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Monsignor Paglia chiede la quinta dose del vaccino mRNA

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In un singolare comunicato stampa, monsignor Paglia chiede la quinta dose del siero genico sperimentale per «fragili e anziani».

 

«Recentemente il Ministero della salute, nella Conferenza Stampa del 9 settembre, ha escluso la possibilità di un nuovo richiamo (la quinta dose) per chi tra i fragili e gli over 80 ha ricevuto il secondo booster nei mesi scorsi» dice il comunicato del monsignore. «Questa posizione esclude quindi che tali soggetti possano ricevere i nuovi vaccini bivalenti Comirnaty e Spikevax, approvati da EMA come dosi booster per tutti i soggetti al di sopra dei 12 anni».

 

Le parole del Paglia quasi sembrano tradire disappunto nei confronti del ministero della Salute diretto da Roberto Speranza, dal quale il vescovo ha un incarico: «Presidente della Commissione per la riforma della assistenza sanitaria e sociosanitaria alla popolazione anziana», formula con cui peraltro firma il comunicato già dal titolo.

 

«La decisione appare ancor più sorprendente alla luce del fatto che lascia fuori tutti coloro che sono oggettivamente a rischio di malattia grave da COVID: over 80 e individui portatori di fattori di rischio».

 

Quindi la presa d’atto della durata esigua della protezione offerta dal vaccino, che però non viene letta come un fallimento tecnologico che distrugge le promesse venduteci da Stato e farmaceutiche, ma anzi come il motivo per chiederne sempre di più.

 

«Vale la pena ricordare che la immunità acquisita con le somministrazioni vaccinali vede declinare il titolo anticorpale già dalla fine del terzo mese e comunque entro il 4°. Moltissimi anziani dunque rischiano forme gravi di infezione».

 

«Per questi motivi chiedo che sia almeno resa possibile una adesione volontaria all’ulteriore dose booster atta a proteggere la popolazione più vulnerabile già vaccinata con quarta dose nei mesi scorsi».

 

E niente, ci sarebbe da stropicciarsi gli occhi e chiedersi: un vescovo più vaccinista di Speranza?

 

Tuttavia, per chi conosce la materia, non c’è di che stupirsi: Paglia è Paglia.

 

Chi ha condotto la battaglia contro la legge Lorenzin nel 2017 ricorda cosa faceva monsignor Paglia all’epoca.

 

Ricordiamo, in quella torrida estate, il comunicato congiunto della Pontificia Accademia per la Vita (da lui diretta per volere del Bergoglio che ve lo ha piazzato), CEI e Associazione medici cattolici italiani (AMCI), dove si tranquillizzava il gregge riguardo al tema dei feti umani usati nella produzione dei vaccini. Una comunicazione uscita, casualmente, della conversione in legge del decreto Lorenzin, che è stato il vero banco di prova per l’obbligo vaccinale mRNA del biennio COVID, green pass e tutto quanto incluso.

 

Se «nel passato i vaccini possono essere stati preparati da cellule provenienti da feti umani abortiti», oggi «le linee cellulari utilizzate sono molto distanti dagli aborti originali» diceva il comunicato unico dell’establishment cattolico-sanitario nazionale. Quindi, accettate pure che i vostri bambini vengano inoculati con questi vaccini fatti con pezzi di esseri umani, non c’è problema, anzi, ci sa proprio che dovete farlo.

 

Perché il risultato fu l’esclusione di bambini non-vaccinati dalle scuole materne cattoliche. La campagna vaccinale su bambini fu anche propalata sulle colonne del giornale dei vescovi Avvenire.

 

Di recente, il Paglia è salito agli onori delle cronache teologiche e biotecnologiche perché un documento della Pontificia Accademia per la Vita,, ha cominciato a vagliare i temi della contraccezione e della riproduzione artificiale. Il Paglia avrebbe inoltre detto in TV di ritenere la legge abortista genocida 194/78 un «pilastro della vita sociale».

 

Ricordiamo che monsignor Paglia, pezzo grosso della comunità di Sant’Egidio (che esprime l’attuale segretario CEI, il cardinale arcivescovo di Bologna Zuppi), ricopre in Vaticano i ruoli di Presidente della Pontificia Accademia per la Vita (PAV) nonché di Gran Cancelliere del Pontificio istituto Giovanni Paolo II. Era stato presidente del Pontificio consiglio per la famiglia fino alla sua soppressione per Motu Proprio da parte di Bergoglio, che contestualmente lo mise al capo della PAV.

 

Oltre alle cariche vaticane, il vescovo, in una sognante continuità tra Stato italiano e Santa sede, ha ottenuto dal ministero della Salute il ruolo di presidente della Commissione per la riforma della assistenza sanitaria e sociosanitaria alla popolazione anziana, una commissione istituita da Speranza per decreto dove è stato messo al vertice il prelato dal primo momento.

 

 

I media italiani riportarono il caso di una pittura al Duomo di Terni commissionata dal Paglia, che fu definita «affresco omoerotico».

 

 

 

 

 

 

 

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