Immigrazione

Un quarto degli ucraini nell’UE non ha intenzione di tornare a casa

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Secondo un sondaggio dell’istituto IFO pubblicato venerdì, un numero crescente di ucraini nell’UE prevede di stabilirsi fuori dalla propria patria una volta terminato il conflitto con la Russia.

 

Lo studio è stato lanciato dal principale think tank tedesco nel giugno 2022 in collaborazione con il ricercatore Verian e proseguito per due anni. Ai partecipanti al sondaggio è stato ripetutamente chiesto della loro posizione attuale e dei piani di ritorno. È stato scoperto che quasi il 25% dei rifugiati intende risiedere fuori dall’Ucraina a lungo termine, mentre un altro 25% è indeciso.

 

La ricerca ha indicato che poco dopo essere fuggiti dalla loro patria, solo il 10% degli ucraini ha dichiarato di volersi stabilire fuori dal loro Paese per un lungo periodo di tempo. Tuttavia, tale cifra ha continuato a crescere con il passare del tempo e, alla fine del 2023, stava crescendo in media di 1,6 punti percentuali ogni 100 giorni, mentre il tasso di ritorno effettivo era di 2,7 punti percentuali.

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Subito dopo essere fuggiti all’estero, quasi il 60% voleva tornare in Ucraina non appena si fosse sentito di nuovo al sicuro lì. Nel tempo, questa cifra è scesa drasticamente, in media di 4,7 punti percentuali ogni 100 giorni, ha scritto IFO.

 

«Circa il 35% dei rifugiati ucraini desidera tornare in Ucraina non appena sarà di nuovo sicuro», ha affermato Panu Poutvaara, direttore dell’IFO Center for Migration Research, aggiungendo che solo il 4% ha intenzione di tornare presto, indipendentemente dalla situazione della sicurezza. Quasi l’11% dei rifugiati è già tornato.

 

«I nostri risultati mostrano che, sebbene molti degli ucraini fuggiti vogliano ancora tornare nel loro Paese, l’andamento della guerra è un fattore decisivo per la stragrande maggioranza. Più dura il conflitto, più sono coloro che riescono a immaginare un futuro al di fuori dell’Ucraina», ha concluso una ricercatrice sulle migrazioni presso l’IFO, Yvonne Giesing.

 

Lo studio ha inoltre citato la corruzione diffusa e la scarsa fiducia nella magistratura tra i motivi per cui gli ucraini non vogliono tornare a casa.

 

Secondo Eurostat, oltre quattro milioni di ucraini vivono attualmente sotto protezione temporanea nell’UE. La misura è stata invocata all’unanimità dal Consiglio europeo nel marzo 2022 sulla scia del conflitto ucraino.

 

I dati ufficiali mostrano che Germania, Polonia e Repubblica Ceca ospitano il numero più alto di rifugiati ucraini nell’UE.

 

La Polonia, uno dei principali sostenitori dell’Ucraina durante il conflitto, ha recentemente tagliato i sussidi per quasi 1 milione di rifugiati ucraini che vivono lì. I contribuenti si sono indignati nel vedere i rifugiati ucraini «guidare le migliori auto, trascorrere i weekend in hotel a cinque stelle», ha affermato il ministro della Difesa Wladyslaw Kosiniak-Kamysz.

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Un nuovo sondaggio del Center for Public Opinion Research ha dimostrato che il numero di polacchi favorevoli all’accettazione degli ucraini è sceso al livello più basso dall’inizio del conflitto.

 

In Germania, il sindaco della città bavarese di Bad Griesbach si è rifiutato di accettare nuovi rifugiati ucraini, sostenendo che la zona è stata colpita in modo sproporzionato dall’esodo dei migranti.

 

A Parchim, una cittadina nel land del Meclemburgo-Pomerania, si è avuta l’anno scorso una violenta rissa di strada tra immigrati turchi e immigrati ucraini.

 

Due anni fa era altresì emerso che la guerra ucraina aveva raddoppiato l’aliyah, ossia la migrazione ebraica verso Israele.

 

Nel frattempo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha chiesto ai membri dell’UE di prendere decisioni urgenti in merito ai milioni di rifugiati ucraini, citando i «limiti» delle risorse UE.

 

Su quello che potrebbe succedere dopo la guerra, con la diaspora internazionale dei combattenti nazionalisti integristi ucraini dopo la sconfitta, Renovatio 21 si sta interrogando da tempo.

 

Il Department for Homeland Security americano teme che l’Ucraina agisca già ora come una fonte di radicalizzazione in grado da far tornare in patria cittadini pronti a diventare «terroristi domestici».

 

Come riportato da Renovatio 21, il flusso dissennato, infinito di armi verso l’Ucraina già finisce nel mercato nero e da qui nelle mani di criminalità e terroristi. Secondo alcuni, queste armi alimenteranno il terrorismo contro l’Europa per gli anni a venire. La stessa Europol ha dichiarato che le armi spedite in Ucraina come «aiuti» saranno da gruppi criminali nel prossimo futuro.

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Immagine di Simon via Wikimedia pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0

 

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