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Huawei alla conquista dell’Africa. Anche con il 5G

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Come noto, nel corso della nuova Guerra Fredda tra Washington e Pechino si sta assistendo all’eliminazione delle apparecchiature Huawei – una vera cortina di ferro elettronica, scrive EIR – non solo negli Stati Uniti, ma anche nel Regno Unito e in Australia (e ora in India).

 

La stessa cosa non si può dire dell’Africa, dove, in effetti, è vero esattamente il contrario.

 

Proprio quest’anno, Huawei ha fatto irruzione nelle due nazioni africane tecnologicamente più avanzate, Sud Africa e Kenya, entrambe sull’orlo del «lancio» di reti 5G limitate

Proprio quest’anno, Huawei ha fatto irruzione nelle due nazioni africane tecnologicamente più avanzate, Sud Africa e Kenya, entrambe sull’orlo del «lancio» di reti 5G limitate.

 

In Sud Africa, Huawei ha collaborato con la rete mobile locale di soli dati, Rain e l’operatore wireless regionale MTN Group, per stabilire reti 5G nelle città portuali di Cape Town e Port Elizabeth e nei centri abitati interni di Johannesburg, Pretoria e Bloemfontein.

 

Kenya telecom Safaricom dovrebbe concludere un accordo con Huawei per un lancio simile entro la fine dell’anno.

 

Un vasto assortimento di altri paesi – Lesotho, Egitto, Nigeria, Uganda, Senegal, Marocco, Repubblica Democratica del Congo e Gabon – si dice che sia in fasi avanzate di sviluppo della rete 5G

Secondo il quotidiano hongkonghese South China Morning Post, un vasto assortimento di altri paesi – Lesotho, Egitto, Nigeria, Uganda, Senegal, Marocco, Repubblica Democratica del Congo e Gabon – si dice che sia in fasi avanzate di sviluppo della rete 5G.

 

Un grande motivo: il prezzo.

 

«Il mix di convenienza e affidabilità di Huawei da un lato, così come il fatto di essere un leader nelle telecomunicazioni, significa che l’Africa continuerà a fare affidamento su Huawei», ha detto al SCMP l’analista keniota Peter Wanyonyi, sottolineando che i paesi africani non sono «preoccupati» per il problema dell’hacking cinese.

 

I paesi africani non sono «preoccupati» per il problema dell’hacking cinese

Nel gennaio 2018, ricordiamo, emersero all’attenzione internazionale alcune accuse secondo cui la Cina stava spiando le nazioni africane attraverso il quartier generale dell’Unione Africana, un edificio da 200 milioni di dollari che la Cina ha costruito e pagato nel 2012.

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