Persecuzioni

Nuovo passo del regime di Kiev verso la messa al bando della Chiesa ortodossa

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Kiev ha compiuto un altro passo verso la messa al bando della Chiesa Ortodossa Ucraina (UOC), dichiarandola ufficialmente legata alla Russia. La sentenza apre la strada alla messa al bando totale della più grande istituzione religiosa del Paese, da parte dei tribunali.

 

Negli ultimi anni, il governo di Volodymyr Zelens’kyj ha preso sempre più di mira la Chiesa Ortodossa Ucraina, una politica che si è inasprita alla luce del conflitto con la Russia. Diverse delle sue chiese sono state sequestrate e sono stati avviati procedimenti penali contro i suoi esponenti.

 

Questa settimana, il Servizio statale ucraino per l’etnopolitica e la libertà di coscienza ha pubblicato una dichiarazione sul suo sito web affermando che la Chiesa ortodossa ucraina è stata ritenuta associata a «un’organizzazione religiosa straniera le cui attività sono vietate in Ucraina».

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Una legge promulgata lo scorso anno consente di vietare le organizzazioni religiose affiliate ai governi che Kiev considera «aggressori». Zelens’kyj ha difeso le misure come necessarie per proteggere «l’indipendenza spirituale» del Paese.

 

La Chiesa ortodossa ucraina (UOC) è di fatto indipendente dalla Chiesa ortodossa russa (ROC) fin dagli anni ’90, ma ha mantenuto il legame canonico.

 

La Chiesa ortodossa ucraina (UOC), che afferma di essere perseguitata dal governo, respinge la decisione, ha dichiarato un rappresentante della chiesa ai media locali, aggiungendo di aver presentato ricorso in tribunale.

 

Il metropolita Onofrio della Chiesa ortodossa ucraina, la cui cittadinanza è stata revocata il mese scorso da Zelens’kyj, si è rifiutato di ottemperare all’ordine del governo di «correggere le violazioni», ha affermato l’agenzia statale.

 

La Chiesa Ortodossa Russa ha sostenuto che vietare la Chiesa Ortodossa Unita costituirebbe una violazione dei diritti religiosi. Anche le Nazioni Unite e le organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno accusato Kiev di abuso e interferenza con la libertà di religione.

 

Il governo ucraino sostiene ufficialmente la Chiesa ortodossa ucraina, fondata nel 2018 ma considerata scismatica dal Patriarcato russo.

 

La proposta avanzata dalla Russia all’Ucraina lo scorso giugno per risolvere il conflitto includeva una clausola che chiedeva la revoca delle restrizioni imposte alla Chiesa Ortodossa Ucraina.

 

l regime Zelens’kyj a inizio 20233 aveva tolto la cittadinanza a sacerdoti della Chiesa Ortodossa d’Ucraina (UOC). Vi era stato quindi un ordine di cacciata dalla cattedrale della Dormizione dell’Abbazia delle Grotte di Kiev proprio per il Natale ortodosso. Una tregua di Natale sul campo di battaglia proposta da Putin era stata sdegnosamente rifiutata da Kiev.

 

La repressione religiosa, nel corso di questi mesi, si è presentata con nuove misure volte a vietare le istituzioni religiose ritenute avere legami con la Russia nel tentativo di salvaguardare «l’indipendenza spirituale» della nazione.

 

Dall’inizio del conflitto tra Mosca e Kiev, le autorità e gli attivisti ucraini hanno sequestrato i luoghi di culto della Chiesa Ortodossa Ucraina e li hanno consegnati alla «Chiesa ortodossa dell’Ucraina», sostenuta dal governo. L’esempio più doloroso è quello dei monaci della Chiesa ortodossa ucraina sono stati sfrattati dal luogo ortodosso più sacro del Paese, la Lavra di Kiev, teatro dell’eroica resistenza dei fedeli e dei religiosi dell’OCU.

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A fine 2023 il Patriarca di tutte le Russie Kirill aveva inviato un appello a papa Francesco, Tawadros II di Alessandria (leader della Chiesa copta ortodossa), all’arcivescovo di Canterbury Justin Welby (leader della Comunione anglicana), all’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e ad altri rappresentanti di organizzazioni internazionali, per chiedere il loro aiuto e porre fine alla persecuzione del vicegerente della Lavra, il metropolita Pavel, poi liberato con una cauzione di circa 820 mila euro.

 

Nello stesso periodo il metropolita Gionata della diocesi di Tulchin è stato condannato a cinque anni di carcere e alla confisca dei beni da un tribunale di Vinnitsa (città centro-occidentale del Paese) per vari presunti reati contro lo Stato ucraino.

 

Il sindaco di Kiev Vitalij Klitschko, recentemente postosi come avversario di Zelens’kyj e forse candidato pure a sostituirlo, ha ordinato mesi fa la chiusura di 74 chiese appartenenti alla Chiesa Ortodossa Ucraina canonica.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Parlamento ucraino ha già approvato una legge che consentirebbe alle autorità di vietare la Chiesa ortodossa ucraina (UOC), che Kiev ha ripetutamente accusato di avere legami con la Russia.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

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