Immigrazione

Biden vuole mandare gli immigrati haitiani a Guantanamo

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L’ex inviato speciale degli Stati Uniti ad Haiti Daniel Foote ha recentemente definito la politica degli Stati Uniti nei confronti di Haiti un esempio di «follia», ricorrendo alle stesse politiche interventiste applicate ripetutamente nel corso di decenni, portando sempre agli stessi risultati disastrosi.

 

Ora l’amministrazione Biden avrebbe escogitato una politica che non è solo folle, ma crudele e disumana.

 

NBC News, The Hill e altri media riferiscono che l’amministrazione presume che una volta che il terminal petrolifero di Varreux di Port-au-Prince sarà stato liberato dalle bande che attualmente lo controllano e quindi stanno negando carburante alla popolazione, la prima cosa che gli haitiani potrebbero fare, è utilizzare il carburante appena disponibile per compiere il pericoloso viaggio negli Stati Uniti via mare in un «esodo di massa».

 

Dal momento che il rimpatrio delle persone ad Haiti non sembra possibile, viste le condizioni del Paese, il Consiglio di Sicurezza Nazionale USA (NSC) sta chiedendo alla Homeland Security di determinare quanti haitiani in arrivo ci vorrebbero per gli Stati Uniti designare un Paese terzo come luogo di ricezione (denominato «ninfea»).

 

Si tratta cioè di capire dove potrebbero essere scaricati quegli esseri umani, piuttosto che lasciarli entrare negli Stati Uniti o ricostruire e rendere vivibili il feudo dei Clinton chiamato Haiti.

 

Altrimenti, se dovessero esserci troppi haitiani da gestire con la «ninfea», essi verrebbero inviati al «Centro operativo per i migranti» situato a Guantanamo Bay, Cuba, sede del famigerato campo di prigionia per terroristi stranieri.

 

La NBC e altri media sottomessi all’establishment si sono affrettati a specificare che la struttura del centro per migranti è separata dalla prigione per presunti terroristi.

 

Per accogliere gli haitiani, il centro di Guantanamo dovrebbe raddoppiare la sua capacità fino a 400 posti letto. La NBC riferisce che le informazioni su questo piano provenivano da due funzionari dell’amministrazione e da un documento di pianificazione a cui aveva accesso.

 

Un portavoce dell’NSC ha detto a The Hill che non c’è stato alcun aumento dei tentativi di migrazione marittima da Haiti negli Stati Uniti – anzi, è in calo – ma che l’NSC, la sicurezza interna e altre agenzie hanno sempre piani di emergenza a portata di mano, per ogni evenienza, perché sono tutti così impegnati ad «aiutare il popolo di Haiti».

 

Come riportato da Renovatio 21, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, l’ex presidente cilena Michelle Bachelet,  il 17 maggio ha descritto la situazione ad Haiti in termini drammatici, parlando di livelli «inimmaginabili e intollerabili» di violenza armata.

 

Quantità immense di haitiani e di immigrati di tutti Paesi (non solo sudamericani: perfino pakistani e altro) stanno penetrando liberamente nel Paese dopo il collasso del confine meridionale degli USA, qualcosa di così disastroso da far pensare che vi sia dietro una programmazione precisa. L’ex inviata di guerra Lara Logan, citando fonti alle Nazioni Unite, ha parlato dell’invasione degli immigrati come di una parte per attuare un governo mondiale.

 

 

 

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