Paternità

L’Epidemia degli orfani di padre

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Negli USA si comincia a parlare di una nuova epidemia che pare infettare gravemente il tessuto sociale del Paese: la chiamano fatherless epidemic, l’epidemia degli orfani di padre.

 

Mike Rowe, meglio conosciuto come il conduttore della serie di Discovery Channel Dirty Jobs, lo scorso martedì ha scritto su Facebook sull’«epidemia di orfani di padre» che «colpisce ogni livello della società». Molti siti internet hanno ripreso il suo sfogo.

Negli USA si comincia a parlare di una nuova epidemia che pare infettare gravemente il tessuto sociale del Paese: la chiamano fatherless epidemic, l’epidemia degli orfani di padre

 

«Un paio di anni fa, quando Angelina Jolie e Brad Pitt avevano divorziato, Jolie aveva detto: “Non mi è mai passato per la mente che mio figlio avrebbe avuto bisogno di un padre» ricorda Rowe.

 

«Sono rimasto colpito dal suo commento, e ricordo di essermi chiesto quanti altri americani avrebbero potuto condividere il suo punto di vista. A quel tempo, non ne pensavo molti. Ma oggi sono convinto che il numero sia significativo. Sono anche stupito di quanto rapidamente la paternità sia caduta in disgrazia. Riesci a immaginare una celebrità – o chiunque altro – mentre dice una cosa del genere solo venti anni fa?».

 

Discutendo  di un programma anti-bullismo per la sua serie web Returning the Favour, Rowe ha considerato la connessione tra i tassi di bambini senza padre e mali della società come bullismo, scarso rendimento scolastico, senzatetto, suicidio e violenza.

 

Provengono da case senza padre:
Il 63% dei giovani suicidi (5 volte la media).
Il 90% di tutti i senzatetto e i bambini scappati di casa (32 volte la media).
L’85% di tutti i bambini che mostrano disturbi del comportamento (20 volte la media).
L’80% degli stupratori (14 volte la media).
Il 71% di tutti coloro che abbandonano le scuole superiori (9 volte la media).
Il 43% dei bambini statunitensi

Citando le statistiche, Rowe ha sostenuto nel post di Facebook che i bambini, in particolare i giovani, che crescono nelle case senza un padre sono in netto svantaggio.

 

I fatti sembrano abbastanza chiari:

Il 63% dei suicidi giovanili proviene da case senza padre – 5 volte la media. (US Department of Health / Census)
Il 90% di tutti i senzatetto e i bambini scappati provengono da case senza padre – 32 volte la media.
L’85% di tutti i bambini che mostrano disturbi del comportamento provengono da case senza padre – 20 volte la media. (Center for Disease Control)
L’80% degli stupratori con problemi di rabbia proviene da case senza padre – 14 volte la media. (Justice & Behaviour, Vol 14, pag 403-26)
Il 71% di coloro che abbandonano le scuole superiori proviene da case senza padre – 9 volte la media. (Rapporto della National Principals Association)
Il 43% dei bambini statunitensi vive senza il padre (Dipartimento del Censimento degli Stati Uniti)

 

Rowe ha osservato che, come il bullismo, la maggior parte delle sparatorie a scuola sono perpetrate da individui provenienti da case senza padre.

 

«È davvero così sorprendente apprendere che la maggior parte dei bulli proviene anche da case senza padre?» si chiede Rowe.

«È sorprendente che sia senza padre la maggior parte degli high school shooters [gli stragisti da scuola superiore, ndr] ? È sorprendente che lo sia la maggior parte degli stragisti maschi più anziani?».

 

Rowe ammette che l’argomento è controverso e probabilmente non gli farà guadagnare molti fan tra coloro che cercano una soluzione unidimensionale ai problemi che affliggono i giovani uomini.

 

«So che questo è controverso» scrive. “Mi dispiace iniettare un ingrediente scomodo in un post su uno spettacolo di benessere, ma penso sia importante considerare la possibilità che questa cosa che ci piace chiamare “un’epidemia di bullismo” sia davvero una fatherlessness epidemic, un’epidemia di paternità mancante».

È davvero così sorprendente apprendere che la maggior parte dei bulli proviene anche da case senza padre?

 

Rowe ha anche sottolineato il fatto che la società e i social media forniscono ai maschi, indipendentemente dall’età, un messaggio contorto e conflittuale sulla mascolinità.

 

«È ragionevole concludere che la nostra società sta inviando un messaggio agli uomini di tutte le età che è decisamente ambiguo», ha scritto la Rowe. «Da un lato, stiamo dicendo loro di “fare i duri” ogni volta che il gioco si fa duro, dall’altro condanniamo un clima di” mascolinità tossica” ad ogni piè sospinto».

 

Rowe sostiene che è abbastanza difficile per i giovani uomini con una stabile struttura di supporto familiare distinguere ciò che vuole da loro la società, per non parlare di quelli senza una figura paterna presente.

I bambini sono gli stessi ora come lo erano cento anni fa: petulanti, coraggiosi, arroganti, sinceri, spaventati. Sono i genitori che hanno messo la propria felicità al di sopra dei migliori interessi dei propri figli

 

«Se questo ti confonde, immagina di essere un ragazzo di 14 anni senza una figura paterna che ti aiuti a dare un senso a tutto questo».

 

Rowe non ha smentito la serietà del bullismo, ma ha tentato di dipingerlo come un sintomo della disintegrazione delle strutture di supporto familiare. Ha criticato gli sforzi per incolpare dei mali della società i social media, il libero accesso alle armi o deviazioni genetiche, sostenendo che tali scuse servono solo a mascherare il problema in questione.

 

«La crisi del bullismo è reale, ma la causa principale non ha nulla a che fare con i videogiochi, le armi, i social media, il rock and roll, o le bevande zuccherate, o qualsiasi altro babau attualmente di moda» dice la Rowe. «Né è una funzione di qualche nuovo cromosoma dei bambini che diventano maggiorenni».

 

Rowe dice che i bambini delle generazioni recenti non sono radicalmente diversi da quelli che li hanno preceduti; piuttosto sono «i genitori che sono cambiati».

 

«I bambini sono gli stessi ora come lo erano cento anni fa: petulanti, coraggiosi, arroganti, sinceri, spaventati», ha scritto. «Sono i genitori che hanno messo la propria felicità al di sopra dei migliori interessi dei propri figli».

Questa abdicazione della responsabilità, viene da pensare, è lampante nel caso dei vaccini: genitori che affidano ciecamente allo Stato la cosa più preziosa che hanno, la salute della loro prole.

 

Tale sentimento è stato il risultato, ha affermato la Rowe, in una generazione di genitori che ha abdicato alle proprie responsabilità di allevare bambini ben adattati, optando invece per consentire alla comunità di svolgere un ruolo sempre crescente.

 

«Sono i genitori che credono davvero che “la comunità” possa crescere i loro figli» scrive Rowe. «Quando invece “la comunità” è profondamente incapace di fare qualcosa del genere».

 

Questa abdicazione della responsabilità, viene da pensare, è lampante nel caso dei vaccini: genitori che affidano ciecamente allo Stato la cosa più preziosa che hanno, la salute della loro prole.

Al contempo, non possiamo non pensare che proprio la questione vaccinale in Italia denota lo stesso problema: la mancanza di qualcuno che voglia proteggere la propria famiglia davanti non solo a leggi ingiuste, ma a pericoli esiziali.

La mancanza di veri padri.

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