Persecuzioni
Niger, un terzo dei cattolici è fuggito dai propri villaggi
In questo paese senza sbocco sul mare, confinante con l’Algeria e la Libia a nord, il Mali e il Burkina Faso a ovest, il Ciad a est e la Nigeria e il Benin a sud, che da due anni sta attraversando una grave crisi politica, istituzionale ed economica, povertà, terrorismo e violenza sembrano precipitare in una spirale senza fine.
Due anni fa, il 26 luglio 2023, il Niger ha subito un colpo di stato militare: il presidente è stato arrestato dalla guardia presidenziale, poi deposto, e le istituzioni politiche e la Costituzione sono state sospese. Il Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria (CNSP) ha preso il potere.
Il capo della guardia presidenziale si è quindi autoproclamato capo di Stato. Il 7 agosto 2023, i golpisti hanno annunciato di aver nominato Ali Lamine Zeine Primo Ministro di transizione. La Costituzione e l’Assemblea Nazionale, tuttavia, rimangono sospese. La situazione persiste ancora oggi.
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La testimonianza di Padre Mauro Armanino, membro della Società per le Missioni Africane, è schiacciante. Ha rilasciato un’intervista a Vatican News da Niamey, la capitale del Paese, dove si trova dal 2011. Dipinge un quadro di speranza infranta, evaporata come neve al sole.
«Nonostante il cambio di potere che prometteva rinnovamento e rinascita, povertà e terrorismo continuano a crescere». Padre Armanino vede un Paese pericolosamente diviso: «Non solo perché gli interessi dei sostenitori del vecchio regime sono più vivi che mai, ma soprattutto perché i partiti politici sono stati sospesi. E questo non piace a tutti».
I jihadisti, che seminano morte e distruzione con i loro attacchi, contribuiscono ad approfondire le divisioni. Ma i terroristi non usano solo le bombe: «c’è l’occupazione sfrenata del territorio, c’è il loro traffico illecito. Tutto si svolge in una dimensione in cui i confini tra ideologia, religione e criminalità si confondono, quasi scomparendo».
L’economia è crollata, con tagli al bilancio statale per miliardi di dollari. Gli aiuti internazionali sono scomparsi. Padre Armanino commenta: «è una catastrofe. La colpa è delle severe sanzioni imposte dai Paesi dell’Africa occidentale e della chiusura delle frontiere, come quella con il Benin, una vera boccata d’ossigeno per l’economia del Niger».
«Ma anche l’espulsione di un gran numero di ONG, con il pretesto di collusione con paesi stranieri o terroristi, ha avuto un pesante impatto. Nel frattempo, la popolazione sta soffrendo. Molti hanno perso il lavoro nelle organizzazioni di cooperazione internazionale o nelle ambasciate che hanno chiuso i battenti».
Prima del colpo di Stato, più di due milioni di persone erano minacciate dalla carestia e 450.000 bambini soffrivano di malnutrizione acuta; oggi le cifre sono in aumento. È una questione di sopravvivenza, spiega il missionario. «Un catechista che vive a pochi chilometri dalla capitale mi ha detto che nessuno può uscire dalla sua città per procurarsi il cibo perché è completamente circondata da uomini armati. Lo stesso vale per altre zone limitrofe».
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La Chiesa in grande difficoltà
La Chiesa cattolica sta soffrendo molto. I sacerdoti non possono risiedere in alcune zone dell’arcidiocesi di Niamey. Migliaia di cattolici si sono «trasferiti e i villaggi si sono svuotati. La Chiesa è diventata ancora più fragile: purtroppo» c’è poco che possa fare. I cristiani stanno fuggendo verso luoghi più sicuri.
«Essere costretti ad abbandonare la propria terra è per loro molto umiliante. Sono contadini abituati a provvedere ai propri bisogni: oggi, essere aiutati sporadicamente come sfollati sembra loro degradante. Per questo alcuni, quando possono, tornano ai loro villaggi, anche a rischio della vita».
Padre Armanino stima che circa 15.000 fedeli, su un totale di 50.000 in tutto il Niger, abbiano dovuto abbandonare i loro villaggi. A Niamey rimangono solo sette o otto parrocchie, mentre la maggior parte dei fedeli viveva in zone rurali. Oggi queste zone sono sotto attacco da parte dei terroristi: è un duro colpo al cuore di tutta la Chiesa locale.
Il missionario non esita a puntare il dito contro il leader di un Niger devastato: «l’Occidente. Ha puntato tutto sugli aiuti, chiudendo un occhio su quanto stava accadendo”. Oggi paghiamo il prezzo di molti anni di ambiguità; raccogliamo i frutti di un sistema giudiziario che ha applicato doppi standard. Forti con i deboli e deboli con i forti».
Articolo previamente apparso su FSSPX
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Immagine di NigerTZai via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International