Epidemie
Nostra Signora contro il morbo. «Inutil la scienza / ma vince il pregar»
Secondo la tradizione, Vincenza Pasini, una contadina del paesino di Sovizzo, ebbe un’apparizione della Madonna. Si era all’altezza del 1426, quando la città di Vicenza era funestata dalla peste. Tra il 1347 e il 1480, il morbo morse le maggiori città europee ogni circa 6 o 12 anni accanendosi, in particolare, contro i giovani e i poveri.
In quell’apparizione, e in una successiva del 1428, Nostra Signora chiese la costruzione di una chiesa a lei dedicata. La voce della visione si diffuse, il Comune deliberò la costruzione della chiesetta. Le fonti sono concordi nel dire che dopo l’adempimento della richiesta della Madonna, peste cessò.
L’epidemia è giocoforza un concetto che, fino a poco tempo fa, era sempre centrale nel culto di Nostra Signora di Monte Berico
Nel giugno del 1630 il Consiglio comunale di Vicenza fece una oblazione alla Vergine di Monte Berico domandando «con il più vivo et riverente affetto che sia possibile che interceda alla misericordia divina che ci preservi dalli imminenti pericoli di peste e di guerra che ci sovrastano». Era alle porte la guerra di Mantova e, come avveniva all’epoca, i soldati si portavano dietro la peste, che, come previsto, esplose a Vicenza ad agosto.
Terminò la guerra, e terminò anche quella peste. Il Comune e i frati del luogo, i Servi di Maria, decisero di ampliare la chiesetta, trasformandola in una Basilica imponente.
Quella chiesa è oggi uno dei santuari mariani più visitati d’Italia, d’Europa, del Mondo: la Basilica di Monte Berico.
Sono milioni i pellegrini che vanno a vedere la Madonna di Monte Berico. In fondo alla navata, una statua luminosa della Madre di Dio, adornata da una corona preziosa donata dai vicentini. La Madonna ha un manto sotto il quale si rifugiano alcune piccole figure, dei nani, che stando a quello che si dice rappresenterebbero le corporazioni della città.
Vincenza languiva
oppressa dal mal
la gente periva
di morbo letal
Questi nani rappresentano tutti i fedeli, che si appellano alla protezione superiore dinanzi a disastri e cataclismi, guerre e devastazioni – e, specificatamente, pestilenze.
L’epidemia è giocoforza un concetto che, fino a poco tempo fa, era sempre centrale nel culto di Nostra Signora di Monte Berico.
Al termine di ogni messa, il popolo usa cantare l’«Ave Maria di Monte Berico».
Inutil la scienza
ma vince il pregar
e a Donna Vincenza
la Vergin appar.
Fino a poco tempo fa, le antiche parole del canto – ora cambiate, come tutto nella chiesa residuale – erano di scioccante attualità.
Vincenza languiva
oppressa dal mal
la gente periva
di morbo letal
Inutil la scienza
ma vince il pregar
e a Donna Vincenza
la Vergin appar.
La chiesa un tempo sapeva davvero vivere e creare nell’eterno
Sentire cantare di «morbo letal» oggi, il lettore capirà, indica quanto la chiesa un tempo sapesse davvero vivere e creare nell’eterno.
E poi, nei versi «Inutil la scienza / ma vince il pregar» è racchiusa una saggezza incontrovertibile, che sbalordisce: tanti, tanti anni fa avevano già capito tutto. Avevano compreso che di fronte alla catastrofe, la scienza non può nulla. La scienza, che non evita il disastro, alla fine ne esce diminuita.
La preghiera sopravvive, perché se la vita continua continua anche la Fede – la fede nella scienza, come ci sta accadendo ora, non proprio
La preghiera invece, «vince».
La preghiera sopravvive, perché se la vita continua continua anche la Fede – la fede nella scienza, come ci sta accadendo ora, non proprio.
La chiesa di oggi lo ha dimenticato. I suoi canti antichi, ed alcuni fedeli viventi, invece no.