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La Commissione UE ammette di aver cancellato i messaggini di Ursula con Bourla sul contratto per vaccini COVID Pfizer

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La Commissione europea ha confermato che i messaggi nascosti relativi ai contratti per i vaccini COVID tra la leader della Commissione Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato del colosso farmaceutico Pfizer Albert Bourla sono stati eliminati.

 

Un documento inviato al New York Times la scorsa settimana ha confermato che la Commissione ha trovato i messaggi tra Bourla e von der Leyen nel 2021, ma che erano «di breve durata» e non ritenuti degni di archiviazione. Il contenuto dei messaggi di testo si limitava a organizzare chiamate tra i due individui, ha affermato l’organismo dell’UE. Il documento afferma inoltre che da allora il telefono di von der Leyen è stato sostituito più volte senza che vi fosse alcun trasferimento di dati.

 

Secondo quanto riferito, i messaggi di testo in questione sono stati inviati tra Bourla e von der Leyen nel 2020, prima dell’accordo multimiliardario sul vaccino COVID tra l’UE e Pfizer.

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A maggio, la Corte di giustizia dell’UE ha stabilito che la Commissione europea ha violato le norme sulla trasparenza non divulgando i messaggi privati, poiché non ha fornito alcuna «spiegazione credibile» sul motivo per cui i messaggi non contenessero informazioni importanti. Il NYT, che per primo ha riportato l’esistenza dei messaggi, ha citato in giudizio la Commissione nel 2023 dopo aver respinto una richiesta di pubblicazione dei messaggi ai sensi del Freedom of Information Act.

 

Dal 2023, von der Leyen è oggetto di pesanti critiche per lo scandalo degli SMS noto come «Pfizergate». A luglio di quest’anno, von der Leyen è sopravvissuta a un voto di sfiducia al Parlamento europeo, provocato dallo scandalo.

 

«La domanda sorge spontanea: se era chiaro da tempo che i messaggi di testo erano di interesse ed erano stati richiesti da un’agenzia di stampa, perché i messaggi e il cellulare sono stati distrutti in primo luogo?» ha commentato Euronews.

 

La Von der Leyen è stata accusata di monitorare tutte le comunicazioni del suo staff. È stata inoltre criticata per la mancanza di trasparenza, come dimostra il caso Pfizergate, e per il presunto uso improprio dei fondi UE.

 

«Cosa contenessero esattamente i messaggi e se si trattasse effettivamente di messaggi di testo “fugaci” probabilmente non sarà mai chiarito ora che sono stati cancellati», ha concluso Euronews.

 

Varie voci, provenienti da tutto l’arco europarlamentare e dal mondo dell’euroscetticismo hanno accusato Ursula di centralizzare il potere, aggirando le tradizionali procedure della Commissione e il controllo parlamentare, nonché di ignorare la sovranità nazionale in questioni delicate.

 

Il voto di sfiducia dello scorso mese contro la Von der Leyen è stato avviato dall’eurodeputato rumeno Gheorghe Piperea, che ha denunciato un modello di «eccesso istituzionale» nella condotta di Von der Leyen. La mozione necessita di una maggioranza dei due terzi e del sostegno della maggioranza assoluta dei 720 membri del Parlamento europeo per essere approvata – una soglia che, secondo gli osservatori, difficilmente verrà raggiunta.

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Come riportato da Renovatio 21, in risposta la Von der Leyen si è scagliata contro i suoi oppositori, etichettandoli come «complottisti» e «no-vax» sostenuti dal Putin. Intervenendo in una sessione plenaria questa settimana, ha affermato che alcuni dei suoi critici stavano agendo «per conto dei loro burattinai in Russia».

 

Da notare come a ridosso di questo scandalo si sia dichiarato che il Digital Service Act (DSA), la legge europea su internet, sarà utilizzato per reprimere la «disinformazione» in rete sui vaccini.

 

Rammentiamo che la multidosata – ma comunque soggetta a polmoniti – presidente della Commissione è moglie di un esperto di tecnologia mRNA. Per la questione si sono levate negli anni critiche di conflitto di interessi.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Corte di Giustizia Europea ha stabilito che la Commissione Europea ha violato il diritto dell’UE respingendo la richiesta del New York Times di esaminare i messaggi di testo tra il presidente della Commissione e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla.

 

Tuttavia, l’imperativo eurovaccinale non si ferma dinanzi a nulla: un anno fa la HERA (Health Emergency Preparedness and Response), il braccio operativo della Commissione Europea, ha siglato un accordo con l’azienda farmaceutica britannica Seqirus per la fornitura di 665.000 dosi di vaccino per uso umano contro l’influenza aviaria.

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Immagine di © European Union, 2025 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

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