Geopolitica

Pechino Ordina sacerdoti malati di mente e con problemi morali

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews

 

 

Mons. Giuseppe Guo Jincai, ex scomunicato, ordina domani tre nuovi sacerdoti. Nessuna consultazione con i due vescovi di Xuanhua e Xiwanzi. La fretta di avere tanti preti prima delle Olimpiadi invernali.

 

«Ancora una volta è stato tradito l’Accordo fra la Cina e il Vaticano»

Domani, mons. Giuseppe Guo Jincai, vescovo di Chengde ordinerà 3 sacerdoti per la cosiddetta diocesi di Zhangjiakou. Il fatto sta creando dolore e scandalo fra i fedeli dell’Hebei e non pochi affermano che «ancora una volta è stato tradito l’Accordo fra la Cina e il Vaticano». Anche perché fra gli ordinandi vi sono alcuni con problemi mentali e altri con problemi morali.

 

Mons. Guo Jincai è uno dei vescovi a cui papa Francesco ha cancellato la scomunica, in occasione dell’Accordo provvisorio sino-vaticano (22 settembre 2018).

 

Mons. Guo era stato ordinato pastore nel 2010 senza il mandato papale.

 

Alla firma dell’Accordo, il papa ha anche istituito per lui la diocesi di Chengde, già esistente secondo le divisioni amministrative del governo, ma non riconosciuta dalla Santa Sede.

Fra i tre dei candidati che dovrebbero ricevere il sacerdozio domani, uno è stato dimesso dal seminario perché ha manifestato problemi di tipo mentale e per questo è stato espulso.  Un altro candidato – secondo i fedeli – ha problemi morali

 

Mons. Guo è anche uno dei due vescovi a cui è stato permesso di partecipare a una parte del Sinodo sui giovani.

 

La diocesi di Zhangjiakou è un’altra diocesi costituita nel 1980 dal governo cinese, ma al presente non riconosciuta dal Vaticano. Essa è affidata dal governo ad un capo diocesano, padre Wang Zhengui.

 

Di per sé, dal punto di vista della Santa Sede, il territorio di Zhangjiakou appartiene a due diocesi diverse: Xuanhua, affidata a mons. Agostino Cui Tai, vescovo non ufficiale, al presente sequestrato dalla polizia; e Xiwanzi, affidata a mons. Giuseppe Ma Yanen.

 

È stato padre Wang a spingere mons. Guo ad ordinare i 3 nuovi sacerdoti per la cosiddetta diocesi di Zhangjiakou.

 

Il problema nasce dal fatto che l’ordinazione verrà compiuta senza alcuna consultazione con i due vescovi che dal punto di vista della Santa Sede sono i responsabili dei fedeli di Zhangjiakou, anche se entrambi non sono riconosciuti da Pechino.

 

Facendo a meno della consultazione con gli effettivi pastori, si scavalca l’ordinamento della Santa Sede e al suo posto si afferma la struttura episcopale come è voluta dal governo cinese

Facendo a meno della consultazione con gli effettivi pastori, si scavalca l’ordinamento della Santa Sede e al suo posto si afferma la struttura episcopale come è voluta dal governo cinese. Ma questo, di per sé, contravviene alle premesse dell’Accordo, secondo cui, nell’attesa di un dialogo sulla struttura amministrativa delle diocesi e sul riconoscimento dei vescovi non ufficiali, tutto doveva rimanere in stand-by.

 

La mancata consultazione con gli altri due vescovi, porta anche a nuovi problemi. Fra i tre dei candidati che dovrebbero ricevere il sacerdozio domani, uno è stato dimesso dal seminario perché ha manifestato problemi di tipo mentale e per questo è stato espulso.  Un altro candidato – secondo i fedeli – ha problemi morali.

 

L’ordinazione sacerdotale di domani, pare fatta in fretta in furia da mons. Guo Jincai, che è vice-presidente dell’Associazione patriottica nazionale.

 

La fretta di avere tanti preti prima delle Olimpiadi invernali

Per i fedeli, monsignor Guo e padre Wang Zhenghui, la frettolosa ordinazione serve «a fare bella figura davanti alla città e al governo», dato che a Zhangjiakou si svolgeranno le Olimpiadi invernali (4-20 febbraio 2022). E con l’avvento di tanti turisti, c’è bisogno di molti preti, che la cosiddetta diocesi di Zhangjiakou non ha. Essa infatti ha solo 10 sacerdoti. La diocesi di Xuanhua ne ha 46; quella di Xiwanzi ha 23 sacerdoti.

 

 

Bernardo Cervellera

 

 

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