Stragi

Un altro massacro israeliano a Gaza

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Un attacco israeliano a Beit Lahia, una città nel nord di Gaza, ha ucciso almeno 73 palestinesi sabato sera, 19 ottobre, secondo l’ufficio stampa governativo dell’enclave. Lo riporta il giornale arabo Middle East Eye.

 

Oltre 100 altre persone sono rimaste ferite e diverse persone sono scomparse. «Questa è una guerra di genocidio e pulizia etnica. L’occupazione ha condotto un massacro orribile a Beit Lahia», ha affermato l’ufficio stampa palestinese.

 

Ai residenti non è stato dato alcun avvertimento di lasciare le loro case. Molte persone sono rimaste intrappolate sotto le macerie, con paramedici e squadre di difesa civile impossibilitati a raggiungere immediatamente la zona a causa dell’intensità dei bombardamenti israeliani.

 


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L’attacco ha scosso l’intera parte occidentale della città e gli edifici sono crollati mentre le persone erano all’interno, ha riferito il canale televisivo qatarino Al Jazeera, il cui inviato avrebbe trovato che i suoi stessi parenti sarebbero stati uccisi nell’attacco.

 


Hossam Abu Safia, direttore dell’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahia, ha affermato che molti dei feriti nell’attacco sono morti a causa di una grave mancanza di risorse, forniture mediche e personale specializzato presso la struttura.

 

L’attacco a Beith Lahia è avvenuto dopo che le forze israeliane avevano in precedenza preso di mira l’ospedale Kamal Adwan e altri due ospedali nel Nord di Gaza (l’ospedale indonesia e l’al-Awda), il 19 ottobre. Sembra probabile che tutti questi attacchi facciano parte dell’operazione di pulizia etnica israeliana nel nord di Gaza, attualmente concentrata sul campo profughi di Jabalia, in corso dal 1° ottobre.

 


In quel periodo, a Jabalia non è arrivato né cibo né acqua pulita. Mohammed al-Hajjar, corrispondente di Middle East Eye a Gaza, ha riferito che l’esercito israeliano aveva preso di mira «qualsiasi luogo in cui venisse rilevato un movimento» a Jabalia, aggiungendo che molte persone erano intrappolate nelle loro case, soffrendo la fame e la sete.

 

Video emersi in rete mostrerebbero droni quadricotteri israeliani ordinare a migliaia di rifugiati palestinesi di uscire dai rifugi.

 

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La cittadina di Beith Lahia ha circa 70 mila abitanti, ed è conosciuta per i suoi numerosi fichi di sicomoro, per la sua acqua fresca e dolce, le bacche e gli alberi di agrumi.

 

La zona è altresì ricordata per essere stata teatro del massacro della moschea di Ibrahim al-Maqadma, avvenuto è svolto il 3 gennaio 2009, nell’ambito dell’operazione dell’esercito israeliano Piombo Fuso (2008-2009). In quell’occasione, l’aviazione dello Stato Ebraico aveva lanciato un missile contro la moschea di Ibrahim al-Maqadma a Beit Lahia mentre si svolgevano le preghiere serali (Salat al-maghrib).

 

Secondo i testimoni, all’interno della moschea c’erano oltre 200 palestinesi che pregavano. L’attacco ha causato la morte di almeno 16 persone, inclusi sei bambini, e oltre 60 civili sono rimasti feriti.

 

La moschea, situata a Beit Lahia, prende il nome dal fondatore di Hamas, Ibrahim al-Maqadma, ucciso dagli israeliani con un «omicido mirato» l’8 marzo 2003. L’ al-Maqadma era accusato dallo Stato degli ebrei di essere il responsabile della morte di 28 israeliani.

 

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Immagine screenshot da Twitter

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