Geopolitica

Lavrov contro la dottrina Brzezinski

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In un incontro a Mosca per un concorso annuale di management il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha nominato la dottrina anti-russa di Zbigniew Brzezinski come il centro della crisi che il mondo deve affrontare.

 

Lavrov ha quindi domandato un approccio completamente diverso alle relazioni internazionali

 

Il conflitto in Ucraina non riguarda l’Ucraina, sostiene Lavrov, ma «il risultato finale di una politica che l’Occidente ha portato avanti dall’inizio degli anni ’90», quando la Russia ha chiarito che non era «docile» e insisteva per avere voce in capitolo negli affari mondiali e sviluppandosi in modo indipendente, ha affermato Lavrov.

 

«L’Occidente non voleva una cooperazione paritaria e, come possiamo vedere ora, è rimasto fedele alla “volontà e all’eredità” di Zbigniew Brzezinski che ha affermato che l’Ucraina non dovrebbe essere autorizzata a schierarsi con la Russia. Con l’Ucraina, la Russia è una grande potenza, mentre senza l’Ucraina è un attore regionale. Capiamo che questa è una mera esagerazione. Ma si adatta comunque alla filosofia e alla mentalità dei leader occidentali. Nessuno sforzo è stato lesinato per trasformare l’Ucraina in uno strumento per contenere la Russia. In un “anti-Russia”, come ha detto il presidente Putin…».

 

Un partecipante ha quindi che la Russia dovrebbe «fare lo stesso gioco» degli altri Paesi per creare un’area eurasiatica di pace, giustizia e sicurezza garantita dall’arsenale nucleare russo. Lavrov ha rifiutato qualsiasi approccio simile a quello di Brzezinski alla pace mondiale:

 

«Non lo chiamerei un gioco nel senso implicito dei termini di Zbigniew Brzezinski “Grande gioco” e “Grande scacchiera”. Partiamo dal presupposto che i nostri amici sono persone, stati e partiti politici che sono nostri pari. A differenza delle organizzazioni occidentali, dove c’è poca democrazia».

 

«Quello che vogliamo è un mondo equo, libero da guerre, progetti aggressivi o tentativi di mettere un paese contro un altro. Equo è anche il modo in cui vediamo il posto della Russia nel mondo».

 

«Quello che vogliamo è discutere di come vivere su questo pianeta in futuro. Si sono accumulati troppi problemi e le istituzioni esistenti non sono state in grado di risolverli. Questo è il succo dell’iniziativa del presidente russo Vladimir Putin avanzata due anni fa per convocare un vertice dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU» ha detto Lavrov.

 

Zbig Brzezhinski, lo stratega cui dobbiamo la guerra in Afghanistan contro l’URSS – che si trasformò successivamente nel regime talebano e nel terrorismo internazionale, era di origine polacca. La sua era una nobile famiglia di Ternopoli, oggi città ucraina non lontana dal confine polacco e ungherese.

 

Come tanti altri falchi antirussi sembra esserci qualcosa di personale, di famigliare, nell’odio contro la Russia: praticamente tutti i neocon vengono da famiglie ebraiche scappate dalle terre degli zar per cercare fortuna oltre Atlantico.

 

Una russofobia ereditaria, genetica. La figlia di Brzezinski è anchorwoman TV, anti-trumpiana di ferro, ovviamente, e anti-Putin. Gli altri figli sono Ian, consulente militare e geopolitico del governo USA, e Mark, ambasciatore USA a Varsavia.

 

A Brzezinski si deve la teorizzazione del sino-soviet split, ossia della separazione di URSS e Cina. Oggi, tuttavia, l’America si è spinta in direzione contraria, unificando le due superpotenze atomiche e produttive del continente eurasiatico.

 

 

 

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