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Meno di un francese su due crede in Dio

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Il numero dei credenti francesi in Dio continua a diminuire. Secondo un sondaggio condotto da Ifop e pubblicato da Sud-Radio in occasione delle festività pasquali, il 56% degli intervistati afferma di non credere più in Dio. L’ateismo è cresciuto soprattutto tra i più giovani.

 

«Quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?» Nell’immediato, non in Francia, se si crede al sondaggio realizzato da Ifop per le vacanze di Pasqua.

 

Alla domanda Credi personalmente in Dio?, la maggioranza del 56% ha risposto no e il 44% sì. Abbiamo osservato un rapido declino del livello di convinzione nel tempo: per la cronaca, nel 2011, la maggioranza degli intervistati ha ancora risposto affermativamente al 56%. E il 66% credeva in Dio nel 1947, una notevole perdita di 22 punti in meno di 80 anni.

 

Vediamo di sfuggita che i 18-24enni sono quelli che credono di meno in Dio: solo il 36% dei giovani in questa fascia di età crede che Dio esista. Per i 25-34enni la percentuale sale al 47% e per i 50-64enni il dato è del 50%.

 

Troviamo anche che la fede in Dio varia a seconda del reddito. La maggioranza dei credenti appartiene alla piccola borghesia (48%), mentre l’ateismo o l’indifferentismo si riscontra maggiormente tra le categorie più abbienti (40%), ma anche tra i meno istruiti che sono i più poveri (39%).

 

In termini di colore politico, non sorprende vedere che i sostenitori di La France insoumise (LFI) e Europe Ecologie Les Verts (EELV) hanno il tasso più basso di persone che affermano di credere in Dio (42% e 31%). In confronto, il 69% dei sostenitori dei repubblicani (LR) afferma di credere in Dio.

 

La religione non è più realmente un argomento di interesse in Francia nel 2023: il 39% dei francesi afferma di parlare della propria religione o di argomenti relativi alle religioni «spesso o di tanto in tanto» con la propria famiglia, rispetto al 58% di novembre 2009, una diminuzione di 19 punti; e il 32% con i propri amici, rispetto al 49% del 2009, un calo di 17 punti in quasi 20 anni.

 

L’indifferentismo ha conquistato anche le menti delle persone: quasi un francese su due (52%) crede che tutte le religioni siano uguali, anche se il messaggio e i valori del cristianesimo sono ancora attuali (48%) e che le religioni possono contribuire positivamente ai grandi dibattiti sociali come bioetica (47%).

 

È anche interessante notare che la fede in Dio è nettamente più forte nell’area urbana parigina (59%) che nelle comunità rurali (37%), mentre le comunità urbane provinciali (43%) sono vicine alla media nazionale: siamo si vede l’impronta dell’immigrazione di origine musulmana, più urbana e meno secolarizzata di quella francese presente da tempo sul nostro suolo?

 

Infine, l’indagine evidenzia anche che solo una minoranza dei francesi (32%) dichiara che l’Islam è compatibile con i valori della società francese, una cifra che sale al 63% tra coloro che sono vicini a La France Insoumise – da qui il suo orientamento islamo-goscista – contro 25% tra i simpatizzanti dei Républicains e 14% tra i simpatizzanti del Rasemblement National [ex Front National fondato e diretto dalla famiglia Le Pen, ndt].

 

Papa Giovanni Paolo II iniziò il suo discorso ai francesi, durante la sua prima visita in Francia nel 1980 chiedendo: «Francia, figlia primogenita della Chiesa, cosa ne hai fatto delle promesse del tuo battesimo?»

 

Quasi mezzo secolo dopo, la constatazione è la stessa, o peggio, con una preoccupante perdita di punti di riferimento – soprattutto etici – che apre la strada a tutti gli eccessi morali e politici.

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

 

 

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