Guerra cibernetica

Camion canadesi, hackerato il sito di finanziamento GiveSendGo: può partire il doxxing contro i donatori

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La scorsa domenica è stato colpito con un attacco hacker il sito di crowdfunding GiveSendGo, che stava raccogliendo e distribuendo donazioni da tutto il mondo a favore dei camionisti in protesta ad Ottawa.

 

Come noto, i camionisti avevano iniziato a raccogliere fondi in crowdfunding su GoFundMe, una piattaforma più conosciuta. Ad un certo punto GoFundMe aveva bloccato la campagna e congelato i fondi, dicendo che le donazioni sarebbero state ridirette verso altri enti caritatevoli, non è dato di capire se di scelta della società o degli autori della campagna.

 

Gli organizzatori della protesta erano quindi ripiegati su GiveSendGo, un sito di crowdfunding di matrice cristiana. In breve tempo la campagna aveva racimolato l’equivalente dei fondi bloccato da GoFundMe, circa 8, 6 milioni di dollari.

La privacy violata può aprire alla pratica del doxxing, ossia lo sputtanamento online di singole persone di modo da creare problemi nella loro vita reale, a livello professionale e relazionale

 

Il governo canadese aveva ordinato a GiveSendGo di congelare i fondi destinati al Convoy of Freedom, ma la società aveva risposto dicendo che non il governo di Ottawa non aveva alcuna giurisdizione su GiveSendGo, società americana.

 


 

Quindi, ecco che casualmente capito questo attacco cibernetico, che espone la lista di tutti i donatori. La privacy violata può aprire alla pratica del doxxing, ossia lo sputtanamento online di singole persone di modo da creare problemi nella loro vita reale, a livello professionale e relazionale.

 

Si è trattato di un attacco in grande stile: gli hacker hanno postato un video tratto dal film Disney Frozen (con allusione al conto congelato) con a scorrere un intero manifesto contro la protesta dei camion. Lo stesso sito Givesendgo era stato ridiretto verso un’altro indirizzo, GiveSendGone, che celebrava il KO informatico del crowdfunding cristiano.

 

 

È piuttosto raro, per non dire incredibile, lo zelo conformista dei presunti hacker, che invece che prendere le parti della protesta come suggerirebbe l’idea del pirata anarchico, si schierano con il potere costituito, divenendo pasdaran del regime di Trudeau junior.

«Il governo canadese vi ha informato che i soldi che voi stronzi avete raccolto per finanziare un’insurrezione sono stati congelati» minaccia il manifesto dei presunti hacker

 

«Il governo canadese vi ha informato che i soldi che voi stronzi avete raccolto per finanziare un’insurrezione sono stati congelati» minaccia il manifesto dei presunti hacker.

 

«La banca TD ha congelato diversi conti» dicono i pirati, gioendo delle giuste azioni di ritorsione di un grande ente bancario nazionale: le banche e gli hacker sono da sempre grandi amici.

 

«Avete contribuito a finanziare l’insurrezione del 6 gennaio negli Stati Uniti». Un riferimento al fallito golpe trumpiano non poteva mancare. No.

 

«Avete aiutato a finanziare un’insurrezione a Ottawa». Il linguaggio tende a somigliare a quello di certi consiglieri comunali della capitale, che hanno parlato proprio di «insurrezione» e «terrorismo».

 

«In effetti, vi impegnate a finanziare qualsiasi cosa che tenga acceso il fuoco furioso della disinformazione fino a bruciare le democrazie collettive del mondo». Eccerto, ora gli hacker difendono le democrazie collettive mondiali, qualunque cosa questa espressione voglia dire.

 

«A nome delle persone sane di tutto il mondo che desiderano continuare a vivere in una democrazia, ora vi sto dicendo che GIVESENDGO stesso è congelato».

 

Il manifesto attacca quindi il «convoglio di camion per protestare contro i requisiti dei vaccini», suggerendo che i leader delle proteste sono «noti estremisti che hanno pubblicamente dichiarato di voler rovesciare il governo» e «hanno tenuto una città in ostaggio per settimane mentre terrorizzavano la pacifica cittadini che ci abitano». Pirati pro quiete pubblica.

 

Insomma, democratici hacker vaccinisti pro-governativi. Quindi hacker OGM. Anzi, hacker mRNA. Non una grinza.

 

Infine, ecco qualcosa di mai visto prima d’ora, una tirata di «complottismo hacker».

 

«Ora sono in corso o pianificati convogli di camion in tutto il mondo», continua il testo sulle immagini di Frozen.

 

«Qualcuno ha davvero pensato a quanto sia pericoloso, soprattutto in questi tempi? I governi e le forze dell’ordine devono considerare la possibilità che alcune di queste persone non siano semplicemente dei normali camionisti e siano stufe di mascherine e vaccini».

 

«La possibilità che un movimento di convogli come questo possa essere una copertura per un tipo di attacco di cavalli di Troia in cui estremisti e gruppi di milizie possano arrivare in gran numero con le armi, grandi convogli di camion che si spostano nelle capitali sembrerà normale dato il tema della queste proteste mondiali».

 

Insomma, un colpo di Stato mondiale di gente armata che si sposta in camion, come in un Mad Max qualsiasi. Una prospettiva tremenda quanto concreta. Per fortuna, sventata dagli hacker che hanno sistemato un sito di crowdfunding esponendo i dati personali dei suoi utenti, che magari hanno donato 5 dollari neanche potendo permetterselo, perché a causa degli obblighi vaccinali hanno perso il lavoro.

Domanda: un hacker che sta dalla parte dello Stato, come si può chiamare? Hacker di Stato?

 

Domanda: un hacker che sta dalla parte dello Stato, come si può chiamare? Hacker di Stato?

 

Non so a voi, ma a noi tutta questa storia ricorda un momento stranissimo del 2013, quando quello che si pensava il partito informatico per eccellenza, il M5S, entrò in Parlamento. Ad un mese dalle elezioni, alcuni deputati grillini furo oggetto di un attacco cibernetico. Furono trafugate le email alcuni deputati, tra cui vi erano, nel caso di una onorevole del partito di Grillo, alcune foto molto intime. Un fantomatico gruppo chiamato «Hacker del PD» rivendicò il ciberattacco. Secondo la trasmissione TV Le Iene, il gruppo era invece interno al M5S. L’interessata smentì.

 

Come sempre, nel caso della guerra cibernetica, è impossibile capire chi davvero sia l’attaccante.

 

Nel frattempo, per non saper né leggere né scrivere, il governo Trudeau sta pensando di perseguire anche chi scambia criptovalute: una forma di finanziamento della protesta impossibile da fermare.

 

 

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