Persecuzioni

Zelens’kyj aumenta la persecuzione della Chiesa Ortodossa

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Nella più totale indifferenza di Washington, Bruxelles e ogni altro Paese dell’Occidente difensore della «libertà religiosa», la persecuzione da parte di Kiev della Chiesa Ortodossa ucraina sta aumentando senza sosta.

 

Il discorso serale del presidente Volodymyr Zelens’kyj del 12 marzo ha descritto l’apparente difesa della «spiritualità» ucraina come una questione di espulsione della Chiesa Ortodossa ucraina (resa solitamente con l’acronimo inglese UOC) dal suo sito centrale degli ultimi 972 anni, la cosiddetta Lavra, detto anche «monastero del grotte», uno dei luoghi più importanti di Kiev e della sua storia, che dietro di secoli.

 

A dicembre, lo Zelens’kyj aveva decretato una commissione per esaminare l’UOC. Il 10 marzo, il Ministero della Cultura ucraino, rispondendo alla richiesta della commissione di espellere il monastero, ha ordinato ai monaci di sgomberare il monastero entro il 29 marzo

 

Il giorno successivo, l’11 marzo, il patriarca Kirill della Chiesa ortodossa russa ha invitato del mondo a intervenire. Ha inviato lettere al segretario ONU Guterres, a papa Francesco, all’arcivescovo di Canterbury, al papa copto Tawadros II di Alessandria, ai capi di varie chiese ortodosse, esortandoli a «fare ogni sforzo possibile per impedire la chiusura forzata del monastero, che comporterà una violazione dei diritti di milioni di fedeli ortodossi ucraini».

 

L’UOC è stata storicamente la chiesa di gran lunga più grande in Ucraina, con una storia millenaria che l’attuale regime – che promuove ragazzi slavi che indossano nelle uniformi e sulla pelle rune e svastiche e simboli germanici vari –  vorrebbe cancellare così come sta mandando al macero libri russi e intervenendo per censurare concerti e balletti di compositori russi

 

La UOC è stata effettivamente resa nemica dello Stato dal rovesciamento del 2014 del governo legale a Kiev.

 

Riguardo alla cacciata dalla Lavra, il Patriarca di tutte le Russie Cirillo ha dichiarato che «nel corso della storia millenaria del monastero, ha ripetutamente sofferto di incursioni, conquiste straniere e persecuzione totale dei cristiani. Ma solo durante il regno degli atei militanti nel XX secolo i monaci della Kiev-Pechersk Lavra furono espulsi dal monastero».

 

Il patriarca ricorda dunque gli unici compagni d’armi di Kiev in tali azioni negli ultimi 1.000 anni sono stati i comunisti sovietici.

 

Il discorso nazionale di Zelens’kyj, primo presidente ucraino di origine ebraica, è arrivato il giorno successivo: «questa settimana c’è anche una mossa per rafforzare la nostra indipendenza spirituale. Non permetteremo allo Stato terrorista [cioè la Federazione Russa, ndr] alcuna opportunità di manipolare la spiritualità del nostro popolo, di distruggere i nostri luoghi sacri – la nostra Lavra – o di rubare loro oggetti di valore».

 

 

L’espulsione dei monaci è «completamente legale», ha affermato il presidente-comico.

 

Il 13 marzo l’abate del monastero aveva dichiarato che l’ordine era, di fatto, illegale e che i monaci «non avrebbero eseguito l’ordine» di andarsene.

 

Il metropolita Pavel ha dichiarato pochi giorni fa che i monaci della UOC (che fino al marzo scorso riconosceva il Patriarca di Mosca), sfrattati dal Monastero delle Grotte di Kiev, difenderanno i propri diritti «fino all’ultimo».

 

Una quantità di persone si è riversata alla Lavra per difendere il luogo sacro. Le immagini e il canto – il Credo niceno – di questa gente sono emozionanti.

 

 

 

I monaci della Lavra a inizio settimana hanno registrato un videomessaggio in lingua ucraina e inglese.

 

«Vladimir Zelens’kyj è il presidente, chiediamo al presidente di non offendere la Lavra, ma, al contrario, di difenderlo».

 

 

 

Come riportato da Renovatio 21, Zelens’kyj a inizio anno aveva tolto la cittadinanza a sacerdoti della UOC. Vi era stato quindi un ordine di cacciata dalla cattedrale della Dormizione dell’Abbazia delle Grotte di Kiev proprio per il Natale ortodosso. Una tregua di Natale sul campo di battaglia proposta da Putin era stata sdegnosamente rifiutata da Kiev.

 

Nel frattempo, il regime si è creato la sua «chiesa nazionale», asservita al potere della banda Zelens’kyj, chiamata «Chiesa Ortodossa dell’Ucraina» – OCU, nell’acronimo inglese.

 

Il regime Zelens’kyj da mesi sostiene la repressione religiosa, annunciando nuove misure volte a vietare le istituzioni religiose ritenute avere legami con la Russia nel tentativo di salvaguardare «l’indipendenza spirituale» della nazione.

 

Come riportato da Renovatio 21, lo spudorato attacco alla libertà religiosa portato avanti da Zelens’kyj non gli ha impedito di far il suo show nel «tempio della democrazia» americana, il Campidoglio, dove la superpotenza gli ha assicurato 100 miliardi di dollari ed armi sempre più letali per continuare così come sta facendo.

 

Il regime di Kiev ha chiuso inoltre vari partiti politicilimitato la libertà dei media e di fatto indebolito totalmente i sindacati – tutto mentre i nostri media plaudevano al Battaglione Azov, il quale non appartiene né alla UOC né all’OCU, in quanto in larga parte professa il culto pagano chiamato Rodnovery, la fede indigena delle terre slave.

 

 

 

 

Immagine screenshot da Twitter

 

 

 

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