Droga

Aumento delle overdosi in USA tra le donne incinte

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Le morti per overdose tra le donne in gravidanza e in fase post-parto negli Stati Uniti sono aumentate notevolmente negli ultimi anni, specialmente nel 2020, in coincidenza con l’inizio della pandemia. Lo riporta UPI.

 

Si tratta di un ulteriore segno orrendo e demoralizzante che ci invia il mondo moderno.

 

La mortalità per overdose delle donne è aumentata di circa l’81% dal 2017 al 2020 prima della pandemia e, mentre i decessi per overdose associati alla gravidanza che coinvolgono benzodiazepine, eroina e oppioidi da prescrizione sono stati per lo più stabili in questo periodo di tempo, si sono verificati grandi picchi di decessi che hanno coinvolto il fentanil, metanfetamine e cocaina.

 

Gli aumenti dei decessi coinvolti nel fentanil sono stati particolarmente marcati nel 2020, quasi raddoppiando.

 

I una ricerca pubblicata lo scorso martedì sul Journal of the American Medical Association  (JAMA), i due autori osservano che i decessi per overdose di droga, in particolare i decessi che coinvolgono oppioidi sintetici come il fentanil, hanno raggiunto livelli record nel 2020 e nel 2021. Lo studio afferma che la situazione è stata «probabilmente aggravata dalle interruzioni sociali, economiche e sanitarie associate alla pandemia di COVID-19».

 

«È noto che le persone in gravidanza e dopo il parto incontrano ostacoli all’accesso al trattamento della droga e ai servizi di riduzione del danno, che se aggravati da fattori di stress associati alla pandemia, interruzioni dell’assistenza sanitaria e una fornitura di farmaci non regolamentata sempre più volatile, possono aumentare il rischio di overdose fatale» afferma un comunicato stampa riguardante lo studio.

 

Dei 7.642 decessi associati alla gravidanza che si sono verificati tra le persone in gravidanza e dopo il parto verificatisi nel periodo di quattro anni dello studio, i ricercatori hanno scoperto che 1.249 derivavano da overdose di droga.

 

Nel periodo di quattro anni, il tasso di mortalità per overdose di droga delle persone in gravidanza o dopo il parto è aumentato di oltre l’80% fino a un massimo di 11,85 per 100.000 nel 2020.

 

La società americana è stata gettata nella fornace della dipendenza da oppiacei grazie alla collusione tra Big Pharma e gli enti regolatori – gli stessi che ora permettono i vaccini mRNA – che hanno permesso la diffusione di antidolorifici che creavano dipendenza. Il risultato è che, una volta smessa la terapia con farmaci prescritti, i pazienti, divenuti a tutti gli effetti drogati, vanno in cerca di sostituti «di strada», rifornendosi dagli spacciatori di eroina o fentanil, sostanza cinquanta volte più potente della prima, spesso trasportata dalla Cina al Messico e dal Messico agli USA attraverso immigrati che attraversano il confine.

 

Stessa cosa dicasi per la immane quantità di psicofarmaci consumata dagli americani – e dagli italiani – prescritti come caramelle dai dottori, che forse non avvertono fino in fondo quanto questi possano creare dipendenza.

 

Renovatio 21 aveva già segnalato 4 anni fa come la crisi degli oppioidi stesse provocando la morte di un grande numero di donne incinte. La quantità di decessi, che fa della opioid epidemic la prima causa di morte in certe categorie di cittadini, ha cominciato ad alimentare orrendamente il circuito della predazione degli organi: tre anni fa riportavamo che un trapianto di cuore su sei proveniva da overdose di oppioidi, ora il numero potrebbe perfino essere aumentato.

 

Curioso come l’articolo di UPI parli di «pregnant people», cioè «persone incinte», perché dire «donna incinta» è oramai un’inaccettabile formulazione discriminatoria.

 

Nell’articolo non si trova poi traccia delle altre vittime di questo inferno, vittime davvero innocenti: quanti feti, quanti bambini sono morti con quelle migliaia di overdosi?

 

Un mondo che sta legalizzando l’aborto a nove mesi o l’aborto post-natale – cioè l’infanticidio – su questo dato non può avere interesse.

 

 

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