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L’arcivescovo di Canterbury si dimette per lo scandalo sugli abusi sessuali «abominevoli»

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L’arcivescovo di Canterbury, il reverendissimo Giustino Welby, ha annunciato ieri le sue dimissioni, pochi giorni dopo che un rapporto ha concluso che non era riuscito a garantire un’indagine adeguata sulle affermazioni secondo cui più di 100 ragazzi e giovani uomini sarebbero stati abusati decenni fa nei campi estivi cristiani.

 

La pressione sul primate cantuariense, tecnicamente guida spirituale di 85 milioni di anglicani in tutto il mondo, era aumentata dopo la pubblicazione del rapporto e dopo che una figura di spicco della chiesa, il vescovo donna di Newcastle, Helen-Ann Hartley, gli aveva chiesto pubblicamente di farsi da parte.

 

In una dichiarazione rilasciata martedì, lo Welby ha affermato: «È molto chiaro che devo assumermi la responsabilità personale e istituzionale per il lungo e traumatico periodo tra il 2013 e il 2024».

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L’arcivescovo anglicano ha detto di aver chiesto il permesso di dimettersi da Re Carlo III – che è sulla carta il vero capo della chiesa anglicana.

 

«Spero che questa decisione chiarisca quanto seriamente la Chiesa d’Inghilterra comprenda la necessità di un cambiamento e il nostro profondo impegno nel creare una chiesa più sicura. Mentre mi dimetto, lo faccio con dolore per tutte le vittime e i sopravvissuti agli abusi».

 

Ora la successione sarà gestita con la grottesca filiera politico-statale tipica dell’anglicanesimo. Secondo le regole della chiesa, il compito di gestire la scelta del successore dello Welby ricade su un comitato noto come Crown Nominations Commission. Questo sottopone il nome di un candidato preferito e di uno alternativo al primo ministro, che poi consiglia il monarca sulla nomina.

 

In pratica, il goscista, già trotskista, Keir Starmer (incapace di definire cosa sia una donna) avrà parte nella decisione sulla nomina di leader cristiano, il capo della gerarchia di un ramo (secco, oramai) della cristianità vecchio di cinque secoli.

 

Nella sua dichiarazione, l’arcivescovo cantuariense ha affermato che avrebbe delegato le sue responsabilità di tutela, ma la Chiesa ha affermato che i tempi della sua partenza sarebbero stati resi noti a tempo debito.

 

Lo Welby, 68 anni, ricopriva la carica dal 2013 e avrebbe dovuto andare in pensione nel 2026. La sua partenza pone fine prematuramente al mandato del più noto religioso del Paese, che ha assunto la guida della Chiesa d’Inghilterra in un periodo di tensione tra liberali e tradizionalisti.

 

La scorsa settimana una revisione indipendente ha concluso che l’arcivescovo non aveva preso sufficienti misure in seguito alle segnalazioni di abusi «abominevoli» da parte di John Smyth, un importante avvocato britannico, su oltre 100 ragazzi e giovani uomini negli anni Settanta e Ottanta. Lo Welby ha affermato nel 2017 di aver incontrato ilo Smyth ma di «non essere un suo caro amico».

 

Il rapporto, compilato da Keith Makin, ex direttore dei servizi sociali, afferma che nel corso di quattro decenni, lo Smyth è diventato «probabilmente il più prolifico abusatore seriale associato alla Chiesa d’Inghilterra», operando in tre diversi paesi dove ha inflitto aggressioni fisiche, sessuali e psicologiche a ben 130 persone. È morto nel 2018 in Sudafrica.

 

Il rapporto criticava le azioni di un certo numero di persone all’interno della chiesa. «Nonostante gli sforzi di alcuni individui per portare l’abuso all’attenzione delle autorità, le risposte della Chiesa d’Inghilterra e di altri sono state del tutto inefficaci e hanno rappresentato una copertura», affermava.

 

In una dichiarazione in risposta al rapporto del Makin, l’arcivescovo Welby ha affermato di non aver avuto «alcuna idea o sospetto di questo abuso prima del 2013», ma che poi «personalmente non è riuscito» a garantire che le accuse di abuso fossero indagate correttamente.

 

Ripetendo le scuse, Welby ha riconosciuto di «non aver incontrato rapidamente le vittime dopo che l’intero orrore dell’abuso è stato rivelato» dalla TV britannica Channel 4 nel 2017. «Ho promesso di vederle e ho fallito fino al 2020. Questo è stato sbagliato», ha dichiarato.

 

Il servizio televisivo di Channel 4 forniva dettagli su come lo Smyth aveva addestrato ragazzi e giovani uomini nei campi estivi cristiani, nelle università e al Winchester College, una delle migliori scuole private britanniche, prima di sottoporli a brutali percosse.

 

Smyth convinse coloro che abusava «che la via per Cristo passava attraverso la sofferenza», afferma il rapporto Makin, aggiungendo che li sottoponeva ad «attacchi fisici, sessuali, psicologici e spirituali traumatici. L’impatto di quell’abuso è impossibile da sopravvalutare e ha segnato in modo permanente la vita delle sue vittime».

 

Il rapporto afferma di aver trovato «prove evidenti che gli abusi perpetrati da John Smyth nel Regno Unito» erano stati «”insabbiati”, minimizzati e tenuti come “segreti” almeno dal 1982 (e forse anche prima)».

 

Secondo quanto affermato, la Chiesa d’Inghilterra era a conoscenza, ai massimi livelli, degli abusi fin dal luglio 2013, mentre l’arcivescovo Welby venne a conoscenza delle accuse contro John Smyth intorno all’agosto 2013, nella sua veste di arcivescovo di Canterbury.

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«C’è stata una netta mancanza di curiosità mostrata da queste figure di alto livello e una tendenza a minimizzare la questione, dimostrata dall’assenza di ulteriori domande e follow-up» ha aggiunto.

 

Secondo il rapporto, lo Smyth avrebbe potuto e dovuto essere denunciato alla polizia nel 2013, un passo che probabilmente avrebbe portato a un’indagine completa, alla scoperta della natura seriale degli abusi in Gran Bretagna, che coinvolgevano più vittime, e alla possibilità che venisse emessa una condanna nei suoi confronti.

 

L’immane scandalo di abusi e coperture, performati in serie negli stessi anni in cui accusavano la chiesa cattolica di fare lo stesso, avviene in un contesto di degrado totale della chiesa anglicana, con rave party tenuti dentro la cattedrale di Canterbury.

 

Come riportato in questi anni da Renovatio 21, la chiesa anglicana opera la sua stessa demolizione con continue rivoluzioni benedizione delle coppie omosessuali, al matrimonio omofilo e alla questione gender in generale (che non esclude i pronomi di Dio), che sta portando il ramo africano della chiesa nata con lo Scisma d’Occidente, verso un ulteriore scisma,.

 

Come noto, l’omosessualismo della Chiesa anglicana, che si è mostrato di recente anche con episodi blasfemi come il ricercatore di Cambridge che fa una conferenza sul «corpo trans di Gesù», tracima anche nella Chiesa cattolica, come parso evidente tre mesi fa nel viaggio africano congiunto di Bergoglio e Welby in Africa e nella devastante conferenza stampa aera di ritorno.

 

L’anno scorso è stata incredibilmente concessa la Chiesa di San Giovanni Laterano ad una celebrazione anglicana presidiata da un loro vescovo, Johnatan Baker della diocesi di Fulham, già noto per la sua carriera in massoneria. Quest’anno siamo passati direttamente alle celebrazioni anglicane nella Basilica papale di San Bartolomeo a Roma, che ora monsignor Viganò chiede di riconsacrare.

 

Da segnalare, en passant, le posizioni di un altro arcivescovo di Canterbury, George Carey, predecessore dello Welby, che in Australia si è trasformato in grande promotore dell’eutanasia.

 

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Immagine di Roger Harris via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported

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