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Regno Unito, è legale lasciar morire di fame e di sete

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La Corte Suprema del Regno Unito ha stabilito che non è indispensabile avere l’ordine del tribunale per metter fine all’idratazione e alla nutrizione di un paziente in stato di coma.

 

Secondo la Corte, se i medici e la famiglia del paziente sono concordi nel ritenere che il trattamento in corso non è nel suo best interest, questo può essere interrotto senza ricorrere al tribunale, come è avvenuto, ad esempio, nel caso di Alfie – dove però i genitori erano contrari e il bambino per giunta non si trovava in uno stato da ritenersi clinicamente comatoso.
Lady Jill Margaret Black, della Corte Suprema, che ha così deciso:

 

«Se vengono rispettate le disposizioni del MCA 2005 (Mental Capacity Act) e osservate le linee guida pertinenti, e se vi è accordo su ciò che è nel migliore interesse del paziente, al paziente stesso può essere sospeso il trattamento con tale accordo senza l’intervento della Corte».

 

Eutanasia per fame e per sete, senza passare in tribunale.
Eutanasia per fame e per sete, senza passare in tribunale.

 

Il giudizio, che è senza precedenti storici, è stato accolto con grande entusiasmo dalla Compassion in Dying, la principale lobby eutanatica del Regno Unito:

 

«A volte – afferma un portavoce dell’associazione – è nel miglior interesse di qualcuno ritirare le cure. Questa presa di posizione della Corte consentirà a coloro che sono più vicini ad un paziente – i parenti e l’equipe medica in primis – di sentirsi supportati e autorizzati a prendere la decisione giusta per la persona, anche quando risulta difficile».

Lady Jill Margaret Black

 

Il professor Derick Wade, un consulente in riabilitazione neurologica con sede a Oxford, stima che ci potrebbero essere fino a 24.000 pazienti nel NHS in Inghilterra in PVS (stato vegetativo persistente) o MCS (stato minimamente cosciente), con la maggior parte di questi pazienti ricoverati in case di cura.

 

È la liberalizzazione dell’eutanasia fai-da-te.

 

Prendersi cura di una persona con PVS o MCS costa circa 100.000 sterline all’anno, e il potenziale «risparmio» per il NHS potrebbe ammontare a 2,4 miliardi di sterline l’anno. Se si convincono le persone a pensare che far morir di fame e di sete è lecito e, soprattutto, nel “miglior interesse” dell’ammalato, si promettono succulenti benefici all’erario.

 

Insomma, soldi. Soldi che  servono a nutrire la sete temporale del Moloch della Cultura della Morte che, come primo obiettivo, ha invece quello del ritorno al sacrificio umano.
Nutrire la sete temporale del Moloch della Cultura della Morte che, come primo obiettivo, ha invece quello del ritorno al sacrificio umano

 

Sulla questione in questi giorni è intervenuto anche il Dott. Peter Saunders, della Christian Medical Fellowship, un’associazione evangelica di medici e studenti nata nel 1949 a Londra, e che si batte per difendere i princìpi etici non negoziabili.

 

«Una volta che accettiamo che la morte per disidratazione sia nel “miglior interesse” della gente che ha subito danni cerebrali – ha detto il medico – finiamo su una china davvero molto scivolosa. La Corte Suprema ha stabilito un pericoloso precedente perché questo conduce ad un’alta probabilità che i pazienti gravemente danneggiati nel cervello siano ridotti a morire di fame o disidratati, con una condanna a morte nel loro presunto “miglior interesse”.  Queste decisioni saranno peraltro maggiormente influenzate da coloro che trovano in questo modo di agire interessi ideologici o finanziari».
Mangiare e bere diventano il pretesto per uccidere con eutanasia passiva.

 

Le conclusioni di Saunders sono realistiche quanto spaventose. Mangiare e bere, per chi, a causa di una patologia e non di un capriccio, non riesce più, diventano il pretesto per uccidere con eutanasia passiva.

 

Il cosiddetto «dibattito bioetico» raggiunge un altro traguardo verso il baratro della necrocultura, ovvero la negazione dell’utilizzo di mezzi oggi considerati comunemente e all’unanimità come ordinari: la PEG (Gastrostomia Endoscopica Percutanea, che consente l’alimentazione enterale) e le flebo, infatti, vengono fatte rientrare nel nuovo lessico del “nuovo” vocabolario sanitario con il nome di “accanimento terapeutico”.

Per giustificare il diritto di condannare a morte, i boia del nuovo laicismo giuridico-sanitario si appelleranno sempre più alle norme della nuova chiesa in uscita e al suo satellite annesso

 

Questa vicenda non è poi così nuova. O meglio sarebbe dire che se la sua applicazione è sicuramente nuova, la sua teorizzazione non lo è affatto, ma anzi – chi lo avrebbe mai detto – trova le sue basi solide nella Carta per gli Operatori Sanitari confezionata dalla Chiesa Cattolica, un documento vergato dallo stesso Bergoglio nel 2017.

 

Un vero e proprio codice deontologico – con imprimatur divino – in materia sanitaria dove si parla di «alimentazione e idratazione solo se utili».

 

Bisogna farci l’abitudine. Per giustificare il diritto di condannare a morte, i boia del nuovo laicismo giuridico-sanitario si appelleranno sempre più alle norme della nuova chiesa in uscita e al suo satellite annesso: la Pontificia Accademia per la Morte.

 

Cristiano Lugli

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