Immigrazione

Ecco l’Italia dei lockdown adolescenziali

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Il vizio del lockdown, che qualcuno magari pensava confinato ai tempi pandemici, pare non sia scomparso.

 

Uno zelante sindaco di Praia a Mare, località della costiera calabra, ha indetto un «coprifuoco adolescenziale». Leggiamo sulle colonne del Corriere della Sera: «un’ordinanza del sindaco Antonino De Lorenzo vieta ai giovanissimi di uscire da mezzanotte e mezza alle 7 del mattino: pena una multa di 100 euro per i ragazzini e di 250 euro per i genitori o per chi ne esercita la vigilanza». Il primo cittadino si giustifica dicendo che è un atto dovuto legato a problemi di sicurezza, perché i cittadini sono esasperati dagli schiamazzi notturni, dalle ubriacature moleste e dalle violenze di queste bande di minori apparentemente fuori controllo, spesso anche sotto l’effetto di stupefacenti.

 

Il primo cittadino praiese si dice quindi «pronto a revocarla se solo i genitori facessero per intero il loro dovere. Noi l’abbiamo pensata e attuata per proteggere i 14enni che girano in maniera incontrollata per tutta la notte cercando di aggredire i loro coetanei o arrecare danno alle strutture balneari. Sembra che sia il loro gioco preferito». A far rispettare questo diktat ci saranno le forze di polizia locale e i Carabinieri.

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Tutto ciò rimarrà in vigore fino alla fine della stagione estiva, quando la piccola cittadina tornerà alla sua quotidianità senza il turismo balneare. La cittadinanza tutta sembra plaudire questa «legge comunale», perché in questi primi giorni la notte pare sia tornato uno stato di calma apparente.

 

Personalmente ci scatta una domanda: è mai possibile che un luogo così piccolo rispetto a un capoluogo, se pur sovraffollato in questo periodo, non si riesca a mantenere un ordine pubblico? È proprio necessario ricorrere a questa nuova metodologia di risoluzione, che di fatto non risolve, ma nasconde il problema?

 

La politica tutta oramai mi piace definirla di «superficie», perché troppe poche volte affronta i problemi alla radice del loro male – al punto che «radicale», pare diventata una parola che nel gergo politico ha un sapore disforico (a meno che non si tratti della compagine pannelliana, che però ha cambiato tanti nomi).

 

Così facendo rabbonisce la popolazione, ma il problema persiste, perché viene semplicemente messo a tacere per un po’.

 

Pensiamo all’evidente scia lunga della covidiozia, ai suoi strascichi incancellabili. Troppe volte in quegli anni abbiamo sentito urlare a funzionari politici locali e nazionali a chi emanava una norma più restrittiva per arginare, in quel caso, il nemico invisibile che era il fantomatico virus SARS-CoV-2.

 

Abbiamo visto transennare i giochi nei parchi per i bambini, imporre all’aperto l’uso di mascherine in vie e strade completamente deserte, acquistare banchi a rotelle, chiudere cimiteri e chiese, coprifuoco durato mesi e mesi, lockdown di ogni tipo e chi più ne ha più ne metta.

 

Ecco, senza entrare troppo nel merito della questione, siamo sicuri che una nuova clausura, questa volta su base dell’età, sia la soluzione migliore? Probabilmente è quella più rapida e che fa presa in una popolazione indottrinata che oramai ha accettato i problemi con divieti collettivi atti a imbonirsi quei cittadini che vorrebbero vivere la propria città tranquillamente, ma che di fatto, loro malgrado, si vedono privati di una loro legittima libertà. Evidentemente, a questo nuovo mondo, va bene anche così.

 

Sappiamo che siamo oramai in zona «lockdown maranza», come già avvenuto in Francia. Visti i disordini e le violenze che agitano le nostre città, diverrà inevitabile. Ricordiamo gli eventi di Peschiera qualche anno fa, con l’invasione della cittadina sul Garda di migliaia e migliaia di ragazzini immigrati, nell’impotenza totale delle forze dell’ordine – di fatto, era stato realizzato il proposito di creare una zona temporaneamente autonoma (TAZ) dove gli italiani e la loro Repubblica non avrebbero avuto più potere. Ci sono riusciti: e il dato è, per chi vuole coglierlo, davvero spaventoso.

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L’Europa è teatro esplicito di violenze urbane come abbiamo visto negli scontri tra immigrati e polizia all’Aia, o in Spagna, a Torre Pacheco: secondo alcuni video apparsi su canali Telegram, gruppi di cittadini marocchini o cosiddetti «spagnoli di seconda generazione» continuerebbero ad aggirarsi nottetempo, armati di spranghe e bastoni, a caccia di autoctoni. In tale contesto, secondo voci non verificate circolanti in rete, la Guardia Civil non riuscirebbe a contenere il fenomeno o peggio starebbe a guardare.

 

A Torre Pacheco le tensioni tra autoctoni ed immigrati nordafricani possono essere diminuite ma hanno lasciato aperte questioni la cui soluzione oramai non è più rinviabile, neppure con i lockdown. Il problema, semplicemente si ripropone, e peggiore. Ricordate? «Due settimane in casa per abbattere la curva». Qualcuno crede ancora all’autorità quando parla così?

 

Ma senza andare all’Estero, pensiamo che è la stessa «capitale morale» d’Italia, Milano, a soffrire dell’esproprio migratorio, con i politici italiani – in ispecie quelli della maggioranza – che magari levano un qualche lamento, ma non fanno nulla – né leggi, né spinte di altro tipo – per arginare il disastro in corso: 

 

I politici di maggioranza potrebbero farlo, perché hanno la maggioranza di governo, ma evidentemente gli rimane più comodo urlare triti slogan sui social network. Dalle no-go zone, di fatto, non prenderanno voti, ne possono prendere, magari, da quei cittadini che abitano lì e ne sono terrorizzati: abituiamoci alle meccaniche elettorali dell’anarcotirannia.

 

E allora: via con i lockdown adolescenziali, i lockdown-maranza, i lockdown anarco-tirannici. Tanto la popolazione è abituata – anzi, è vaccinata…

 

Francesco Rondolini

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