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Mons. Viganò: la religione conciliare e la messa «Novus Horror»

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò chiosa con un post su Twitter le recenti dichiarazioni del cardinale americano Cupich, il quale, lodando le restrizione alla Santa Messa tradizionale che dilagano in tutto il mondo, ha dichiarato che senza il Novus Ordo, ossia la «nostra celebrazione della liturgia riformata, rischiamo di impoverire lo stile di vita cristiano e la vita dell’intera Chiesa».

 

«Cupich ha perfettamente ragione: la religione conciliare della chiesa bergogliana trova la sua espressione orante nella liturgia riformata» scrive monsignor Viganò.

 

«La Messa tradizionale è invece espressione orante della dottrina cattolica, e il solo fatto di permetterne la celebrazione mostra l’abisso che separa la Chiesa di Cristo dalla sua contraffazione».

 

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«Chi propone un prodotto scadente (il Novus Horror) non tollera che vi siano termini di paragone e continua ad imporre ai fedeli un rito adulterato con l’inganno o con l’abuso dell’autorità».

 

«I sacerdoti dovrebbero aver compreso che la chiesa sinodale bergogliana si regge sulla menzogna e sulla tirannide».

 

Come riportato da Renovatio 21, monsignor Viganò in passato ha dichiarato che «chi impedisce la Messa tridentina lo fa per motivi malvagi».

 

«Fu un abuso l’abolizione della Messa apostolica da parte di Paolo VI per sostituirla con una sua contraffazione redatta da eretici, ed è un abuso la vanificazione di Summorum Pontificum da parte di Bergoglio: non a caso entrambi sono parte di una «chiesa conciliare» in rottura con la Chiesa Cattolica; una “chiesa” autoreferenziale, staccata dalla Sacra Tradizione, con propri “santi”, propri riti, propria dottrina e propria morale, tutti in netto contrasto con i Santi, i Riti, la Dottrina e la Morale della Chiesa di Cristo».

 

«Chiunque impedisca la celebrazione della Messa tridentina lo fa indefettibilmente per motivi malvagi. Mai nessuno, nella storia della Chiesa, ha osato vietare la celebrazione del Santo Sacrificio in una forma particolare, adducendo la motivazione che esso non esprimeva una nuova ecclesiologia: perché se così avesse fatto, avrebbe implicitamente riconosciuto una nuova impostazione dottrinale in contrasto con quella della Messa, cosa del tutto inaccettabile e inconcepibile per un Cattolico».

 

«Se dunque vi è un’eterogeneità della Messa di San Pio V rispetto alla religione imposta dalla “chiesa conciliare”, è questa che si pone fuori dalla Chiesa, e non chi, nulla mutando, vuole difendere un rito che ha forgiato e forgia tuttora la santità dei fedeli e dei sacerdoti».

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Immagine di Jzsj via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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