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Piano Nazionale: fra “democrazia” e collusioni

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Avevamo lasciato in sospeso, proprio nella scorsa puntata, il discorso annesso alle purghe previste per chi si sottrarrà al Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019, viste le ovvie difficoltà del voler rendere formalmente obbligatorio ciò che obbligatorio – almeno per ora – non è.

 

A questo proposito va ricordato quello che la stampa si scorda puntualmente (e casualmente) di ricordare alla popolazione, e cioè che nonostante i presunti obblighi e minacce, il PNPV 2017-2019 prevede il rifiuto alla vaccinazione: una volta ricevuto il rammendo di vaccinare il proprio figlio i genitori possono (sarebbe meglio dire devono) presentarsi all’incontro previsto con l’ASL locale per rifiutare la vaccinazione; a questo incontro dovrà aver già preceduto una raccomandata ove vengono esplicitati nel dettaglio i motivi del rifiuto o comunque del temporeggiamento. Di conseguenza tale rifiuto verrà registrato nel programma vaccinale tra i dissensi temporanei o definitivi, a seconda della scelta dei genitori.
Tutte queste decisioni saranno annotate nella cosiddetta scheda vaccinale informatizzata, ivi i dati relativi alla gestione del rifiuto.

 

L’annesso purgativo però conosce grandi rimedi, specie in tema di “ricatti”, come evidenziano le proposte di Legge da parte di alcune Regioni d’Italia, come Emilia-Romagna e Toscana, le quali vorrebbero introdurre l’obbligatorietà vaccinale prescritta dalla normativa vigente perché i bambini possano accedere agli asili nido e scuole dell’infanzia. Si può comprendere l’assurdità e la tirannia in questo caso, giacché, come dicevamo nel precedente articolo, si vuole intervenire a favore della profilassi obbligatoria ricattando i genitori, epperò senza offrir loro la possibilità di effettuare le sole vaccinazioni obbligatorie sui piccoli figli.

 

Visto l’argomento è opportuno citare, a questo proposito, la sentenza della Corte Costituzionale sul c.d. “dovere di solidarietà”, ricordando che esso non può spingersi fino al punto di postulare il sacrificio della salute di ciascuno per la tutela della salute degli altri, visti e conosciuti i rischi che una vaccino, in quanto farmaco, può comportare.
Infatti, se «il rilievo costituzionale della salute come interesse della collettività» esige che, «in nome di esso, e quindi della solidarietà verso gli altri, ciascuno possa essere obbligato, restando così legittimamente limitata la sua autodeterminazione, a un dato trattamento sanitario, anche se questo importi un rischio specifico», tuttavia esso non postula il sacrificio della salute di ciascuno per la tutela della salute degli altri» (Corte Cost. n. 107/2012).

 

Siccome poi spesso ci viene propinato l’ideale di democrazia – vera e propria schifezza moderna – è giusto far notare come, proprio in virtù della sua effettiva inesistenza, esso sia fatto rispettare solo quando lorsignori lo ritengono opportuno. In altri casi la “democrazia” diventa ciò che in effetti è realmente, ovvero la più alta forma di tirannia – come saggiamente insegna Platone. E vediamo perché nello specifico nostro caso.
L‘introduzione dell’obbligo vaccinale nel minore per avere libero accesso alle strutture scolastiche di ogni ordine e grado si contrappone a:
-Artt. 3 e 32 della Costituzione della Repubblica Italiana;
-Circolare del Ministero della Salute n.6 del 20 aprile 2000;
-Art. 5 della Convenzione internazionale di Oviedo (ratificata con legge 145/2001);
-Convenzione sui diritti dell’infanzia.

 

Queste già bastano, seppur si potrebbe tranquillamente ampliare la lista delle normative che contrastano con l’effettiva volontà delle Regioni che vogliono attuare il PNPV in modo assolutamente drastico e tirannico.

 

Sempre riferendosi al vaccino quale farmaco, e quindi suscettibile a reazioni avverse, è evidente come quanto più maggiore sarà l’assunzione di farmaci, tanto più questo implicherà un maggiore rischio di complicazioni.
Ma oltre a questo, deliberare sull’obbligo vaccinale per l’ingresso nelle strutture scolastiche pare costituire una vera e propria violenza privata e un obbligo al quale è più che lecito opporsi, giacché “non si può costringere nessun genitore a sottoporre il figlio alla vaccinazione non obbligatoria per legge, quindi è indiscutibile il suo diritto ad accettare solo quelle obbligatorie e non le altre …” (TAR FVG n. 20/2017).

 

Un’ultima nota in calce al discorso che ci ha visti approfondire, seppur molto brevemente, il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019, fortemente voluto dal Ministero della Salute, riguarda proprio uno dei vaccini che sarà esteso in modo gratuito all’interno di esso. Trattasi del vaccino anti-HPV (Papilloma virus), oggi già gratuito per le adolescenti e che vedremo esteso anche ai ragazzi (maschi).
Sorvoliamo (almeno per questa volta) sullo squallore legato al messaggio subliminale – e forse nemmeno troppo – impresso dentro al richiamo per le ragazzine di 11 anni, alle quali di fatto viene detto di affrettarsi a vaccinarsi perché di lì a pochi anni dovranno iniziare a consumare rapporti sessuali a destra e a manca, “con cani e porci”, ma vediamo piuttosto quello che ha avuto da dire il Dottor Michele Grandolfo (oggi in pensione), epidemiologo e dirigente di ricerca al Centro nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della salute dell’ISS, sull’utilità della vaccinazione antipapillomavirus.

 

Secondo Grandolfo sono 6 i punti su cui riflettere nel merito di questo vaccino:
1) L’efficacia nella riduzione del tumore non è ad oggi dimostrabile, e lo sarà, tutt’al più, solo fra 30-40 anni;
2) non vi sono certezze sulla durata dell’immunità vaccinale;
3) la vaccinazione protegge da alcuni ceppi di virus – come nel caso del vaccino anti meningite – che sono la concausa del tumore, quantificabili nel 20% secondo quanto diffuso dalla stessa ditta produttrice;
4) la carenza di copertura totale può determinare il rischio di aumentare la virulenza dei ceppi non contenuti nel vaccino;
5) non si può avere certezza che l’intero ciclo vaccinale raggiunga la popolazione a rischio sul territorio nazionale;
6) così facendo si accresce il rischio di una minore adesione allo screening come il “pap test” per il tipo di campagna pro-vaccino fatta, proposta come rimedio per tutti i mali inerenti al tumore del collo dell’utero.

 

Avremo certamente modo di tornare su questo ultimo vaccino, forse il più discusso e a ridosso del quale tante polemiche vertono anche or ora – si pensi al caos suscitato sopra ad una puntata di Report andata in onda lunedì scorso, e sopra la quale speriamo di poter andare presto a parlare. La cosa curiosa è proprio che nonostante il fervido dibattito sui danni oggettivi provocati da questo vaccino (certificati, conclamati e chi più ne ha più ne metta), venga proposta l’estensione anche ai giovani ragazzi: forse che funga quasi da “contraccettivo”? Della serie, se sei vaccinato poi puoi andartene a letto con chiunque, senza alcun tipo di problema.
Ma d’altronde, perché no: il tutto fa parte del Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale, egregiamente voluto dal Ministro Sig.ra Beatrice Lorenzin con imprimatur del Mattarella, che chiama i genitori obiettori “sconsiderati che criticano i vaccini”.

 

Prendiamola con filosofia: verba volant, facta manent – soprattutto quelli a scapito della pelle altrui. Chi vuole intendere, intenda.

Cristiano Lugli

 

 

Articolo pubblicato precedentemente qui.

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