Grande Reset

I figli del Grande Reset già governano il mondo

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In una intervista pubblicata mesi fa, Monsignor Athanasius Schneider, vescovo ausiliare in Kazakistan e fiero oppositore della follia pandemica e del suo vaccino ricavato dall’industria fetale» poneva una questione semplice: come è possibile che praticamente in ogni Paese del mondo la risposta al coronavirus è stata la medesima?

 

«Trovate le stesse modalità in Libano, in Kazakistan, in Brasile, in Italia – perfino i dettagli, le prescrizioni sanitarie… hanno messo le maschere a tutti, come se fossimo degli schiavi, e poi dovete fare comunque il vaccino».

 

Monsignor Schneider è abituato a viaggiare per il mondo con grande frequenza. Ovunque sia stato, Sua Eccellenza avrebbe trovato le medesime restrizioni, le medesime imposizioni da parte dello Stato.

 

Lockdown, obblighi di vaccinazione, «protocolli» di cura, pass sanitari… E poi i media a senso unico, e i politici pure.

 

Come è stato possibile una simile perfetta ridondanza in ogni angolo del pianeta?

 

Abbiamo ripetuto varie volte che questo, alla fine il COVID costituisce un processo di allineamento: i social media e i media mainstream ora dicono la stessa cosa; il sindacato va d’accordissimo con il padronato; la destra e la sinistra sono al governo insieme…

Qualcuno si è chiesto come questa incredibile mutazione dello scenario politico-sociale di ogni Paese sia potuta avvenire con questa spaventosa simmetria

 

Tuttavia, qualcuno si è chiesto come questa incredibile mutazione dello scenario politico-sociale di ogni Paese sia potuta avvenire con questa spaventosa simmetria.

 

In molti hanno cominciato a notare, durante il biennio pandemico, il rumore di certe mani che si sfregavano, che ad un certo punto cominciò ad essere impossibile da ignorare… ecco che, improvvisamente, si cominciava a parlare di quello che qualche anno fa si chiamava con semplicità «il Club di Davos» (oggi si preferisce chiamarlo World Economic Forum, o WEF). Ecco, spuntano i discorsi di Klaus Schwab, qualcuno comincia ad accorgersi che ha scritto dei libri – l’ultimo pubblicato in Italia, La quarta rivoluzione industriale, ha la prefazione di John Elkann, l’erede di Gianni Agnelli, ed è una lettura obbligata per manager certi rampanti.

 

Ecco che, improvvisamente, si iniziava a sentire questa espressione sinistra, ma usata come fosse bella e solare: «Grande Reset».

 

Essere a gennaio nella piccola cittadina svizzera poco al di là del confine italiano è uno status symbol del livello più alto possibile. Perché Davos – come abbiamo ricordato su queste pagine –  ci vanno uomini di potenza termonucleare, sia che si tratti di trilioni di dollari o di veri e propri missili a testata atomica. Renovatio 21 ha ricordato, per esempio, l’eccezionale edizione 2017, quando tutta l’élite del «Partito di Davos» (copyright Steve Bannon) era spaventata a morte dall’elezione di Trump: ebbene, acclamarono al Forum, come un salvatore, il capo della Cina comunista, Xi Jinping, con i giornali in mano ai gruppi industriali, compresi i nostri, a leccare per terra dove il cinese passava.

 

Eccerto: «Xi Jinping a Davos difende la globalizzazione». Gli industriali applaudono l’oligarca comunista. Non una grinza. Se ci seguite sapete anche perché.

 

Tuttavia la capacità di unire i superpotenti della Terra grazie a una rubrica magica – del genere che aveva, pià o meno così, anche Aurelio Peccei – non basta a spiegare la perfetta consonanza della politica pandemica.

 

E così, qualche mese fa, l’economista tedesco Ernst Wolff ha cominciato a parlare di una «scuola» interna a Davos, la  «Young Global Leaders», dove vengono fatti studiare giovani di belle speranze già segnalati e portati alla corte di Schwab.

I loro nomisono  rilevanti per comprendere gli eventi mondiali durante la pandemia

 

Il tedesco ritiene che i loro nomi sono rilevanti per comprendere gli eventi mondiali durante la pandemia.

 

Il WEF parte nel 1971. A quel punto lo Schwabbo è ancora un pischello: ha 32 anni, tuttavia ha potuto studiare negli USA, dove è entrato nelle grazie di un uomo speciale, che all’epoca appariva quasi invincibile: Henry Kissinger. Il quale oltre che invincibile sta dimostrando di essere anche immortale: a 99 anni sta per uscire con un nuovo libro di analisi storica e geopolitica finissima.

 

Difficile comunque spiegare il successo dell’iniziativa: il WEF (che si è chiamato European Management Forum sino al 1987) riesce a mettere insieme440 dirigenti di 31 nazioni già al suo primo incontro nel febbraio 1971. Un risultato piuttosto notevole, per alcuni inspiegabile, considerando che a tirare le fila c’è un ragazzo così giovane come il Klaus. Il Forum all’inizio conta tra i partecipanti solo manager. Poco più in là, a Davos  scatta il diluvio di politici e personaggi dei media e della mega-finanza che gli riconosciamo ora.

 

Nel 1992 lo Schwab  fonda un’istituzione parallela, la scuola Global Leaders for Tomorrow, che è stata ribattezzata Young Global Leaders nel 2004. Non si accede per invito: pare invece che per seguire i corsi bisogna presentare una domanda di ammissione e lasciarsi scrutinare: il processo di selezione, dicono, è piuttosto rigoroso. «Ogni anno, il Forum dei giovani leader globali intraprende un rigoroso processo per identificare i leader più promettenti e avvincenti del mondo di età inferiore ai 40 anni» scrive il sito ufficiale del YGL.

Facciamo qualche nome della prima classe, quella del 1992, per vedere se qualche nome vi suona: Angela Merkel, Bill Gates, Tony Blair

 

Facciamo qualche nome della prima classe, quella del 1992, per vedere se qualche nome vi suona: Angela Merkel, Bill Gates, Tony Blair… Qualcuno sostiene che siano stati alunni anche Sarkozy e Viktor Orban, ma non troviamo conferme.

 

Edizione dopo edizione, siamo arrivati alla cifra di 1.300 diplomati YGL. Moltissimi di loro sono diventati leader di peso nel loro Paese di origine e in tutto il mondo.

 

Prendiamo la Germania. Quattro studenti di Schwab sono ex e attuali ministri della salute per la Germania, tra cui Jens Spahn, che è il controverso ministro federale della Salute dal 2018.

 

Philipp Rösler, ministro della Salute tedesco dal 2009 al 2011, è stato nominato amministratore delegato del WEF da Schwab nel 2014.

 

Annalena Baerbock, leader dei Verdi tedeschi che è stata la prima candidata del partito a cancelliere alle elezioni federali e che ora è ministro degli Esteri di Berlino, con posizioni piuttosto anti-Putin.

 

Spostiamoci nell’altro emisfero: Jacinda Ardern, il premier della Nuova Zelanda che ha istituito lockdown draconiani (l’ultimo sta partendo ora) anche per un solo caso nel Paese, dichiarando apertis verbis che «non vi sarà fine al programma di vaccinazione» e vantandosi in TV della creazione di una società a due livelli in cui i non vaccinati sono cittadini di serie B privati delle libertà.

 

Non sorprende trovare nella lista il nome di Emmanuel Macron, presidente della Francia, e ancora prima, ministro dell’Economia e agente per la Banca d’affari Rothschild. Il Macrone è un Young Global Leaders classe 2017.

 

Sebastian Kurz, fino a poco tempo fa giovanissimo cancelliere d’Austria, poi espunto di colpo per uno scandaletto. Al suo posto, un governo di lockdown durissimi e obbligo vaccinale totale con multe e carcere speciale per i non vaccinati. (Ora Kurz lavora per il geniale miliardario Peter Thiel, il quale però detesta Davos).

 

Nella lista troviamo anche il governatore della California Gavin Newsom, che è stato selezionato per la classe del 2005. Newsom è sopravvissuto quest’anno ad un processo di recall, ossia una elezione popolare per sfiduciarlo dopo la gestione disastrosa della pandemia; in autunno era sparito per settimane, si mormorò che il suo bel volto fu temporaneamente sfigurato da una paresi di Bell a seguito della terza dose, ma non c’è possibilità di verificare. Newsom è espressione della ricchissima famiglia petrolifera Getty. Suo padre aiutò i Getty a far avere alla ‘Ndrangheta il danaro del riscatto del giovane Getty rapito: un evento che, di rimbalzo, cambiò per sempre il traffico intercontinentale degli sutpefacenti, lanciando i calabresi nell’Olimpo delle mafie più ricche ed efficienti.

 

Jeff Bezos, il padrone di Amazon, è un diplomato del 1998: all’epoca, Amazon era un’azienda che perdeva centinaia di milioni di dollari. Ora è l’uomo più ricco del mondo, con attività robotizzate proprio come raccontato da Schwab nel suo libro sulla Quarta Rivoluizione industriale. Con Amazon, ha guadagnato cifre immense dalla pandemia.

 

Chelsea Clinton, che quando non è in Vaticano lavora ad una cosa oscura chiamata Fondazione Clinton, è del gruppo anche lei.

Pochissimi diplomati della scuola dei Global Leaders lo elencano nei loro curriculum

 

C’è pure Richard Branson, l’inventore del marchio Virgin, che non manca mai.

 

E poi ancora: i fondatori di Google Sergei Brin e Larry page, il grande capo di Facebook Mark Zuckerberg, l’ora più o meno desaparecido magnate del sito cinese Alibaba Jack Ma. Tutti individui che si sono arricchiti spaventosamente in questa crisi senza precedenti.

 

In più, tra gli alumni ecco tocchi di glamour: Leonardo Di Caprio, Charlize Theron, l’artista dei neon Olafur Eliasson, Michael Schumacher (non sappiamo se prima o dopo l’incidente), l’attore hollywoodiano Ashton Kutcher, il presentatore gay CNN Anderson Cooper (erede della potente famiglia americana Vanderbilt e stagista presso la CIA, nonché affittatore di uteri)

 

Nel 2012, Schwab e il WEF hanno fondato un’altra istituzione, la «Global Shapers Community», che riunisce coloro che hanno individuato un potenziale di leadership in tutto il mondo e che hanno meno di 30 anni.

 

Scrive Koening che ad oggi, circa 10.000 partecipanti sono passati attraverso questo programma e tengono regolarmente riunioni in 400 città. Wolff crede che sia l’ennesimo banco di prova in cui i futuri leader politici vengono selezionati, controllati e preparati prima di essere inseriti nell’apparato politico mondiale.

 

Wolff sottolinea che pochissimi diplomati della scuola dei Global Leaders lo elencano nei loro curriculum. Egli racconta di averlo visto elencato solo su uno: quello dell’economista tedesco Richard Werner, noto critico dell’establishment. L’economista suggerisce che la scuola sembra voler includere anche i critici del sistema tra i suoi ranghi, poiché un altro nome tra i suoi diplomati è Gregor Hackmack, il capo tedesco di Change.org, che era nella sua classe del 2010. Wolff ritiene che ciò sia dovuto al fatto che l’organizzazione vuole presentarsi come equa ed equilibrata, sebbene voglia anche garantire che i suoi critici siano un’opposizione controllata.

 

Ma perché proprio loro?

«Wolff ritiene possibile che queste persone siano state selezionate per la loro disponibilità a fare tutto ciò che gli viene detto e che siano incastrate fino a fallire in modo che il successivo contraccolpo possa essere sfruttato per giustificare la creazione di una nuova forma di governo globale»

 

«Wolff ritiene possibile che queste persone siano state selezionate per la loro disponibilità a fare tutto ciò che gli viene detto e che siano incastrate fino a fallire in modo che il successivo contraccolpo possa essere sfruttato per giustificare la creazione di una nuova forma di governo globale» scrive Peter Koenig in un articolo sul sito canadese Global Research,

 

«Wolff osserva infatti che i politici con personalità uniche e visioni forti e originali sono diventati rari e che il carattere distintivo dei leader nazionali degli ultimi 30 anni è stata la loro mitezza e adesione a una rigida linea globalista dettata dall’alto. Ciò è stato particolarmente evidente nella risposta della maggior parte dei Paesi alla pandemia, dove due anni fa politici che non sapevano nulla dei virus hanno improvvisamente proclamato che il COVID era una grave crisi sanitaria che giustificava il rinchiudere le persone nelle loro case, chiudere le loro attività e distruggere intere economie».

 

«Determinare esattamente come funziona la scuola è difficile, ma Wolff è riuscito a imparare qualcosa al riguardo. Nei primi anni della scuola, ha coinvolto i membri di ogni classe che si sono incontrati più volte nel corso dell’anno, inclusa una sessione di “formazione per dirigenti” di dieci giorni presso la Harvard Business School. Wolff crede che, incontrando i loro compagni di classe e diventando parte di una rete più ampia, i laureati stabiliscano quindi contatti su cui fare affidamento nelle loro carriere successive».

 

Il board del WEF include persone come il capo della BCE Christine Lagarde, la regina Rania di Giordania e soprattutto Larry Fink, il CEO di BlackRock, la più grande società di gestione degli investimenti a livello internazionale e che gestisce circa 9 trilioni di dollari all’anno.

Lo scopo materiale del WEF sarebbe quindi facilitare la cooperazione ad alto livello tra le multinazionali e i governi degli Stati, e questo è sotto gli occhi di tutti

 

Lo scopo materiale del WEF sarebbe quindi facilitare la cooperazione ad alto livello tra le multinazionali e i governi degli Stati, e questo è sotto gli occhi di tutti.

 

Wolff fa il caso dell’alumnus YGL Bill Gates, ad esempio, e dei suoi affari Pfizer, il principale produttore di vaccini mRNA, attraverso le iniziative di salute pubblica della sua Fondazione in Africa da molto prima dell’inizio della pandemia. «Forse non a caso, Gates è diventato uno dei principali sostenitori del lockdown e dei vaccini COVID da quando sono diventati disponibili, e il Wall Street Journal ha riferito che la sua Fondazione aveva ricavato circa 200 miliardi di dollari in “benefici sociali” dalla distribuzione dei vaccini prima che la pandemia anche iniziato» scrive Global Research.

 

Secondo l’autore uno degli obiettivi delle attuali politiche perseguite da molti governi è distruggere le attività dei piccoli e medi imprenditori in modo che le multinazionali con sede negli Stati Uniti e in Cina possano monopolizzare gli affari ovunque. Come sappiamo, la distruzione programmata della classe media in Paesi come l’Italia è una realtà di lungo corso, la cui evidenza è ora incontrovertibile.

L’obiettivo finale di questo dominio da parte delle grandi piattaforme è vedere l’introduzione di una valuta bancaria digitale

 

Wolff sostiene che l’obiettivo finale di questo dominio da parte delle grandi piattaforme è vedere l’introduzione di una valuta bancaria digitale e considera la possibilità che due Paesi europei siano già pronti per la valuta elettronica: Svezia e Svizzera. Forse non a caso, la Svezia non ha praticamente avuto restrizioni di lockdowno a causa della pandemia e la Svizzera ha adottato solo misure molto leggere.

 

L’economista tedesco ritiene che la ragione di ciò potrebbe essere che i due Paesi non avevano bisogno di far crollare le loro economie attraverso misure di lockdown perché erano già pronti a iniziare a utilizzare la valuta digitale prima dell’inizio della pandemia. Egli sostiene che potrebbe essere in preparazione un nuovo ciclo di lockdown che abbatterà per sempre le economie mondiali, portando a una massiccia disoccupazione e, a sua volta, all’introduzione del reddito di base universale e all’uso di una valuta digitale gestita da una banca centrale.

 

Come ripetuto tante volte da questo sito, tale avrà dei limiti programmabili, sia in termini di ciò per cui le persone possono spenderla sia nel periodo di tempo e nel luogo in cui la si deve spendere. Inoltre, servirà al controllo fiscale totale, espanso su ogni singola azione dell’individuo, e direttamente agito con prelievi sul conto senza più intermediazione.

 

Quindi: shock, lockdown, crash finanziario e poi la moneta elettronica e un reddito di cittadinanza globale per ciascun sopravvissuto… Si tratta, se non lo avete capito, dell’attuazione dell’idea del WEF per cui «non possiederai nulla e sarai felice», come da slogan dell’organizzazione e da sogno non più così mostruosamente proibito di Klaus Schwabbo.

 

Si tratta, parimenti, di quel piano che Renovatio 21 aveva raccontato con la storia di quella  strana lettera dal Canada uscita a fine 2020…. già il Canada, lo stesso Paese che in queste ore potrebbe vedere una repressione brutale di ogni protesta al Nuovo Ordine.

 

E di fatto, uno degli studenti più riusciti di Davos è certamente lui, Justin Trudeau.

I figli del Grande Reset oggi governano il mondo, e cercano di portare a compimento il loro piano maledetto

 

Renovatio 21 lo aveva notato in più occasioni: Trudeau jr. era stranamente impudico quando parlava in consessi pubblici. Ha usato con sincerità e abbondanza proprio quell’espressione, «Grande Reset», che come sapete è proibita nei media mainstream, e chi la usa è solo un complottista da deridere o da reprimere, rinchiudere, far tacere.

 

Trudeau è ora a capo di un processo di demolizione della democrazia nel suo Paese: insulti a chi osa protestare, nessun incontro, minacce incredibili (i conti bloccati), i finanziamenti rubati, i sostenitori hackerati e doxxati.

 

Del resto la cosa sconvolgente, o divertente, è che Schwab lo ha pure rivendicato, e c’è il video.

 

 

Sì, Schwab rivendica di avere «penetrato», dice, vari gabinetti di governo in tutto il mondo, ma è orgoglioso soprattutto del caso Trudeau.  «Metà di quel gabinetto, o forse addirittura più di metà sono Young Global Leader del World Economic Forum». Testuali parole.

 

Se per i manifestanti di Ottawa il «penetrato» Trudeau è oggi un tiranno, per molti Stati, specie in Europa, è un modello. Il piano con cui egli sta indefessamente portando a termine la mutazione del paradigma politico – con la morte definitiva della democrazia detta liberale – è segno del suo valore come allievo YGL.

 

I figli del Grande Reset oggi governano il mondo, e cercano di portare a compimento il loro piano perverso e maledetto.

 

Diamoci una svegliata.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

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