Epidemie

L’OMS accantona improvvisamente i piani per la nuova indagine sulle origini del COVID-19

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha accantonato il suo piano per la seconda fase di uno studio sulle origini del virus. Lo riporta la prestigiosa rivista scientifica Nature.

 

 

Nel gennaio 2021, un anno dopo l’epidemia iniziale, l’OMS aveva inviato un team internazionale di scienziati e medici di varie discipline a Wuhan, dove hanno lavorato con esperti cinesi per esaminare le prove sul virus.

 

Questa prima indagine aveva prodotto un rapporto che generava solo più domande. Era patente il conflitto di interessi di uno degli inviati OMS accettati, dopo un lungo tira e molla, dalla Cina: Peter Daszak, che all’Istituto di Virologia di Wuhan aveva lavorato nella manipolazione genetica dei coronavirus con la sua ONG EcoHealth Alliance, ente recipienti dei milioni di finanziamento degli enti sanitari americani di Fauci.

 

All’Istituto di Virologia di Wuhan il team di inviati era rimasto grottescamente solo poche ore.

 

Più tardi, alcuni degli inviati OMS – ente criticato per episodi di imbarazzante sudditanza nei confronti di Pechino –avrebbero ammesso che la Cina ordinava cosa scrivere.

 

In risposta a polemiche oramai incontenibili, l’agenzia delle Nazioni Unite nel luglio 2021 aveva annunciato un piano per un’indagine di seconda fase più ampia. Nello specifico, ha promesso di trovare e rivedere più dati su «laboratori e istituti di ricerca rilevanti» a Wuhan, nonché dati sugli animali selvatici venduti nei mercati di animali vivi della città alla fine del 2019, per capire meglio se è più probabile che la pandemia abbia avuto inizio con il contatto tra uomo animale infetto o da una fuga dal laboratorio.

 

L’indagine proposta tuttavia non si è mai materializzata.

 

La dottoressa Maria Van Kerkhove, epidemiologa dell’OMS a Ginevra, in Svizzera, ha dichiarato a Nature che il piano «è cambiato».

 

«Non esiste una fase due», ha detto la Van Kerkhove alla prestigiosissima rivista scientifica Nature. «La politica in tutto il mondo di questo ha davvero ostacolato i progressi nella comprensione delle origini» del coronavirus, ha asserito.

 

Apprendiamo quindi che in risposta alla richiesta della testata americana Epoch Times di ulteriori commenti, un portavoce della Van Kerkhove avrebbe detto che l’articolo di Nature era «sbagliato» e che sarebbe stato chiesto alla grande pubblicazione  scientifica di correggerlo. Al momento Nature non sembra aver corretto nulla.

 

Pochi giorni dopo che l’OMS ha proposto un’indagine di seconda fase, il regime di Pechino aveva organizzato una controffensiva, sostenendo che l’ipotesi della violazione del laboratorio non dovrebbe nemmeno essere discussa, figuriamoci essere al centro di ulteriori controlli.

 

La proposta, secondo il vice ministro della Commissione sanitaria nazionale cinese, Zeng Yixin, «non rispettava il buon senso e violava la scienza». Lo Zeng anche insistito sul fatto che non esisteva alcun «virus artificiale» all’Istituto di Virologia di Wuhano, né l’istituto aveva mai condotto esperimenti di guadagno di funzione sul nuovo coronavirus.

 

«È impossibile per noi accettare un tale piano di tracciamento dell’origine», aveva detto Zeng. «Siamo contrari alla politicizzazione del lavoro di tracciamento».

 

I commenti di Zeng avevano spinto Washington a denunciare il comportamento di Pechino come «pericoloso» e «irresponsabile». «Siamo profondamente delusi», aveva detto l’allora addetta stampa della Casa Bianca Jen Psaki. «La loro posizione è irresponsabile e, francamente, pericolosa. Non è il momento di fare ostruzionismo».

 

Tra le tensioni tra Cina e Stati Uniti, l’OMS stava ancora cercando di «impegnarsi direttamente» con i funzionari cinesi e cercando di stabilire collaborazioni con scienziati cinesi, secondo la Van Kerkhove. «Vogliamo davvero, davvero poter lavorare con i nostri colleghi lì», avrebbe dichiarato a Nature. «È davvero una profonda frustrazione».

 

L’ipotesi della fuga dal laboratorio, dapprima stigmatizzata come teoria del complotto passibile di essere derisa e censurata su media e soprattutto social media, ora mainstream, con l’OMS e il suo direttore Tedros a dichiararla «possibile» nel 2022 (alla buon’ora…)

 

Il laboratorio potrebbe essere stato implicato in ricerche militari. Ciò porterebbe a pensare che il COVID possa essere il risultato di esperimenti per un’arma biologica nei quali fosse tuttavia coinvolto anche il governo USA.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Cina è pronta a costruire almeno altri 30 laboratori simili nei prossimi anni.

 

 

 

 

 

 

Immagine di AustroHungarian1867 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

 

 

 

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