Oligarcato

Soros sta per chiudere la maggior parte dei progetti in UE

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La Open Society Foundations di George Soros chiuderà gran parte delle sue operazioni con sede nell’UE e finanzierà le sue cause liberali altrove. Lo riporta Reuters, che cita un’e-mail interna.

 

Non è tuttavia chiaro dove Soros dirigerà i suoi sforzi, anche se è noto che negli ultimi anni l’anziano speculatore miliardario si è speso per un cambio di regime in Cina.

 

«In definitiva, la nuova direzione strategica approvata prevede il ritiro e la cessazione di gran parte del nostro attuale lavoro all’interno dell’Unione Europea, spostando la nostra attenzione e l’allocazione delle risorse in altre parti del mondo», affermava l’e-mail ai dipendenti.

 

Un portavoce della Open Society Foundations ha detto a Reuters che la ONG continuerà a distribuire alcune sovvenzioni in Europa, tra cui Ucraina, Moldavia e Balcani occidentali. Queste sovvenzioni saranno distribuite a fondazioni a livello nazionale, su una scala «da determinare nei prossimi mesi», ha detto il portavoce.

 

Soros è meglio conosciuto nell’UE per aver finanziato organizzazioni pro-immigrazione e pro-LGBTQ, attività che lo hanno reso oggetto di furenti attacchi nella sua nativa Ungheria. La sua ONG ha trasferito la sede di Budapest a Berlino nel 2018, quando il governo ungherese ha approvato la legge «Stop Soros», che criminalizza le organizzazioni straniere che aiutano gli immigrati clandestini.

 

Negli ultimi anni, Soros è diventato sempre più esplicito nelle sue critiche al governo comunista cinese, con l’anziano miliardario che lo scorso anno ha lanciato un appello per un cambio di regime a Pechino. La cacciata del presidente cinese Xi Jinping, ha affermato, «rimuoverebbe la più grande minaccia che le società aperte affrontano oggi e dovrebbero fare tutto ciò che è in loro potere per incoraggiare la Cina a muoversi nella direzione desiderata».

 

Prima di istituire la Open Society Foundations, Soros ha finanziato manifestanti filo-occidentali nella Cina degli anni Ottanta. Pechino ha affermato che le operazioni cinesi di Soros erano una copertura per la CIA e le ha chiuse dopo scontri mortali tra rivoltosi e truppe governative in piazza Tiananmen nel 1989, ricorda il sito russo RT.

 

Il fatto che la ONG rivolga o meno la sua attenzione all’Asia orientale dipenderà da come il figlio di Soros gestisce l’impero di suo padre. La Open Society Foundations ha annunciato a giugno che il 37enne Alex Soros avrebbe assunto il controllo dell’organizzazione dal padre di 93 anni, e mentre George Soros ha fatto notizia condannando il Partito Comunista Cinese, Alex si è concentrato sul Partito Repubblicano negli Stati Uniti.

 

Alex Soros ha dichiarato al Wall Street Journal che intende continuare a incanalare denaro verso politici, pubblici ministeri e gruppi di attivisti democratici nel tentativo di impedire all’ex presidente Donald Trump di vincere le elezioni del prossimo anno. «Per quanto mi piacerebbe ottenere soldi dalla politica, finché lo farà l’altra parte, dovremo farlo anche noi», ha detto al giornale.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Soros junior, filosofo laureato con una tesi sul «Dioniso ebraico», ha incontrato papa Francesco in Vaticano assieme a Bill Clinton poche settimane fa. Alex Soros avrebbe inoltre visitato la Casa Bianca di Biden almeno 14 volte.

 

Oltre che alla battaglia contro Xi, che di fatto potrebbe coinvolgere anche una faida cinese dello speculatore con il mega-fondo private equity BlackRock, George Soros negli ultimi mesi ha sottolineato la sua volontà di aiutare progetti di geoingegneria, in particolare con la diffusione tramite grandi aerei di sostanze chimiche sopra i cieli dell’Artico.

 

Open Society sotto la nuova gestione ha annunciato licenziamenti di massa per almeno il 40% del personale, mentre continuano i finanziamenti all’Ucraina, di cui lo speculatore prevede la «vittoria finale». La Russia intanto mette al bando le ONG da lui finanziate.

 

In una storia emersa nel 2021, si è appreso che sei donne accusavano di violenza sessuale l’ex manager finanziario e braccio destro di George Soros Howard Rubin. «Secondo le vittime, Rubin, 66 anni, sposato, pagava loro anche 5.000 dollari per sessioni sadomaso nella prigione sotterranea che aveva costruito nel suo appartamento di Manhattan» aveva scritto il quotidiano britannico Daily Mail.

 

Mesi fa, davanti ad una improvvisa e non veritiera notizia della sua morte, Soros scrisse su Twitter che era ancora vivo, causando un grande sentimento di delusione e amarezza in rete.

 

 

 

 

 

Immagine di Harald Dettenborn www.securityconference.de via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Germany (CC BY 3.0 DE)

 

 

 

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