Pensiero

I sindacati scrivono a Draghi e invocano l’obbligo vaccinale per i lavoratori

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I segretari generali di CGIL, CISL e UIL – la cosiddetta «Triplice», l’eterna trimurti di sigle sindacali più importanti del Paese – l’altro giorno hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi.

 

Come aveva anticipato Renovatio 21 qualche settimana fa, ai sindacati al momento sembra interessare di partecipare al tavolo del PNRR, la pioggia di fondi per la ricostruzione post-pandemica.

 

Di fatto, nella missiva a firma dei segretari Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, si parte sottolineando che «l’incontro svolto lo scorso 2 agosto si era concluso con l’impegno della Presidenza del Consiglio a convocare per i primi giorni di settembre un apposito incontro per affrontare i temi relativi alla realizzazione del Protocollo con le parti sociali sul PNRR, alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, ad una verifica dell’intesa realizzata lo scorso 29 giugno sui temi della tutela dell’occupazione e dell’uso degli strumenti alternativi ai licenziamenti».

 

Notate, nel discorso, la posizione della questione Recovery Fund.

 

Secondo la logica, quindi, per i sindacati oggi il vaccino è più importante del lavoro, la siringa vale più del pane

Tuttavia, è il finale che contiene la rivelazione che tutti aspettavamo.

 

«Confermiamo inoltre il nostro impegno affinché attraverso lo strumento della vaccinazione e la piena applicazione dei protocolli sulla sicurezza, il nostro Paese possa uscire definitivamente dalla crisi pandemica che stiamo vivendo».

 

E quindi, per essere concreti (corsivo nostro):

 

«In particolare Le ribadiamo il nostro assenso ad un provvedimento che, in applicazione della nostra Carta, il Governo decida di assumere finalizzato a rendere la vaccinazione obbligatoria quale trattamento sanitario per tutti i cittadini del nostro Paese».

 

Questo è il finale della lettera.

 

In pratica, gli organi a tutela dei lavoratori danno il via libera: o ti vaccini o perderai il lavoro.

È chiaro che perduta la funzione primaria – proteggere i propri membri – un ente perde anche la sua legittimità.

 

Secondo la logica, quindi, per i sindacati oggi il vaccino è più importante del lavoro, la siringa vale più del pane.

 

È chiaro che perduta la funzione primaria – proteggere i propri membri – un ente perde anche la sua legittimità.

 

Ci chiediamo: quanti dei lavoratori iscritti alla Triplice saranno messi in strada? Quanti vedranno la propria famiglia sfasciata dal vaccino draconiano? E quanti invece per evitare la fame finiranno per accettare un’iniezione che non vogliono? Quanti di loro saranno soggetti a una delle – rarissime! – reazioni avversa di questi farmaci sperimentali?

 

Voliamo più basso: quanti iscritti ai sindacati oggi stesso pranzano fuori dalla mensa? Cosa fa il sindacato per tutelare la dignità di questi lavori?

 

Nulla, anzi, meno di nulla: proseguirà la politica di discriminazione sanitaria messa in atto dal governo pandemico, creando tutti i presupposti per l’apartheid biotico – e il conseguente conflitto che, per quanto i dirigenti beoti non lo capiscono, si innescherà, con esiti ancora più incogniti di quelli dei vaccini mRNA.

 

Si trattava solo di capire quanto i sindacati volessero far attendere l’allineamento con Confindustria (avete presente, «il padrone») che l’obbligo vaccinale lo ha discusso prima ancora del governo

Non ci meravigliamo di questo passo dei sindacati. Chi ha seguito negli anni Renovatio 21 saprà che il sindacato da lungo tempo porta avanti campagne vaccinali, con campagne specie per gli anziani – una categoria che non troppi anni fa i professori di medicina insegnavano a non vaccinare. Invece che pensare alla condizione dei lavoratori sempre più instabile, i sindacati sentivano il bisogno di siringa: se riuscite a spiegarvi perché, siete bravi. Anche perché abbiamo visto che riguardo ad uno dei principali produttori di vaccini in Italia, negli anni scorsi, si è cominciato a parlare di «licenziamenti collettivi», alla faccia dei sindacati vaccinatori.

 

E poi ve lo avevamo detto: si trattava solo di capire quanto i sindacati volessero far attendere l’allineamento con Confindustria (avete presente, «il padrone») che l’obbligo vaccinale lo ha discusso prima ancora del governo.

 

E allora: quale senso hanno ancora i sindacati?

 

Di certo, ci sono i miliardi di euro che vi circolano, e relativi incredibili emolumenti dei dirigenti, quelli che ogni tanto finiscono in qualche tonitruante inchiesta giornalistica per poi svanire come lacrime nella pioggia.

 

Quale legittimità hanno ancora questi sindacati? Chi rappresentano?

E poi c’è il concertone del Primo Maggio, che di fatto è l’unica cosa che durante l’anno il cittadino medio ricorda riguardo al lavoro dei sindacati.

 

È giusto così: al concertone romano suonano i sudici musici del conformismo più trito (quelli, vuoti e codardi, che abbiamo visti rivelarsi durante la pandemia in tutta la loro indegna nullità) per un pubblico di giovani ebeti e sterili che, ad occhio e croce, non lavorano e non hanno intenzione di farlo. Il tutto mentre riemerge una schiavitù, dove il lavoro può impedire, tanto per dire qualcosa di fondamentale, di mettere su famiglia.

 

E quindi, domandiamo ancora: quale legittimità hanno ancora questi sindacati? Chi rappresentano?

 

 

 

 

 

 

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