Alimentazione
Lo scrittore Camillo Langone espulso da Instagram. È stato il gelato al finocchio?
Lo scrittore Camillo Langone è stato bannato da Instagram, la piattaforma social di condivisione di fotografia, dove non avrebbe più accesso al suo profilo con oltre 8.000 follower.
«Non posso entrare nel mio profilo da lunedì e ho la spiacevole sensazione di aver perso 8.000 seguaci per un solo post» aveva scritto ieri Langone a Renovatio 21. «Ho fatto reclamo, ho fatto anche i videini che mi hanno richiesto, nessuna risposta».
Allo stato attuale sembra tuttavia che il profilo dello letterato parmigiano sia tornato visibile.
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Non si è nemmeno trattato della prima volta: «certo, altre volte» è accaduto in passato, racconta Camillo, «ma sempre per quadri giudicati erotici e per meno tempo». Langone con la sua attività di promozione dei pittori figurativi contemporanei – iniziativa oramai consolidata in ambito nazionale chiamata «Eccellenti pittori» – può essere incappato nella pubblicazione di qualche nudo, o seminudo, artistico; tuttavia ricordiamo anche che anche quadri della Madonna col bambino, o la Venere di Botticelli, sono passati sotto la scure della censura dei social network.
Ma cosa è accaduto questa volta? Quale immagine ha fatto scattare la mannaia censoria?
«Era un post con 4 foto e 4 piatti relativi a una cena asiaghese, loro non dicono mai il vero motivo, sono io che suppongo sia per il gelato al finocchio, non potrà mica essere per le lumache alla brace» sospira Langone, trovandosi nella situazione, di fatto letteralmente kafkiana, in cui si sono trovati in tantissimi, da anonimi utenti a personaggi con milioni di follower: non sai mai cosa hai fatto veramente, non sai nemmeno perché ti processano, anzi, perché ti hanno già condannato.
«Il mio errore è stato non togliere subito tutto dopo il loro avvertimento, e l’aver fatto ricorso. Da quel momento, fine dell’account» racconta Camillo, ma noi gli diciamo che non c’è certezza nemmeno di questo.
Ad ogni modo, la foto incriminata è quella che vedete sul post, mentre sopra questo articolo potete rimirare la riproduzione fornita dall’autore proprio di quel fatale gelato al finocchio.
La didascalia diceva «Gioielli di gastronomia artistica. Riso al porro bruciato (latticello, barbusto) + Lumache alla brace (erbe, latte, ribes) + Pecora + Gelato al finocchio, Ristorante Lemelae, Gallio. #consolazionidellagastronomia #risoalporro #latticello #lumache #lumacheallabrace #pecora #carnedipecora #gelatoalfinocchio #lemelae #gallio #altopianodiasiago #altopianodeisettecomuni #ciboestremo #misticadellacarne».
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Il post, come il profilo, sembra tornato online. E non deve stupire nemmeno che Instagram sia tornato sui suoi passi: come riportato da Renovatio 21, quattro anni fa Facebook (che è della medesima società di Instagram, Meta) ha censurato una foto pubblicata da un negozio canadese di semi e forniture da giardini perché giudicata, per qualche ragione «troppo sexy».
Possibile dunque che l’algoritmo, o la ciurma di indiani sottopagati che ci stanno dietro, abbia capito che il gelato al finocchio non è una pietanza cannibale omofoba?
Abbiamo contattato Camillo per chiedergli del profilo tornato online. «Mi hanno ridato l’account? Io non vedo» ha risposto lo scrittore. Lo abbiamo invitato quindi a verificare. «Niente, non riesco a entrare. Anche io vedo la mia pagina, ma non posso accedervi. Infatti ho fatto un altro profilo, camillolangonefoto. Ma ricominciare da zero è allucinante».
Come ricorda il lettore di Renovatio 21, una strana censura si era abbattuta su Langone anche l’anno scorso. Langone, vate del tabarro, nonché iniziatore delle prime Tabarrate a Parma (2016) e Casalmaggiore (2017) a favore dei suoi tanti follower aveva pubblicato su Facebook la locandina della Tabarrata Nazionale 2023, raduno tabarrista organizzato dalla Civiltà del Tabarro.
La piattaforma dello Zuckerberg la censurò. «Il tuo post viola i nostri Standard della community, pertanto è visibile solo a te».
I social mi hanno censurato molti quadri ma coi tabarri si sono sempre mostrati tolleranti. Fino a oggi. Ah, le liberaldemocrazie… pic.twitter.com/PXvG69G5AJ
— Camillo Langone (@CamilloLangone) January 30, 2023
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È stato ipotizzato che il motivo di questa incredibile censura potesse essere di questo tipo: la locandina della Tabarrata Nazionale gli era arrivata via Whatsapp (altra società di Meta/Facebook) dal direttore di Renovatio 21 Roberto Dal Bosco, che è pure il presidente della Civiltà del Tabarro, il quale, come sapete, riuscì a riavere il suo profilo Facebook e la pagina sul social di Renovatio 21 solo dopo aver portato Meta/Facebook in tribunale…
È così? Macchè, non abbiamo modo di saperlo, perché, ripetiamo, con i social – almeno coloro che hanno davvero qualcosa da dire – siamo entrati in una dimensione funzionalmente kafkiana, dove siamo sottomessi a capricci di autorità crudeli ed irrazionali, inintellegibili e implacabili – un incubo gnostico che è, chiaramente, il rovesciamento dello stato di Diritto e quindi un’anticipazione della società del futuro, dove, come abbiamo detto tante volte – come è stato teorizzato apertis verbis da tanti volonterosi carnefici dell’umanità nel mondo moderno – il cittadino diventa utente e lo Stato piattaforma.
Cioè, il diritto diviene «accesso», e il cittadino giocoforza non può che essere uno schiavo.
Intanto, tuttavia, godiamoci il gelato al finocchio, leccornia di cui Renovatio 21 promette, in un tempo indeterminato, di mostrarvi la produzione tramite azoto liquido. I lettori interessati possono scrivere per insistere nella richiesta di pubblicazione di tale articolo crio-gastronomico.
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Immagine di Camillo Langone