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Un fronte rivoluzionario per le elezioni francesi?

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In questi giorni il primo ministro francese Élisabeth Borne è impegnata a negoziare con diverse parti per costruire maggioranze assolute su questioni separate, che si tratti di Ucraina, età pensionabile, miglioramento del tenore di vita, etc., per poter governare.

 

«Nel primo giro di trattative, il presidente Emmanuel Macron aveva inserito una proposta per un governo di unità nazionale, che è stata respinta perché non voleva scendere a compromessi lui stesso» scrive EIRN.

 

Macron ha quindi annunciato che avrebbe negoziato con tutti i partiti tranne che con la LFI-NUPES (il partito socialista di sinistra di Jean-Luc Mélenchon) e il Rassemblement National, il partito di Marine Le Pen.

 

Secondo alcune indiscrezioni, la realtà si sta muovendo nella direzione opposta.

 

Il settimanale Le Point ha pubblicato il 23 giugno un articolo intitolato «LFI-RN, c’è un fronte rivoluzionario al lavoro?». Nel pezzo si rivela con cifre precise che né il RN né il LFI avrebbero potuto vincere i seggi che hanno ottenuto al secondo turno contro i candidati Macron, senza che gli elettori della LFI votassero per i candidati RN e viceversa.

 

In pratica, vi è un comune fronte elettorale antisistema attivo Oltralpe.

 

Che la sinistra, o chiunque altro, voti per il partito Le Pen è stato fino ad ora un rigido tabù. Tuttavia è oramai chiaro che il cosiddetto «fronte repubblicano», che ha impedito a tutti i candidati lepenisti di essere eletti, è fallito e invece, dice Le Point,  un “fronte rivoluzionario” è in moto: i due partiti anti-establishment si sono di fatto uniti per sconfiggere Macron.

 

Il settimanale francese cita il lavoro investigativo di agenzie di statistica elettorale come Harris Interactive, IFOP e IPSOS, a conferma della tendenza.

 

Harris afferma che in un caso, fino al 24% dei voti del RN è andato all’elezione di un candidato LFI-NUPES contro Macron; ed era vero il contrario nella stessa quantità per eleggere un candidato RN.

 

Le Point afferma che quei due partiti condividono un elettorato molto fluido di 2 milioni di elettori.

 

Queste «alleanze tra i partiti» hanno funzionato bene nelle aree in cui due dei principali luogotenenti di Macron sono stati sconfitti: Christophe Castaner, capo del partito Macron all’Assemblea nazionale, e Richard Ferrand, presidente dell’Assemblea nazionale.

 

Castaner è stato sconfitto da un candidato della LFI-NUPES, Leo Walter, che è arrivato secondo con solo il 29% dei voti e non avendo riserve elettorali a cui attingere al secondo turno: ha trovato 6.000 voti in più e ha vinto.

 

In un altro caso, un candidato di RN nella stessa situazione ha trovato 8.000 nuovi voti a suo favore e ha sconfitto il candidato di Macron. Una figura di spicco di RN, l’ex marito di Marine Le Pen, Louis Alliot, ha invitato gli elettori della zona a tacere il naso, se necessario, e a votare per il candidato LFI-NUPES per sconfiggere Castaner, uomo forte di Macron.

 

In Italia, con la cooptazione di tutti i partiti nel governo della guerra e del lockdown (partito di opposizione incluso…) dinamiche del genere non sono pensabili.

 

Nel Paese dove il partito di un comico è al governo leccando un burocrate banchiere, il voto di protesta non è più possibile.

 

Cioè: in Italia, per chi desidera il cambiamento, non vi è più davvero nulla di votabile.

 

 

 

 

 

Immagine di Marie-Lan Nguyen via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported (CC BY 3.0)

 

 

 

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