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Mons. Viganò: i preti che hanno promosso i vaccini COVID ne risponderanno a Dio

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Renovatio 21 riprende il testo che l’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha pubblicato su Twitter. L’invettiva dei monsignore contro i sacerdoti che si svegliano solo ora, quando i cavalli sono scappati dalle stalle e l’mRNA ha infettato milioni, miliardi di persone, è sacrosanta: dove erano, tutti costoro, quando non ci consentivano di lavorare senza sottometterci al siero genico sperimentale? Dove erano quando ragazzini non potevano salire in autobus per andare a scuola? Dove erano quando sui non vaccinati sputavano addosso, con il premier che ci dava degli assassini? Dove erano quando, già da subito, erano cominciati i «malori»? E ancora: dove erano costoro quando si discuteva dell’uso di feti abortiti nella produzione dei vaccini? Renovatio 21 può davvero chiederselo, perché ha iniziato a trattare l’argomento più di 7 anni fa, quando non c’era il COVID ma la questioni di tutti gli altri vaccini, in ispecie quelli pediatrici, inflitti con l’obbligo ai bimbi senza che quelli che si svegliano ora dicono nulla, anzi: ricordiamo solo pochissimi casi di sacerdoti che si rivoltarono dinanzi al lavoro di vera e propria promozione che la chiesa cattolica fede del decreto Lorenzin (2017), quello per cui non puoi mandare i figli all’asilo se non li sottoponi ad una diecina di vaccini – spesso prodotti con cellule di aborto. Ricordiamo bene gli articoli di Famiglia Cristiana, i comunicati del SIR, le note della Pontificia Accademia per la Vita di monsignor Paglia (quello che poi, inserito in un qualche consesso sanitario dal ministro Speranza, avrebbe chiesto la quinta dose per tutti). È comodo saltare fuori solo ora, dopo aver di fatto abbandonato il gregge – anzi, dopo averlo portato dal lupo, e poi al macello. Si tratta di un problema più ampio degli uomini di chiesa dell’ora presente, che hanno perso il senso sacrificale del loro mestiere, e con esso il loro contatto con la Verità. Ciò, ovviamente, apre le porte al male. Non basterà qualche dichiarazione ai giornalisti per richiuderle.

 

RDB

 

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Tre anni fa fui tra i primi – e certamente il primo Vescovo – a denunciare la frode pandemica e vaccinale. Espressi con argomentazioni che oggi emergono come vere e fondate le criticità e l’immoralità di una terapia genica sperimentale, per produrre la quale venivano e vengono usati feti abortiti. Scrissi anche due lettere aperte alla Congregazione per la Dottrina della Fede, rimaste senza risposta.

 

Vi fu chi, in ambiente conservatore, arrivò ad attaccarmi personalmente e ricorse alle dichiarazioni indimostrate e palesemente false di una dottoressa che lavorava assieme al marito per Big Pharma.

 

Espressi il mio sconcerto per il silenzio dei vescovi, dei sacerdoti, dei parroci, di tanti religiosi impegnati negli ospedali e per lo zelo servile con cui la Gerarchia Cattolica si adeguò alle folli e criminali norme sanitarie e alla promozione del siero da parte di Bergoglio. Venni pubblicamente insultato in trasmissioni televisive e sui media, nel silenzio dei miei confratelli.

 

Dinanzi a un crimine contro l’umanità che da tre anni continua a consumarsi sotto i nostri occhi con l’avvallo e l’incoraggiamento di Bergoglio, avrei pensato che tanti Pastori avrebbero trovato il coraggio di levare la voce e unirsi alla mia denuncia del piano di depopolazione mondiale attuato dal Word Economic Forum, dalla Bill & Melinda Gates Foundation, dalla Rockefeller Foundation, dall’OMS, dall’ONU, mentre i fondi di questi criminali venivano elargiti anche al Vaticano, trasformando Bergoglio in un piazzista di vaccini e in un sostenitore della frode climatica, oggi diventata «magistero» con Laudate Deum e con la «chiesa amazzonica e sinodale».

 

Nemo propheta in patria. Ma se oggi dei sacerdoti si arrendono all’evidenza e chiedono ai giornalisti cattolici di dire la verità sugli effetti avversi, mi chiedo con quale serenità essi abbiano sinora messo a tacere la loro coscienza, e se il loro silenzio omertoso e pavido – come quello dei medici, delle forze dell’ordine, dei magistrati, degli insegnanti e dei governanti – non si sia mutato oggi in timida protesta solo perché essi vedono avvicinarsi la resa dei conti e temano per la propria reputazione più che per la salute dei miliardi di persone sottoposte all’inoculazione di un prodotto che sin dall’inizio si sapeva essere pericoloso e persino letale.

 

Il loro silenzio sulla frode pandemica è identico a quello sull’apostasia della Gerarchia Cattolica.

 

E la responsabilità morale che grava su di essi rimarrà come una macchia indelebile di cui dovranno rispondere a Dio, agli uomini e alla Storia.

 

Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

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