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«L’acclamazione non è democratica». Norberto Bobbio, Biden e la «democrazia dell’applauso»

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C’è da rimanere basiti davanti a ciò che sta succedendo: il mondo intero – dai sostenitori di Biden alla Merkel – chiede a Donald Trump di concedere, quando il conteggio dei voti non è ancora terminato, in molti casi andrà pure ricalcolato.

 

Serque di politici nostrani fanno i complimenti pubblici a Biden, ma egli, ribadiamolo, non è stato eletto: è stato, semplicemente, eletto alla leadership della superpotenza per acclamazione dei media.

 

L’elezione per acclamazione non è democratica, è la più radicale antitesi della elezione democratica.

In questa situazione di follia, vale la pena di rispolverare un articolo vergato per La Stampa il 16 maggio 1984 dal compianto politologo Norberto Bobbio. L’editoriale si intitolava, suggestivamente, «la democrazia dell’applauso». Bobbio prendeva spunto dall’elezione per acclamazione del leader del Partito Socialista Bettino Craxi. Troviamo che vi siano parecchi insegnamenti da trarvi per l’ora presente.

 

 

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L’elezione per acclamazione non è democratica, è la più radicale antitesi della elezione democratica.

 

L’acclamazione, in altre parole, non è una elezione, è una investitura.

È la maniera, che dopo Max Weber non dovrebbe avere più segreti, con cui i seguaci legittimano il capo carismatico; un capo che proprio per il fatto di essere eletto per acclamazione non è responsabile di fronte ai suoi elettori.

 

L’acclamazione, in altre parole, non è una elezione, è una investitura.

 

Il capo che ha ricevuto un’investitura, nel momento stesso in cui la riceve, è svincolato da ogni mandato e risponde soltanto di fronte a se stesso e alla sua «missione».

 

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L’elezione per acclamazione è per definizione un’elezione unanime. Per definizione, non sulla base della prova dei fatti, cioè del conteggio dei voti

 

Chiunque abbia una minima conoscenza delle cosiddette regole del gioco democratico sa benissimo che un’elezione per essere considerata democratica deve essere il risultato dei voti dati da ognuno degli elettori singolarmente (uti singuli, come si dice), indipendentemente gli uni dagli altri, e possibilmente, quando si tratta di votare in favore o contro una persona, segretamente.

 

Nell’acclamazione si esprime l’opinione, ma sarebbe meglio dire, il sentimento, lo stato d’animo, la reazione immediata, puramente emotiva, non del singolo individuo, ma della massa informe in cui l’individuo singolo conta non per se stesso ma come parte di un tutto che lo trascende, la massa appunto.

 

Nell’acclamazione si esprime l’opinione, ma sarebbe meglio dire, il sentimento, lo stato d’animo, la reazione immediata, puramente emotiva, non del singolo individuo, ma della massa informe

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L’elezione per acclamazione è per definizione un’elezione unanime. Per definizione, non sulla base della prova dei fatti, cioè del conteggio dei voti.

 

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Non è molto più persuasiva una bella maggioranza ottenuta voto su voto, da individui coscienti e riflessivi, che non un’unanimità scaturita da una folla plaudente?

 

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Forse è bene ricordare ancora una volta che la democrazia è il governo delle leggi e non degli uomini.

 

Forse è bene ricordare ancora una volta che la democrazia è il governo delle leggi e non degli uomini.

 

 

 

 

 

 

 

 

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