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L’Argentina elegge Milei

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L’economista libertario Javier Milei è stato eletto domenica come prossimo presidente dell’Argentina.

 

Con l’86,59% dei voti scrutinati, Milei con la sua coalizione Juntos por el Cambio («Uniti per il cambiamento») ha vinto con quasi il 56%, mentre il suo rivale al ballottaggio, il ministro dell’Economia Sergio Massa, ha ottenuto il 44%.

 

Prima che venissero annunciati i risultati ufficiali, il peronista Massa ha ammesso la sconfitta in un discorso. «I risultati non sono quelli che ci aspettavamo e ho contattato Javier Milei per congratularmi con lui e augurargli buona fortuna», ha detto Massa, considerato l’uomo dell’establishment, ringraziando i suoi sostenitori.

 

«Sono un uomo democratico e non apprezzo altro che il verdetto del popolo. Sono fiducioso che domani potremo iniziare a lavorare con Javier Milei per garantire una transizione ordinata», ha scritto il presidente Alberto Fernandez su Twitter.

 

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Milei, un 53enne autodefinitosi «anarco-capitalista» seguace degli economisti ultraliberali della scuola di Chicago (i suoi cani, prodotti con un’operazione di clonazione negli USA, portano i loro nomi: (Murray Rothbard, Milton Friedman, Robert Lucas), è stato paragonato all’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump a causa della sua personalità a volte sfacciata ed eccentrica.

 

Durante la sua campagna, Milei ha fatto diverse proposte radicali, tra cui l’abolizione della Banca Centrale del paese e lo scambio del peso argentino con il dollaro statunitense come valuta ufficiale del paese. Ha anche sostenuto i tagli alla spesa pubblica come un modo per risanare l’economia.

 

La sua opposizione all’aborto e il suo disprezzo totale per il concittadino papa Bergoglio sono emerse negli anni e spiegate in una lunga intervista concessa al giornalista televisivo americano Tucker Carlson che ha avuto quasi mezzi miliardo di visualizzazioni. Nell’intervista annunciava anche la sua volontà di rompere i rapporti con Paesi «socialisti» come Cina, Cuba, Venezuela,

 

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La vittoria è stata salutata anche da Elon Musk che su Twitter ha commentato che la per l’Argentina seguirà «la prosperità».

 

 

I libertari in genere vedono l’attività del governo come un’invasione della libertà individuale e sostengono un approccio di libero mercato abbinato a tasse molto più basse e spesa sociale scarsa o nulla.

 

Gli elettori argentini sono frustrati dalla crisi del costo della vita e dall’inflazione a tre cifre che durante l’estate ha raggiunto il livello più alto dall’inizio degli anni Novanta – ha raggiunto il 143%.

 

Un outsider politico, Milei ha costruito il suo fascino sulle promesse di rilanciare l’economia, mentre l’Argentina è sulla buona strada per scivolare in recessione per la sesta volta in un decennio.

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Lo stile non convenzionale del professore di economia divenuto politico passando per i talk show TV contiene, oltre che capigliatura fine anni Sessanta (è front man in un gruppo che suona cover dei Rolling Stones), anche insulti e opposizione radicale alla classe politica radicatasi in Argentina in un secolo e oltre.

 

 

Milei considera il cambiamento climatico una «menzogna socialista».

 

Brandendo una motosega durante la campagna elettorale, l’ex portiere di calcio ha promesso di tagliare la spesa pubblica in un Paese fortemente dipendente dai sussidi governativi. Si è impegnato a dollarizzare l’economia, a chiudere la banca centrale e a tagliare il numero dei ministeri da 18 a 8.

 

Particolare non privo di significato in questo momento storico, il Milei ha annunciato di volersi convertire all’ebraismo, religione ben presente a Buenos Aires, che è la quarta città più ebraica del pianeta. Secondo la stampa, tale volontà sarebbe da ascrivere all’influenza che avrebbe su di lui il suo consigliere, un rabbino di nome Axel Wahnish. I giornali hanno parlato di sue frequentazioni con medium e spiritisti.

 

Come riportato da Renovatio 21, al primo turno Milei non aveva sfondato come qualcuno si attendeva. Al contempo, c’è ora da fare una bella analisi anche in Argentina sull’irrilevanza del voto cattolico: il Paese ha appena eletto che si oppone al papa accusandolo di «stare dalla parte delle dittature sanguinarie».

 

Il presidente eletto ha fatto sapere in questi mesi che intende indire un referendum per rendere di nuovo illegale l’aborto.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia; modificata

 

 

 

 

 

 

 

 

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