Geopolitica

Tokyo: via libera a capacità di contrattaccare basi nemiche (cinesi e nordcoreane)

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

Previsto l’acquisto di nuovi missili a lunga gittata. Si punta al raddoppio della spesa militare entro i prossimi cinque anni. Critici: una violazione della Costituzione «pacifista». Per il governo è una «misura minima di autodifesa». L’ira di Pechino. Nel mirino anche la Russia di Putin.

 

 

Il Giappone si doterà della capacità di contrattaccare basi nemiche in caso di emergenza grazie a un notevole aumento della spesa militare. La misura è contenuta in tre documenti sulla difesa approvati oggi dal governo Kishida, compresa la revisione della Strategia per la sicurezza nazionale. Nel mirino Cina e Corea del Nord, che con le loro minacce – sostiene l’esecutivo – hanno destabilizzato il quadro regionale.

 

Secondo i critici, la decisione viola la Costituzione «pacifista» post-1945 del Paese; per la compagine governativa si tratta invece di una «misura minima di autodifesa».

 

Rispetto alla dottrina strategica del 2013, l’amministrazione Kishida afferma che il Giappone deve fare i conti con il “più serio e complicato scenario di sicurezza” dalla fine della Seconda guerra mondiale. Il nuovo assunto è che la semplice difesa missilistica non basta di fronte al rafforzamento delle forze balistiche di Paesi come Cina e Corea del Nord.

 

Il piano di Kishida è di raddoppiare la spesa militare al 2% del PIL in cinque anni, per un esborso totale di 43mila miliardi di yen (315 miliardi di dollari). Di questi, 5 mila miliardi serviranno ad acquistare missili capaci di essere lanciati a distanza di sicurezza e razzi da crociera Tomahawk dagli USA.

 

Per ricorrere ad azioni di contrattacco devono sussistere tre condizioni: il Giappone è sotto attacco o un assalto a una nazione amica minaccia la sopravvivenza del Paese; non ci sono altri mezzi appropriati per respingere l’incursione nemica; ogni uso della forza è tenuto al minimo.

 

Nella versione aggiornata della Strategia per la sicurezza nazionale è scritto che la Cina pone «la più grande sfida strategica» di sempre, espressione che richiama la posizione ufficiale degli Stati Uniti. Nel documento del 2013 Tokyo si era limitata a dire che l’attivismo militare cinese è «motivo di preoccupazione per la comunità internazionale».

 

Giappone e Cina hanno una contesa territoriale sulle isole Senkaku (Diaoyu per i cinesi) nel Mar Cinese orientale, che molti analisti vedono in futuro come un possibile teatro di scontro armato tra i due Paesi.

 

La risposta cinese non si è fatta attendere. Il ministero degli Esteri ha detto oggi che il Giappone «ignora i fatti, si discosta dal suo impegno nelle relazioni con la Cina e dalle intese comuni», e in «modo infondato [ci] discredita».

 

La nuova dottrina nipponica rivede anche la posizione del Paese nei confronti di Corea del Nord e Russia.

 

Pyongyang è descritta come una «minaccia più grave e imminente di prima». Mosca è considerata invece «un serio problema di sicurezza» per la sua collaborazione strategica con Pechino e l’invasione dell’Ucraina.

 

 

 

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