Economia

ONU, Paesi occidentali si rifiutano di porre fine alle sanzioni

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Il 3 aprile al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite è stata adottata una risoluzione che condanna «l’impatto negativo delle misure coercitive unilaterali sul godimento dei diritti umani».

 

La risoluzione è stata offerta dall’Azerbaigian a nome del Movimento dei Non Allineati.

 

Le sanzioni sono state una delle forme più brutali di guerra, perché prendono come vittime la popolazione generale della nazione contro cui sono combattute.

 

La risoluzione ha richiamato un’attenzione particolare sul crimine della disperazione e della povertà che si genera attraverso le sanzioni, i «costi umani sproporzionati e indiscriminati».

 

Il testo esprimeva «grave preoccupazione» per gli effetti che le sanzioni hanno sulle persone di tutto il mondo.

 

La delibera è passata con 33 voti favorevoli, 13 contrari e 1 astenuto.

 

I Paesi che hanno votato «No» sono stati: Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Belgio, Finlandia, Ucraina, Cechia, Lituania, Lussemburgo, Romania, Georgia e Montenegro.

 

Il sito web People’s Dispatch cita il rappresentante permanente eritreo presso le Nazioni Unite, Adem Osman Idris, che ha definito le sanzioni «atti brutali e disumani», che «collettivamente puniscono e minano il progresso socio-economico nazionale».

 

«Questi poteri che sostengono a parole un ordine internazionale basato su regole usano sanzioni unilaterali come forme di guerra per intimidire e intimidire quelle nazioni che perseguono politiche e programmi nazionali indipendenti a beneficio del loro popolo», ha aggiunto il diplomatico americano.

 

Come riportato da Renovatio 21, perfino la rivista della City di Londra, The Economist, ha ammesso il fallimento delle sanzioni contro la Russia.

 

Le sanzioni, in realtà, sono state devastanti più per le economie dei Paesi che le hanno imposte – e la follia delle bollette sta a dimostrarlo.

 

L’economia russa, a differenza di quella occidentale, è tutt’altro che devastata. Di fatto, le sanzioni non hanno ferito la struttura economica di Mosca, e ciò era vero mesi fa come lo è ora. Come aveva dichiarato lo stesso Putin, le sanzioni non separano la Russia dal resto del mondo, anzi: la Russia ora lavora con altri Paesi per la creazione di valute alternative per il commercio globale.

 

Come riportato da Renovatio 21, i dati, riportati dall’agenzia Reuters, segnalano che l’economia in Russia continua a crescere. Mentre in Europa e nei singoli Paesi si parla di «economia di guerra». Orban, unico leader europeo a mantenere la ragione, ha dichiarato varie volte che le sanzioni uccideranno l’economia europea.

 

Nonostante i continui round di sanzioni indetti da Bruxelles contro la Russia, in Austria l’FPO, il partito anti-immigrati e anti-sanzioni, è primo nei sondaggi. In Germania invece oltre la metà della popolazione ha ammesso di essere più povera rispetto a quando nel 2021 le sanzioni non erano in atto.

 

L’aspetto più importante delle sanzioni, tuttavia, riguarda la de-dollarizzazione: nessun Paese del mondo vuol più aver a che fare con la valuta americana, se questa può essere utilizzata come arma contro il Paese stesso.

 

 

 

 

 

Immagine di Marcus Quigmire via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

 

 

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