Oligarcato

Il regime di Zelens’kyj sta abolendo i sindacati per la maggior parte dei lavoratori

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I sindacati vengono in gran parte aboliti in quella “democrazia” per la cui guerra i paesi della NATO stanno spendendo il sangue e il tesoro delle loro popolazioni civili.

 

Un progetto di legge approvato dalla Verkhovna Rada, il Parlamento unicamerale ucraino, rimuoverà l’appartenenza sindacale e i diritti di contrattazione collettiva per circa il 70% di tutti i lavoratori ucraini e sequestrerà le proprietà sindacali.

 

A parlare di questa manovra non esattamente tipica delle democrazie così come le conosciamo è la testata di sinistra britannica Morning Star,assieme a  openDemocracy, Progressive International, e altrisoggetti che hanno riferito il 23 agosto come il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy abbia  ratificato la bozza di legge 5371 dopo che la maggioranza del governo l’aveva approvata nella Rada.

 

La legge, chiamata «Sugli emendamenti a determinati atti legislativi per semplificare la regolamentazione delle relazioni di lavoro nelle piccole e medie imprese e ridurre gli oneri amministrativi sulle imprese», è stata smascherata e contestata dai congressi sindacali internazionali ed europei (ITUC e ETUC) e l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), nonché la Confederazione dei sindacati liberi dell’Ucraina.

 

L’ITUC e la CES hanno scritto a Zelens’kyj, senza successo, chiedendogli di non firmarlo.

 

Il disegno di legge 5371  vieta la contrattazione collettiva per i dipendenti delle aziende fino a 250 dipendenti, autorizzando le aziende a stipulare contratti individuali con ciascun lavoratore, sulla base delle «ore zero» che consente alle aziende di variare l’orario dei lavoratori in modo casuale in base alle esigenze della gestione.

 

Una legge complementare, il progetto di legge 5054, prevede che le «proprietà sindacali», che potrebbero essere uffici, edifici, giornali, siti web e computer, ecc., siano sequestrate dal governo.

 

Questa legge si riferisce ampiamente alla proprietà che era stata proprietà pubblica nel periodo sovietico, ma un presidente del comitato Rada, Dmytro Natalukha, ha affermato esplicitamente che dovrebbe essere utilizzata per sequestrare proprietà sindacali.

 

Ciò violerebbe la Costituzione ucraina sottoponendo i diritti del lavoro che la Costituzione protegge, a negoziati individuali che possono essere totalmente dominati dalla gestione aziendale e consente alle aziende di modificare unilateralmente i termini dei contratti di lavoro o di risolverli senza fornire una motivazione.

 

Inoltre, si darebbe così ai datori di lavoro l’immunità dai controlli sulle condizioni di lavoro, anche quelle coperte dai contratti di lavoro individuali, riporta EIRN.

 

Il segretario generale dell’ITUC Sharan Burrow ha definito «grottesco» che l’Ucraina attacchi i lavoratori che lottano per mantenere la sua economia in condizioni di guerra.

 

Burrow ha affermato che il sequestro delle proprietà del sindacato avrebbe lo scopo di impedire un’efficace protesta contro queste leggi e di passare quelle proprietà agli oligarchi: «La politica ucraina … come al solito, solo che ora è sotto la legge marziale», scrive il Morning Star.

 

Nel novembre 2021, il caporedattore di openDemocracy, Thomas Rowley aveva denunciato il coinvolgimento del Ministero degli Esteri britannico nella «liberalizzazione» delle leggi sul lavoro ucraine.

 

«Il Regno Unito sponsorizza la deregolamentazione dei diritti del lavoro in Ucraina (…) gli esperti avvertono delle riforme del lavoro proposte, che il Il Ministero degli Esteri britannico ha consultato, potrebbe ridurre i diritti degli ucraini sul lavoro».

 

Queste riforme ultraliberiste, condotte grottescamente in tempo di guerra, riportano alla mente l’analisi di un’altra testata di sinistra, l’americana Grayzone, che scrisse che il presidente-attore stava passando «da celebrità populista a impopolare neoliberista alla Pinochet».

 

Come noto, il dittatore cileno si distinse per le riforme socioeconomiche di liberismo estremo, portate da consulenti americani – i cosiddetti Chicago Boys, economisti della scuola dell’ultraliberista Milton Friedman.

 

Nel contesto ucraino, tuttavia, è bene sempre sottolineare la presenza di un altro elemento, l’oligarcato, che di fatto vive vampirizzando il popolo per accumulare le sue ricchezze infinite: la prova è il fatto che Kiev nel 1991 non aveva debito estero (se lo era accollato, gentilmente, Mosca: erano 100 miliardi di dollari…) e in questi decenni ha sviluppato debito per 57 miliardi, che ora ovviamente vorrebbe le sia rimesso, più 9 miliardi al mese di aiuti come chiesto esplicitamente da Zelens’kyj.

 

Dove sono finiti tutti quei soldi? Non certo a migliorare strade, ponti, e nemmeno all’esercito verrebbe da dire.

 

Sono finiti nella pancia dei pupari della politica ucraina, che è impazzita al punto da essersi spinta verso il burrone che vediamo ora.

 

 

 

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