Salute

«Rianimazione piena», ma non è il COVID: è l’autunno che aumenta esponenzialmente ictus e infarti!

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Il Giornale di Vicenza riporta che l’unità di terapia intensiva dell’ospedale San Bortolo è tutto occupato.

 

La notizia occupa la parte centrale della prima pagina dell’edizione del 25 settembre. «La rianimazione piena, ma il COVID non c’entra» è il titolo.

 

«Ci sono ancora alcuni pazienti positivi al virus, ma emerge un altro fenomeno» scrive l’occhiello.

 

Un altro fenomeno che viene fuori? E cosa può essere?

 

La risposta è data già dal sommario del pezzo: «l’autunno, come la primavera, pare associato a più rischi di ictus, infarto e scompenso cardiaco».

 

 

«Rianimazione senza tregua» scrive l’articolo all’interno. «I 18 posti sono quasi sempre occupati».

 

Tuttavia, l’origine delle degenze sorprende non poco.

 

«Anche adesso, come già accadeva a maggio nel passaggio dalla primavera all’estate, un aumento esponenziale di infarti, ictus, emorragie cerebrali, dissezioni aortiche, ulcere gastriche perforate. Una spiegazione scientifica certa non c’è anche se si affacciano diverse ipotesi intorno a queste patologie molto gravi che crescono in misura esponenziale nei cambi di stagione».

 

Ripetiamo: una spiegazione scientifica all’aumento esponenziale di malori non c’è, ma già la frase dopo è rassicurante.

 

«La stagione autunnale con l’improvviso calo delle temperature, fra l’altro, è stata associata, da vari studi proprio ad un aumentato rischio di infarto, ictus e scompenso cardiaco».

 

È colpa del cambiamento stagionale, il nonno del cambiamento climatico.

 

«Tra i possibili meccanismi si è parlato di un aumento delle concentrazioni di fibrinogeno e di fattore VII della coagulazione. Si tirano in ballo pure la reazione vascolare, le modifiche dei parametri pressori. L’aumento della pressione arteriosa, della viscosità del sangue e della forza con cui il cuore pompa il sangue, dovuti ai cambi climatici, agli sbalzi di temperatura, alle mutate abitudini di vita, farebbero schizzare in alto il rischio di trombosi e di ischemia» continua il pezzo che virgoletta pure il primario.

 

«Insomma, c’è da stare attenti ed essere molto prudenti».

 

Manfatti, ci guardiamo bene dal sottovalutare il cambio di stagione.

 

Non fa un grinza: con l’arrivo della nuova stagione, partono i malori cerebrali e gli attacchi di cuore.

 

Eccerto: miocardie e emorragia cerebrali si impennano dopo equinozi e solstizi, è sempre stato così. Sul tema negli anni Ottanta i Righeira scrissero una hit riempipista: «l’estate sta finendo / ed ecco il mio malòr». Anni prima, con Maledetta primavera, Loretta Goggi cantava dell’arrivo degli ictus stagionali.

 

Ci risuonano in testa le due frasi, messe una dopo l’altra, che più ci hanno colpito del pezzo.

 

1) «Un aumento esponenziale di infarti, ictus, emorragie cerebrali, dissezioni aortiche, ulcere gastriche perforate».

 

2) «Una spiegazione scientifica certa non c’è»

 

E allora, ci chiediamo, quale mai potrebbe essere la spiegazione di questo fenomeno mortale?

 

Essendo che probabilmente tale fenomeno sta falciando non poche vite di cittadini, esiste qualcuno che lo sta studiando, anche solo per fingere una spiegazione scientifica smarmellata su un paper peer-reviewed?

 

Non è che oramai non fanno più neanche questa fatica?

 

Ricordiamo al lettore come Renovatio 21 aveva oramai un anno fa già notato questa strambissima epidemia di «malori», fornendo anche un grafico, e pure un esercizio facile-facile che chiunque può fare per verificare quanto questi malori siano di fatti aumentati.

 

 

Ci chiediamo: non è che sia lo stesso fenomeno che sta colpendo anche il calcio, il ciclismo e vari altri sport, dall’Hockey alla Mountain Bike?

 

Chissà se lo sapremo mai. Chissà se lo leggeremo sui giornali.

 

 

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