Vaccini
La Russia progetta il vaccino mRNA per l’HIV
Un vaccino russo contro il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) potrebbe essere pronto tra circa due anni. Lo riporta l’agenzia di stampa russa RIA Novosti, che cita il principale epidemiologo del rinomato Centro Gamaleya di Mosca, già noto per aver sviluppato il vaccino COVID a vettore adenovirale Sputnik V.
L’ipotetico vaccino contro l’HIV si basa sulla tecnologia mRNA, ha dichiarato mercoledì a RIA Novosti il direttore del dipartimento di epidemiologia dell’istituto, Vladimir Gushchin. A differenza dei vaccini tradizionali, le varianti basate sull’mRNA funzionano trasmettendo istruzioni genetiche che insegnano alle cellule dell’organismo a produrre proteine specifiche e innescare una risposta immunitaria, aiutando l’organismo a riconoscere e a difendersi dal virus vero e proprio, qualora lo incontrasse.
«Siamo attualmente nella fase di creazione dei primi antigeni che genereranno una risposta immunitaria ampiamente neutralizzante. Il successo del vaccino dipenderà dalla capacità dell’immunogeno che utilizzeremo di innescare una risposta in grado di proteggere da tutte le varianti», ha affermato Gushchin, sottolineando che l’HIV è un virus estremamente diversificato, il che rende il compito estremamente impegnativo.
Il Centro Gamaleya ha anche sviluppato Sputnik V, uno dei primi vaccini al mondo contro il COVID-19, distribuito nell’agosto 2020.
Come riportato da Renovatio 21, come molti altri vaccini COVID (e vari vaccini in generale), il processo di realizzazione dello Sputnik ha coinvolto linee cellulari da feto abortito, specificatamente le HEK-293. La questione morale della vaccinazione è stata discussa a più riprese dalla chiesa ortodossa, non solo russa, che ha mostrato posizioni contrastanti, con toni anche molto accesi.
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Il ricercatore del Gamaleya ha aggiunto che, sebbene la ricerca su un vaccino contro l’HIV sia in corso da anni, la piattaforma mRNA offre un vantaggio importante, stimolando una risposta immunitaria significativamente più forte.
«Si tratterà di un vaccino geneticamente modificato, creato a partire da una struttura inizialmente presente solo in un computer», ha spiegato Gushchin, aggiungendo che l’istituto sta attualmente sviluppando immunogeni e conducendo test in grado di neutralizzare la più ampia gamma possibile di ceppi di HIV.
Nella seconda fase, ha affermato, gli immunogeni più promettenti saranno testati su modelli animali complessi. Si prevede che l’intero processo di sviluppo richiederà circa due anni.
Secondo l’UNAIDS Global AIDS Update 2025, le nuove infezioni da HIV in tutto il mondo sono diminuite del 40% dal 2010, con 1,3 milioni di nuovi casi registrati nel 2024. I decessi correlati all’AIDS sono diminuiti del 56% nello stesso periodo, grazie al migliore accesso ai test e alle cure. Entro la fine del 2024, il 77% dei 40,8 milioni di persone che vivono con l’HIV riceveva una terapia antiretrovirale e il 73% aveva raggiunto la soppressione della carica virale.
La «convivenza» della società con questo virus persistente ha ingenerato perfino incredibili, pericolosissimi fenomeni di perversione come il bugchasing, che è la ricerca volontaria dell’infezione. Bugchaser («cercatori del baco») e giftgiver («donatori del dono») sono figure conosciute in certi circuiti omosessuali anche in Italia, come si è appreso da un servizio del programma TV Le Iene.
Precedenti tentativi di vaccino per l’AIDS erano falliti miseramente.
Come riportato da Renovatio 21, quattro anni fa studio avanzato sul vaccino contro l’HIV in Africa condotto dalla multinazionale farmaceutica Johnson & Johnson era stato interrotto dopo che i dati hanno mostrato che le iniezioni offrivano solo una protezione limitata contro il virus. Lo studio era stato finanziato da Johnson & Johnson, dall’immancabile Bill and Melinda Gates Foundation e dal National Institutes of Health, la Sanità Nazionale USA dove il dominus (in realtà a capo del ramo malattie infettive) è Tony Fauci, che già in modo molto controverso – e fallimentare – si era occupato dell’AIDS allo scoppio dell’epidemia negli anni Ottanta.
Il premio Nobel Luc Montagnier sconvolse il mondo, attirandosi censure dei social tra fact checker e insulti, disse che analizzando al microscopio il SARS-nCoV-2 aveva notato delle strane somiglianze con il virus HIV – per la scoperta del quale Montagnier vinse appunto il Nobel. «Per inserire una sequenza HIV in questo genoma, sono necessari strumenti molecolari, e ciò può essere fatto solo in laboratorio» disse Montagnier in un’intervista per il podcast Pourquoi Docteur. Oltre a supportare l’allora screditatissima ipotesi del virus creato in laboratorio a Wuhan, Montagnier metteva sul piatto un’idea ancora più radicale: quella di un vaccino anti-AIDS come possibile origine del coronavirus.
Nel 2021 Moderna, azienda biotecnologica salita alla ribalta per il vaccino mRNA contro il COVID – il primo prodotto mai distribuito della sua storia aziendale – si era dichiarata pronta per iniziare la sperimentazione sugli esseri umani per il primo vaccino genico contro l’HIV. L’anno scorso era emerso che i test avevano riscontrato un effetto collaterale alla pelle, con una percentuale insolitamente alta di riceventi ha sviluppato eruzioni cutanee, pomfi o altre irritazioni cutanee.
Come noto, prima dell’emergenza pandemica, nessun vaccino mRNA era stato approvato per uso umano, e l’attuale vaccino a base genetica è stato disconosciuto e giudicato pericoloso dallo stesso inventore della tecnologia mRNA Robert Malone, ora ostracizzato, oltre che dall’accademia, dai media e dai social, perfino su Wikipedia.
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Lo Sputnik, che alla fine non sembra essere stato così apprezzato dalla popolazione russa (con un tasso di vaccinazione bassissimo), è stato realizzato con tempistiche record. Alcuni speculano sul fatto che la missione russa in Lombardia all’inizio del COVID servisse proprio a raccogliere materiale per una creazione accelerata del vaccino, magari anche in modo concordato. Sappiamo come è andata a finire: accuse di spionaggio, La Stampa degli Agnelli che va all’attacco (il direttore è quello che ora sta a Repubblica, un personaggio che qualcuno ritiene vicino ai neocon americani) e trova la risposta infuocata della portavoce degli Esteri russi Zakharova e di generali russi, che parlarono di uno zampino britannico dietro gli articoli. Ricordiamo che attualmente su quanto successo in Val Seriana per la Repubblica Italiana vige il segreto militare.
L’istituto vaccinale russo si è trovato quindi in un vortice di sfortunati eventi. A inizio 2024 il direttore dell’Istituto di Ricerca Gamaleja, Aleksandr Gintsburg aveva annunciato la morte di uno dei principali sviluppatori del vaccino russo contro il coronavirus Sputnik-V, Boris Naroditskij, 82 anni.
Un’altra morte ben più inquietante attorno al vaccino fu quella di a inizio 2023 il virologo Andrej Botikov, uno dei 18 scienziati che avevano sviluppato presso l’Istituto Gamaleja, era stato trovato morto strangolato nel suo appartamento.
Alcuni negli scorsi anni hanno ipotizzato che dietro alla vaccinazione universale forzata COVID potrebbe esservi l’idea di procedere poi con il vaccino HIV.
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