Pensiero
La Nuova Zelanda riconosce lo status di persona ad una montagna. Ai bambini non nati, invece, no
Il Parlamento neozelandese ha concesso lo status di persona a una montagna, proprio come in precedenza lo aveva concesso ad un fiume e a un pezzo di terra.
Il monte Taranaki, ora noto come Taranaki Maunga, il suo nome Maori, è considerato un antenato dagli indigeni ed è stato riconosciuto come persona giuridica giovedì scprsp, in seguito all’emanazione di una nuova legge che ha concesso alla montagna tutti i diritti di un essere umano.
Un gruppo di recente creazione di quattro membri degli iwi, o tribù Maori locali, oltre a quattro persone nominate dal ministro della Conservazione, fungerà da «volto e voce» della montagna.
Secondo la nuova legge, la montagna è «un tutto vivo e indivisibile» e comprende Taranaki Maunga e le aree circostanti, «incorporando tutti i loro elementi fisici e metafisici». I diritti legali che le sono conferiti sono pensati per sostenere la sua salute e il suo benessere.
«La montagna è da tempo un antenato onorato, una fonte di sostentamento fisico, culturale e spirituale e un luogo di riposo finale», ha in un discorso al Parlamento di giovedì Paul Goldsmith, il legislatore responsabile degli insediamenti tra il governo e le tribù Maori.
Nel 1840, le tribù Maori firmarono un trattato con i rappresentanti della corona britannica, che garantiva che i Maori avrebbero mantenuto la loro terra e le loro risorse. Tuttavia nel 1865 parte di quella terra, inclusa la montagna, fu presa dagli inglesi in risposta a una ribellione Maori contro la corona, impedendo ai Maori di avere voce in capitolo sulla montagna.
Ora, si dice che attribuire alla montagna la «personalità» rappresenti un riconoscimento di questi torti passati e un accordo per correggerli.
«Oggi Taranaki, il nostro maunga, il nostro maunga tupuna, è liberato dalle catene, dalle catene dell’ingiustizia, dell’ignoranza, dell’odio», ha detto Debbie Ngarewa-Packer, co-leader del partito politico Te Pati Maori e discendente delle tribù Taranaki, usando una frase che significa montagna ancestrale.
Sebbene i nuovi diritti legali della montagna impediranno le vendite, ripristineranno gli usi tradizionali Maori e proteggeranno gli sforzi di conservazione, ai bambini non ancora nati in Nuova Zelanda – compresi quelli Maori – viene ancora negata la loro personalità e il loro diritto alla vita.
Nel Paese l’aborto indotto, ovvero l’atto diretto e intenzionale di uccidere un bambino non ancora nato, è legale per qualsiasi motivo fino a 20 settimane di gravidanza e non deve essere eseguito da un medico o in una struttura autorizzata. Dopo 20 settimane, un aborto può ancora essere eseguito se un operatore sanitario ritiene che l’aborto sia necessario dopo aver consultato un altro operatore sanitario, tra cui un’ostetrica, un’infermiera specializzata o un’infermiera qualificata.
Quindi, gli esseri umani vivi ma non ancora nati non sono trattati come persone giuridiche nel Paese.
Come riportato da Renovatio 21, anche l’eutanasia galoppa alla grande in Nuova Zelanda, dove è stata approvata per referendum. In un impeto di creatività, tre anni fa si cominciò a parlare nel Paese di possibilità di eutanatizzare i pazienti COVID.
Ricordiamo che si tratta del Paese dei lockdown draconiani, inflitti anche per un solo caso di positività, sotto l’imperio della premier Jacinda Andern, allevata dal World Economic Forum e pronta a progettare una «società a due livelli» (vaccinati e non vaccinati), a chiedere ai propri cittadini di non chiacchierare col vicino (per evitare i contagi), a istigare la delazione dei dissidenti politici ora etichettati come «terroristi», a proibire del tutto il tabacco, e a garantire in lockdown il diritto di fare orge da 25 persone a chi avesse acquisito il diritto pandemico ad uscire di casa.
Come riportato da Renovatio 21, non la montagna che diviene per legge persona segue la proposta del re Maori (popolazione con storia di schiavismo e cannibalismo, i cui parlamentari si sono resi ridicoli con la grottesca danza Haka performata alla Camera per mantenere i propri privilegi assistenzialistici) Wherowhero VII che ha chiesto di dare personalità giuridica alle balene.
Si tratta di una mossa che, come ripetiamo su questo sito, attendiamo con speranza: siamo pronti a far scattare querele a ripetizioni contro i cetacei di tutto il globo, perché stanchi delle loro insolenti, tragiche malefatte.
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Immagine di Russell Street via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic