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Obbligo vaccinale pediatrico, bambini esclusi da scuola in Umbria

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Dopo l’Emilia-Romagna, una controversia riguardo ai vaccini pediatrici è emersa in Umbria, specificatamente nel ternano, con l’esclusione dalla scuola materna di dieci bambini.

 

Il Corriere dell’Umbria, qualche giorno fa, ha riportato il fatto in un articolo che «l’inadempienza vaccinale rispetto a quanto previsto dal decreto legge dell’estate 2017 in merito alle “disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, di malattie infettive e di controversie relative alla somministrazione dei farmaci”» sarebbe «la ragione che ha portato il Comune di Terni a firmare un atto» di sospensione della frequenza di alcuni bambini presso ai servizi educativi comunali.

 

Questa decisione parte dall’aprile scorso, quando con una PEC sono stati avvisati i genitori di adempiere agli obblighi vaccinali per i loro figli. Le raccomandate sarebbero tornate al mittente senza risposta. In base a questa non-risposta il Comune ha dato lo stop ai bimbi in attesa che venisse regolata la loro vaccinazione.

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È importate sottolineare qui che questo stop riguarda le cosiddette «vaccinazioni di base» e non la vaccinazione anti-COVID, come scritto da alcuni frettolosi siti e canali social – riguarda cioè la questione risalente della legge Lorenzin (2017), che rappresenta, tecnicamente, l’unico obbligo vaccinale presente in forma nelle leggi italiane: i bambini non possono andare all’asilo se non vaccinati.

 

Come riportato dalla testata locale, l’assessore alla Scuola e ai Servizi educativi del Comune, Viviana Altamura, ha dichiarato che «si tratta di vaccinazioni che sono obbligatorie per legge, per le quali vengono fatti riscontri incrociati dal Comune con gli uffici dell’Azienza sanitaria locale. Per alcuni bambini questa regolarizzazione non è risultata. Pertanto, il nostro Comune è intervenuto per garantire la sicurezza di tutti, sospendendo la frequenza a questi bambini della scuola d’infanzia comunale».

 

«È un atto dovuto per la tutela di tutti gli altri bambini. Purtroppo comprendo che sia un atto impopolare, ma bisogna rispettare la legge e questo Comune lo fa» ha detto l’assessore. «E bisogna anche creare le condizioni per far rispettare, e rispettare noi per primi, la salute di tutti».

 

L’assessore prosegue spiegando che «mentre nella scuola dell’obbligo statale per garantire il diritto allo studio si emettono sanzioni e si impone la regolarizzazione vaccinale, nel caso della scuola d’infanzia comunale questa tutela non è prevista. Ma i protocolli di legge vanno rispettati. Questi bambini restano sospesi dal servizio educativo comunale finché non sono state adempiute le prescrizioni di legge. E, dai nostri uffici so già che le famiglie stanno provvedendo».

 

Pare di capire che una decina di bimbi «dissidenti» pare siano stati infine vaccinati e quindi hanno potuto riprendere regolarmente la frequenza insieme ai loro compagni fatti regolarmente sierare dai genitori: «A conferma della semplicità di quanto è accaduto il fatto che i bambini in questione sono stati vaccinati e sono rientrati a scuola» racconta ancora l’assessore.

 

«Non c’è nessun allarmismo, nessuna emergenza sanitaria, si tratta solo di far rispettare le leggi, tutto qui. Se c’è un obbligo va assolto» ha dichiarato l’assessore secondo l’edizione umbra de Il Messaggero. «Qui non si parla di discrezionalità dei genitori, non c’entra nulla la presenza dei no-vax, per frequentare la scuola materna in Italia bisogna aver fatto alcuni vaccini, chi non li ha non può frequentare. Sono molto attenta a questo perché io devo proteggere tutti i bambini che frequentano le nostre scuole comunali, devo prendermi cura di tutti loro. Ecco perché ho segnalato la mancanza dei vaccini da parte di alcuni bambini».

 

In Italia sono previsti 10 vaccini obbligatori per i bambini che vanno a scuola. Nonostante la vasta opposizione della popolazione e di qualche politico (come quella dell’onorevole Claudio Borghi, intervistato da Renovatio21 qualche mese fa), prima e dopo la pandemia, la legge Lorenzin resta legge dello Stato Italiano, a cui quindi i bambini devono essere sottomessi.

 

L’emendamento proposto dal Borghi riguardo ai vaccini pediatrici obbligatori – cioè la proposta che di fatto mirava a cancellare la Legge Lorenzin – è stato da poco dichiarato inammissibile dal presidente di commissione Francesco Zaffini (FdI). Sempre il senatore leghista, sulle pagine di Renovatio 21, aveva spiegato nel dettaglio la situazione attuale e tutte le sue contraddizioni.

 

Cercare di scalfire il muro della legge di obbligo al vaccino pediatrico a quanto pare è molto difficile e le istituzioni seguono pedissequamente gli obblighi di legge, anche a costo di discriminare dei poveri minori che, per volere dei propri genitori, non sono stati sottoposti a svariate punture vaccinali.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’ex ministro della salute Beatrice Lorenzin, l’appunto promotrice della legge 119/2017 in materia di vaccinazioni obbligatorie, qualche anno fa commentò positivamente, attraverso il suo profilo Facebook, una sentenza emessa dal tribunale di Trento, intervenuto nei confronti di una madre che non voleva sottoporre il figlio a nessuna vaccinazione:

 

«Questa sentenza esemplare evidenzia ancora una volta che i figli non sono proprietà dei genitori ma, come riconosciuto dalla Carta del Fanciullo, sono titolari di propri diritti incomprimibili e il giudice in un ordinamento moderno e avanzato tutela l’inviolabilità dei diritti in capo al bambino anche di fronte ai genitori».

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Si tratta di questioni giudiziarie emerse varie altre volte rispetto alla vaccinazione COVID di minori, in episodi dolorosi fino all’incomprensibile. È il caso della 14enne per la quale i giudici stabilirono, invocando bizzarramente il presidente Mattarella, la vaccinazione anche contro la sua volontà.

 

Con pochissime eccezioni, nessun politico sembra voler rimettere mano a questa legge, che è definibile come altamente discriminante e, secondo taluni, anticostituzionale.

 

In ballo qui non c’è solo l’episodio di cronaca: è il segno dell’erosione finale della sovranità famigliare – oltre che della sovranità biologica – da parte di uno Stato che, specie dopo la pandemia, non riconosce più diritti al cittadino, divenuto semplice «utente» a cui vanno garantiti «accessi» (memento green pass) alla piattaforma qualora si comporti come gli viene ordinato. Lo stato di diritto è rovesciato, e le Carte costituzionali, quindi, vengono tranquillamente ignorate – questo è, in ultima analisi, il grande dono oscuro lasciato dal biennio pandemico ai Paesi occidentali.

 

Come scritto tante volte da Renovatio 21, se lo Stato diventa piattaforma, la cittadinanza si trasforma in schiavitù. E i primi ad essere colpiti sono, come sempre, i nostri figli.

 

Francesco Rondolini

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