Economia

Caracas abbraccia il «Made in China»: lavoratori sfruttati dalle imprese cinesi

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews.

 

 

Nessun beneficio dagli investimenti di Pechino. Le aziende cinesi violano le leggi locali. Salari da 2mila dollari per il personale cinese e da 350 per quello venezuelano. Stesse condizioni in altre parti dell’America Latina. Denunce nei confronti di aziende minerarie e petrolifere del gigante asiatico.

Negli ultimi 20 anni la significativa partecipazione di imprese cinesi alla vita economica del Venezuela non ha prodotto «alcun guadagno significativo in materia di lavoro o benefici economici per nessuna delle parti [coinvolte]»

Negli ultimi 20 anni la significativa partecipazione di imprese cinesi alla vita economica del Venezuela non ha prodotto «alcun guadagno significativo in materia di lavoro o benefici economici per nessuna delle parti [coinvolte]».

 

È quanto emerge da uno studio pubblicato nei giorni scorsi dal Centro de Investigaciones China y Latinoamérica della Fondazione Andrés Bello, che esamina l’impatto degli investimenti cinesi sulla condizione dei lavoratori venezuelani.

 

Il rapporto si basa su interviste a lavoratori locali impiegati in quattro aziende cinesi che hanno partecipato all’esecuzione di importanti progetti nel Paese: China National Petroleum Corporation, ZTE Corporation, Sinohydro e Gezhouba Group Corporation. Dall’indagine risulta che tutte e quattro le imprese di Pechino violano le leggi venezuelane sul lavoro.

Si registrano assenza di protezioni sindacali, oltre a disparità salariali e di trattamento tra lavoratori venezuelani e stranieri

 

Le principali violazioni riguardano i processi di assunzione. Essi sono considerati irregolari perché  subappaltati a terzi, che è proibito dalle norme di Caracas. Si registrano poi assenza di protezioni sindacali, oltre a disparità salariali e di trattamento tra lavoratori venezuelani e stranieri.

 

Lo studio mostra che i lavoratori stranieri impiegati in queste aziende spesso superano il tetto del 10% stabilito dalla legge.

 

Nel caso della costruzione dell’autostrada Santa Lucia-Kempis, un progetto per il quale sono stati investiti circa 45 milioni di dollari, il personale venezuelano rappresentava il 40%; il resto era brasiliano (40%) e cinese (20%). Gli stranieri occupavano le posizioni di maggiore responsabilità, con casi di duplicazioni di incarichi (ad esempio, l’esistenza di un coordinatore cinese e di uno brasiliano).

 

Nonostante la loro preparazione e professionalità, i lavoratori venezuelani hanno ricevuto salari molto più bassi dei loro colleghi cinesi. Mentre questi ultimi guadagnavano più di 2mila dollari al mese, i locali non arrivavano a 350 dollari.

Nonostante la loro preparazione e professionalità, i lavoratori venezuelani hanno ricevuto salari molto più bassi dei loro colleghi cinesi. Mentre questi ultimi guadagnavano più di 2mila dollari al mese, i locali non arrivavano a 350 dollari

 

«Le condizioni offerte dal Venezuela negli accordi sottoscritti [con la Cina] hanno aperto le porte agli investimenti e all’installazione di aziende cinesi nel Paese. Come in diversi Paesi latinoamericani, questi vincoli non sono vantaggiosi [per Caracas], soprattutto perché la manodopera straniera è privilegiata nei livelli medi e alti», ha spiegato Angeyeimar Gil Carrillo, autrice della ricerca.

 

Gil Carrillo ricorda anche che il Collettivo sulla finanza e gli investimenti cinesi, i diritti umani e l’ambiente (CICDHA) ha riportato una dozzina di denunce di violazioni sindacali in America Latina da parte di aziende minerarie, petrolifere e idroelettriche di Pechino.

 

 

 

 

 

 

 

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