Spirito
Tradizioni cattoliche in famiglia, una piccola inchiesta personale
Le tradizioni cattoliche che hanno da sempre contrassegnato e scandito la vita dei fedeli, sembrano perse nella notte dei tempi senza possibilità di recupero o di memoria per i più, tanto che lo stesso Concilio Vaticano II pare abbia voluto passare un colpo di spugna sopra molti di questi concetti cancellandoli definitivamente o in taluni casi sostituendoli con delle nuove preghiere.
L’eredità che abbiamo raccolto dai nostri avi è un piccolo tesoro spirituale da preservare, proteggere e far rimanere vivo in noi, nelle nostre famiglie e con le persone che ci circondano.
Padre Giuseppe Ave, sacerdote della bellissima chiesa di San Filippo Neri di Perugia, ci ricorda dei concetti fondamentali.
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«Io inizierei sottolineando la differenza tra Tradizione e tradizioni (Tradizione con la “T” maiuscola e tradizioni con la “t” minuscola). La Tradizione è l’insieme delle verità che la Chiesa ha trasmesso nel corso del tempo. Questo discorso della Tradizione e delle tradizioni parte dal Concilio di Trento [metà del Millecinquecento, ndr]. Il Concilio dice che la Verità per i cattolici è formata da due fiumi che vanno nello stesso mare che è la Verità. Come posso io sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato e cosa è vero e cosa è falso? Un fiume è la Parola di Dio e un fiume è la Tradizione e cioè l’insieme delle verità trasmesse dalla Chiesa nel corso dei secoli».
«Fanno parte della Tradizione i Sacramenti» dice il padre. «Non trovo tutti i sacramenti nella Bibbia, ma li trovo nella Tradizione della Chiesa. L’insieme delle verità ce le hanno trasmesse i concili, ed ecco perché abbiamo un grosso problema con il Concilio Vaticano II, perché è un concilio pastorale. Quest’ultima parola inventata proprio in quell’occasione o recuperata in maniera storta, fa sì che questo concilio facciamo fatica a recepirlo nella Tradizione, perché la Tradizione deve essere qualcosa di normato. Il Concilio di Trento dice “Questa è la Verità e chi non ci crede sia fuori dalla Chiesa». Quelle sono le Verità senza le quali non si è cattolici. I Sacramenti, i Santi, ad esempio.
Cosa sono le tradizioni? Le tradizioni sono l’insieme delle modalità con le quali il popolo di Dio si è espresso nel corso del tempo per esprimere la propria Fede, una forma di preghiera. Noi abbiamo delle tradizioni secolari e delle tradizioni più recenti, delle tradizioni universali e delle tradizioni più locali.
Le tradizioni universali hanno un peso diverso, quali il Rosario, la Via Crucis o le preghiere del mattino e della sera, che fanno parte delle tradizioni del popolo di Dio. Molte di queste preghiere le abbiamo totalmente perse. Le tradizioni cattoliche invece sostengono il popolo di Dio, perché ci legano con il nostro passato con i nostri genitori, i nostri nonni e i nostri antenati».
Ricordo sempre mia nonna che fino al suo ultimo giorno di vita si ricordava delle tradizioni cattoliche che hanno fatto da sempre parte del suo vivere. Rammento quando mi diceva delle Quarantore nella Settimana Santa, che sono una pratica devozionale consistente nell’adorazione per quaranta ore continue del Santissimo Sacramento. Il Rosario quotidiano che tutti i giorni alle 18:00 ha sempre recitato.
Sono tante le nostre care tradizioni ed è bene ricordarle affinché non ci si dimentichi.
La Via Crucis nei venerdì di Quaresima. La Quaresima stessa, nella quale ogni cattolico dovrebbe fare digiuno di qualcosa. Pratica anche questa estremamente depotenziata. Ci sarebbe il digiuno dalle carni il mercoledì delle Ceneri, i giorni di vigilia e tutti i venerdì dell’anno, tanto che per molti anni in casa mia ogni venerdì si mangiava il pesce e non la carne.
L’usanza di accendere le candele benedette quando una persona sta morendo, per la nascita di un figlio e per il parto delle donne, o durante le tempeste, oppure semplicemente per pregare.
Sia l’olio che il sale si possono far benedire per esorcizzare e per chiedere la guarigione degli ammalati. Custodire l’acqua benedetta in una piccola acquasantiera vicino al letto per segnarsi prima di coricarsi, al mattino quando ci si sveglia o prima di pregare.
Accendere le quattro candele dell’Avvento nelle chiese, ma anche nella tavola di casa per aspettare il Santo Natale.
Il presepe è un’altra tradizione imprescindibile che ultimamente è vilipeso e deriso da una società dall’animo sempre più sordido e meschino.
Il crocifisso nelle aule pubbliche che viene tolto per non turbare la sensibilità di chi non è cattolico. Nella scuola dove insegno nelle aule non vi è più traccia. Una richiesta che arriva da un mondo sempre più laicizzato e da una Chiesa che non sa più tenere il punto in una controversia come questa, rimanendo silente e facendo spallucce così da accondiscendere ai vizi perversi del mondo moderno.
La messa quotidiana per un cattolico un tempo era una pratica molto rispettata che fa parte delle tradizioni, mentre le messe domenicali e di precetto fanno parte della Tradizione. Prima di andare al lavoro o di andare a scuola, è cosa buona andare a messa. Ricordo che sia alle scuole elementari, che alle scuole medie, il mio parroco don Giuseppe Gioia – da poco scomparso – insisteva molto per farci partecipare all’Eucarestia. Pratica totalmente scomparsa o quasi.
Mia zia Lina, pia donna morta in grazia di Dio, tutte le mattine alle sei e mezzo andava a messa prima di iniziare il suo servizio lavorativo fino a che Dio le ha consentito di poter essere indipendente e poter uscire di casa. Quando la salute non glielo permise più, ha sempre pregato quotidianamente fino all’ultimo dei suoi giorni quando – parole sue in punto morte – è stata portata in cielo dagli Angeli con la presenza della Vergine Maria. Un esempio profondo di cristianità che cerco impietosamente e umilmente di imitare.
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La Santa Messa è la preghiera più importante che esiste, perché c’è la transustanziazione e non è esattamente la stessa cosa che accendere una candelina in casa. Non possiamo dimenticare i «predicatori laici televisivi» che in era pandemica, pontificando nei salotti televisivi, visto il diktat di non celebrare le messe e chiudere le chiese, ci dicevano di pregare in casa che tanto era la stessa cosa. Il Burioni fu il capofila di questa «nuova dottrina scristianizzata», ma soprassediamo.
Un’altra tradizione è la benedizione nelle case durante il periodo di Quaresima o nel tempo di Pasqua e la benedizione dei cibi pasquali.
La benedizione degli animali nel giorno di Sant’Antonio che ancora nel mio quartiere è sentita e praticata che Don Antonio Paoletti porta ancora avanti con fede.
Il Corpus Domini quale tradizione legata alla solennità cristiana universale che fu istituita ad Orvieto da papa Urbano IV nell’agosto 1264. Qua in Umbria viene celebrata in ispecie a Spello dove in quel santo giorno vi è la famosa infiorata.
Per la festività di San Pietro e Paolo c’è la tradizione della barca che consiste nel porre, nella notte fra il 28 e il 29 giugno, un contenitore di vetro riempito d’acqua all’esterno della casa, e nel far colare nell’acqua un albume d’uovo. Il contenitore deve essere lasciato per tutta la notte all’aria aperta, per assorbire la rugiada. Il mattino seguente si dovrebbero trovare nell’acqua delle strutture, formate dall’albume, che ricordano le vele di una barca a vela o un veliero. Secondo la vulgata sarebbero prodotte da san Pietro, che soffiando nel contenitore di vetro fa assumere all’albume la giusta conformazione. Una cosa simile si fa anche per la ricorrenza di San Giovanni Battista.
Ogni città, ogni paese, ogni frazione in Italia ha tanti santi da ricordare ognuno con le sue usanze e con le sue devozioni.
Inoltre padre Giuseppe Ave ci ricorda che «le processioni sono importantissime. In uno dei miei libri ho scritto che a Perugia, all’inizio del Milleseicento, quando arrivarono i padri di San Filippo, c’erano ventiquattro processioni ordinarie, almeno due al mese. Senza contare poi quelle straordinarie».
La processione del Cristo morto la sera del venerdì Santo. Le Rogazioni nei periodi prima del raccolto che altro non erano che processioni propiziatorie sulla buona riuscita delle seminagioni. Mio nonno quando seminava qualcosa nell’orticello dietro casa, metteva nel terreno una croce di legno come segno di ringraziamento per il raccolto che verrà. Le Quattro tempora – quattro distinti gruppi di tre giorni presenti nel rito romano della Chiesa cattolica – originariamente legati alla santificazione del tempo nelle quattro stagioni con tanto di messe e di preghiere, oggi sono scomparse.
In un tempo preconciliare nel Celebret – documento di autorizzazione da parte della Chiesa cattolica che indica il permesso di celebrare la messa ed amministrare i sacramenti – nel retro vi era scritto «si fa divieto al prete di andare al cinema, entrare nei bar, eccetera…». Oggi ci suonano strane queste parole, ma erano un monito di distinzione e rispetto dei ruoli. Adesso nemmeno lo si chiede più questo documento a chi celebra, figuriamoci se vi sono riportati e rispettati questi «divieti».
Il clero che si è adattato al mondo forse ha mancato quell’obiettivo di attrarre a sé più fedeli, anzi, sembra quasi che sia stato controproducente. E se certe tradizioni secolari le dimenticano anche i sacerdoti, figuriamoci i fedeli che sempre di più fanno fatica a entrare in una sfera cattolica semplice, ma tradizionale.
Non a caso molti di coloro che si convertono e si avvicinano per la prima volta al cattolicesimo, abbracciano la Fede più tradizionale, quella anteriore al Concilio Vaticano II, con le sue millenarie, suggestive e profonde ritualità. Forse i porporati dovrebbero chiedersi più di un perché.
Sarebbe molto bello se un cristiano a tutt’oggi avesse le giornate scandite da una ritualità di preghiere e tradizioni cattoliche. È rimasto ben poco di tutto ciò, ma noi qua cerchiamo, per quanto possibile, di mantenere viva una memoria che fa sempre più fatica a rimanere in vita.
Come ci ricorda impeccabilmente Don Mauro Tranquillo: «La presenza della Chiesa e la Chiesa stessa è in grande crisi. Vediamo che il clero sta scomparendo. Se dall’alto viene questo tipo di impostazione non è che poi si può pretendere chissà cosa dai fedeli. Certamente c’è stata la secolarizzazione, il cambiamento dei costumi, della popolazione, ma soprattutto manca la predicazione della fede cattolica da parte del clero dall’alto in basso».
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Queste tradizioni aiutavano molto il credente a sentirsi a casa nella Chiesa e nel momento in cui sono state gettate nel dimenticatoio, la gente si è trovata spiazzata e si è creata nel corso del tempo le «proprie tradizioni» recitando una serie di preghiere in maniera quasi scaramantica, tramutate in una vacua routine, come se ognuno di noi si cucisse in dosso una sua fede cristiana dettata dalle sue abitudini e non da quelle della Chiesa. La Tradizione della Chiesa aiutava il fedele a orientarsi in ogni giorno dell’anno con le sue preghiere, i suoi riti ricorrenti atti a celebrare quel momento o quei santi in calendario.
È nostro dovere mantenere viva la Fede e non ci si può esimere dal fare il nostro dovere fino all’ultimo. Il nostro è un dovere soprannaturale e basare il tutto sulle forze terrene e sostenere che non possiamo fare nulla non ha senso. La nostra è una battaglia spirituale
Riprendiamoci queste tradizioni, senza inventarne di nuove, perché rappresentano la nostra storia, la nostra Fede e la nostra preghiera verso Nostro Signore.
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Immagine «Dülmen, St.-Viktor-Kirche, Innenansicht, Krippe» di Dietmar Rabich via Wikimedia pubblicata su licenza Attribution-ShareAlike 4.0 International