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L’oligarchia eurocratica in lutto per la caduta di Draghi. Cominciano le minacce?

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È inutile nascondere che la caduta di Draghi, sia pure forse solo temporanea, sia un intoppo per l’establishment.

 

Chi sta piangendo per la caduta di Draghi, oltre ai vari capetti visibili dello Stato-partito?

 

Possiamo guardare anche all’estero. Il lutto scavalca le Alpi e si trasforma in minaccia.

 

Un articolo del quotidiano francese Le Monde racconta come il governo Draghi sia stato uno strumento per portare avanti l’agenda europea. Ora, con la caduta dell’ex padrone dell’Eurotorre di Francoforte, l’intera UE è a rischio.

 

«Destabilizzante per l’eurozona, la crisi politica italiana è destabilizzante anche per l’Unione», scrive Le Monde. Quella UE «che proprio in questo momento sta attuando uno storico piano di risanamento finanziato da un debito comune. La capacità di Mario Draghi di riformare lo Stato italiano e utilizzare i fondi europei per rilanciare l’economia è stata vista, soprattutto a Berlino, come una prova della validità di questa solidarietà europea».

 

La gazzetta francese non ha torto: ci siamo sempre chiesti, per esempio, come mai a capo della BCE i tedeschi avessero accettato Draghi: stavano cioè dando ad un italiano un ruolo in cui mai un tedesco dovrebbe volere una «cicala» della penisola. Ora magari capiamo meglio…

 

È tutto il triangolone principale dell’Unione Europea che sta tremando, quindi.

 

«Le sue dimissioni, in un momento in cui altri due pilastri dell’UE sono indeboliti – il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron, il primo per le conseguenze dell’aggressione russa in Ucraina, il secondo per la perdita della maggioranza parlamentare – sono un grave shock per il consolidamento dell’Unione, della sua leadership e della sua coesione sulla scena internazionale».

 

Non manca, nel giornale parigino goscistoide, l’attacco al babau dell’eurooligarcato  atlantico, il presidente della Federazione Russa Vladimir Vladimirovic Putin.

 

«Lo scioglimento della coalizione di governo mette a nudo le estreme tensioni che l’Italia sta vivendo nei suoi rapporti con la Russia. Dopo aver imposto una ferma politica sanzionatoria a Mosca, Mario Draghi si è scontrato con le posizioni filo-russe dei suoi alleati, in particolare Lega e Forza Italia, e parte della comunità imprenditoriale».

 

Proprio così: come scritto su Renovatio 21, con Berlusconi, Salvini e il mondo imprenditoriale in crisi economica e financo energetica in cerca di un naturale rientro della questione russa, le elezioni italiane del 25 settembre si possono ridurre, in ogni caso, ad un referendum pro o contro Putin.

 

«Il possibile ritorno al potere, nel mezzo delle preoccupazioni per le riserve energetiche nel periodo che precede l’inverno, di queste formazioni che in passato sono state molto conformi a Vladimir Putin sarebbe uno sconvolgimento politico» nota Le Monde.

 

L’articolo si conclude con un appello alla UE «ad agire diplomaticamente per evitare questo scenario da incubo». Cosa questo significhi, non lo capiamo bene.

 

Si tratta di una minaccia?

 

Ricattare ulteriormente la politica italiana, come nel 2011 con lo spread per imporre Mario Monti e caterve di immigrati?

 

Significa attuare una costrizione sulla sovranità politica dell’Italia prima o dopo le elezioni?

 

 

 

 

Immagine di Universidad de Deusto via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0); immagine modificata

 

 

 

 

 

 

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