Protesta
Proteste in tutto il Perù per il costo di cibo, carburante, fertilizzanti: dichiarato lo stato di emergenza
Il Perù è sconvolto da violente proteste sul territorio nazionale innescate la scorsa settimana quando agricoltori e camionisti hanno iniziato uno sciopero di sei giorni nel dipartimento agricolo di Junin per i prezzi elevati di carburante, fertilizzanti e cibo.
I camionisti hanno bloccato le principali autostrade fuori dalla città di Huancayo, la capitale di Junin, sia a est che a ovest, impedendo al cibo di raggiungere la capitale della nazione, Lima, causando carenze e incidendo sulle esportazioni di cibo.
Ora le proteste si stanno verificando a livello nazionale, inclusi scontri con la polizia, atti vandalici e saccheggi di distributori di benzina e mercati alimentari. Diverse persone sono rimaste morte e ferite.
Nella tarda notte di ieri il presidente Pedro Castillo ha dichiarato lo stato di emergenza e il coprifuoco a Lima e nella vicina città portuale di Callao, vietando alle persone di lasciare le loro case a meno che non lavorino nei servizi essenziali. L’esercito è stato anche schierato in diverse parti del paese.
Come sta accadendo in moltissimi Paesi (sviluppati o meno che siano), l’inflazione dei prezzi di cibo, carburante e fertilizzanti è il risultato della crisi globale e dell’impatto delle sanzioni imposte alla Russia.
A marzo di quest’anno, i prezzi in Perù sono aumentati del 6,8% rispetto a marzo 2021 e l’inflazione, nel complesso, sta crescendo al ritmo più veloce degli ultimi 24 anni, secondo Bloomberg.
EIR sostiene che il Perù aveva già raggiunto i limiti della sua tolleranza ben prima che questa situazione attuale esplodesse. La sua popolazione è stata colpita dalla pandemia: «La povertà è diffusa; il 75% della popolazione lavora nel settore “informale”; “le persone non mangiano; non ce la fanno più. La situazione è appena esplosa», ha detto il corrispondente della rivista da Lima.
L’intero Paese è in crisi. Castillo, che ha un indice di approvazione di circa il 30%, è considerato inetto. Recentemente Castillo è riuscito a far infuriare gli scioperanti a Huancayo definendoli agenti pagati e provocatori per poi scusarsi inviando diversi membri del gabinetto a Huancayo per mediare la fine dello sciopero e ha annunciato una revoca «temporanea» delle tasse sul carburante e alcuni prodotti alimentari e un aumento del 10% del salario minimo.
Tuttavia, «con un’inflazione elevata, tutti i piccoli benefici che potrebbero derivare da questi risparmi scompariranno rapidamente» scrive EIR.
I conducenti di autobus hanno denunciato l’aumento dei salari come insufficiente e ieri hanno scioperato. Né ci sono fondi sufficienti nel Tesoro nazionale per pagare le obbligazioni speciali che Castillo ha promesso ai poveri per alleviare gli effetti della povertà, della fame e della disoccupazione.
Camionisti protestano in Italia, in Ispagna, in Perù, ovunque. La popolazione è impoverità, beni essenziali come cibo e benzina hanno costi proibitivi.
Tutto il mondo combatte una medesima battaglia, parrebbe: Paesi lontani e vicini, ricchi e poveri.
Impossibile non pensare che si tratti di un unico grande disegno.
Il collasso sistemico è a portata per ogni Stato-nazione finito macinato dai dogmi neoliberisti e dalle élite politiche ed economiche preparate ed iniettate dai potentati transnazionali.