contemplano la terza ipotesi.

 

In conclusione, che la regia ci stia spingendo incontro a qualche Cavaliere dell’Apocalisse lo si può dedurre facendo domande davvero basilari

 

L’unica notizia buona è che pare incomincino a porsele anche all’ENI.

 

Dopotutto la luce spenta o il freddo si percepiscono subito.

 

Mica sono malori.

 

 

Gian Battista Airaghi

 

 

 

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