Geopolitica

Chi c’è dietro l’ECOWAS?

Pubblicato

il

La Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) è entrata nelle cronache dopo il cambio di governo in Niger, come potenziale organizzatore di un intervento militare contro la nuova giunta di Niamey al fine di reintegrare il presidente deposto Bazoum.

 

L’ECOWAS si è mosso rapidamente dopo il colpo di Stato, imponendo sanzioni che includevano l’interruzione delle importazioni di elettricità in Niger dalla vicina Nigeria, e arrivando a dare al governo militare un ultimatum per lasciare il potere e restaurare il presidente Mohamed Bazoum. Come noto, la scadenza è arrivata e passata senza che accadesse nulla.

 

Tuttavia, la minaccia dell’intervento militare organizzato dall’ECOWAS non è vana: «dal 1990, l’ECOWAS ha lanciato interventi militari in sette paesi dell’Africa occidentale, l’ultimo dei quali in Gambia nel 2017», scrive Alan Macleod nel suo articolo sulla testata della sinistra americana MintPress News, intitolato «Oltre il Niger: come l’ECOWAS è diventato uno strumento per l’imperialismo occidentale in Africa».

 

Gli USA stanno di fatto spingendo per il coinvolgimento dell’ECOWAS: «gli Stati Uniti accolgono con favore e lodano la forte leadership dei capi di Stato e di governo dell’ECOWAS per difendere l’ordine costituzionale in Niger, azioni che rispettano la volontà del popolo nigerino e si allineano con l’ECOWAS e l’Africa Principi dell’Unione di “tolleranza zero per il cambiamento incostituzionale”», ha affermato il Dipartimento di Stato americano.

 

La Francia, l’ex Paese colonizzatore del Niger, ha denunciato il colpo di stato come «completamente illegittimo» e ha sostenuto «gli sforzi dell’ECOWAS per sconfiggere questo tentativo di golpe».

 

Il vice segretario di Stato ad interim Victoria Nuland ha suggerito che gli stessi Stati Uniti potrebbero intervenire militarmente: «non è nostro desiderio andarci, ma loro [il nuovo governo nigerino] potrebbero spingerci a quel punto».

 

Il contrasto tra il sostegno degli Stati Uniti all’intervento militare nel caso del colpo di stato in Niger e il sostegno – da parte della stessa Nuland! – al colpo di Stato del 2014 in Ucraina, dice molto sull’importanza attribuita all’«ordine costituzionale».

 

Quando il Burkina Faso ha avuto un colpo di Stato nel 2022, l’ECOWAS non ha nemmeno imposto sanzioni. Ma il Niger ha consentito lo stazionamento di truppe francesi (comprese quelle cacciate da paesi vicini come il Burkina Faso e il Mali) e di circa 1.100 soldati statunitensi dislocati in una mezza dozzina di basi in tutto il Paese.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Niger è anche la fonte di circa un terzo dell’uranio che la Francia utilizza per fornire la maggior parte della sua elettricità. Quattro settimane prima del golpe il Niger aveva siglato un accordo per l’uranio anche con Pechino – si tratta, come noto, di un mercato dominato per lo più dalla Russia.

 

Il Burkina Faso e il Mali hanno dichiarato che «qualsiasi intervento militare contro il Niger significherebbe una dichiarazione di guerra contro il Burkina Faso e il Mali», e l’Algeria (un’altra ex colonia francese…) ha avvertito che non tollererà l’intervento militare.

 

Burkina Faso e Mali si stanno muovendo verso la formazione di una federazione. «Il processo è in corso» ha riferito Ibrahim Traoré, il leader del Burkina Faso.

 

Le osservazioni di Stati Uniti, Regno Unito e Francia sulla democrazia, l’ordine costituzionale e le regole mostrano l’ipocrisia assoluta dell’Occidente, visto che sono norme che violano impunemente, e sempre più evidentemente, tra elezioni truccate e persecuzioni di oppositori e della stessa popolazione, anche e soprattutto in casa loro.

 

Nel famoso, denso discorso che il presidente russo Vladimir Putin fece a poche ore dalla guerra ucraina, l’Occidente venne definito «l’impero della menzogna».

 

Come dargli torto?

 

 

 

 

 

Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

 

 

Più popolari

Exit mobile version